Da morto lo hanno ammesso: Silvio non riciclava soldi della Mafia

La Cassazione ha chiuso definitivamente il caso Berlusconi-Dell’Utri, dichiarando l'assenza di prove di legami con Cosa Nostra. Si chiude un capitolo controverso. Che - almeno da morto - dà ragione a quanto diceva Silvio

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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La sentenza è definitiva. E, come ogni decisione della Corte di Cassazione, non è solo un verdetto: è una pietra tombale. Scolpisce la verità giuridica nei codici e di riflesso anche nella memoria storica del Paese. Così, con una pronuncia che non lascia spazio a interpretazioni, la Suprema Corte ha chiuso il lungo e discusso capitolo su Silvio Berlusconi, Marcello Dell’Utri e l’ipotetico legame con Cosa Nostra.

Fine della storia: nessuna prova, nessun patto, nessun silenzio comprato con bonifici e riconoscenze. Solo una lunga amicizia e tanti, tantissimi processi.

La sede della Cassazione

La procura generale di Palermo, che chiedeva la sorveglianza speciale e la confisca dei beni, ha visto respinto il suo ricorso. In via definitiva. Con buona pace di chi per decenni ha alimentato una narrazione tanto suggestiva quanto, alla luce dei fatti, infondata. I giudici di secondo grado prima, quelli di Cassazione poi, hanno chiuso il caso: nessun riciclaggio mafioso in Fininvest, né ieri né oggi. E nessuna tesi “dimostrata o dimostrabile” sul presunto pagamento del silenzio a Dell’Utri.

Anzi, dicono testualmente che quella storia «è illogica». Che fra i due c’era stima, riconoscenza e, come ricordano perfino le disposizioni testamentarie di Berlusconi, un’amicizia di ferro. Ma non accordi con la mafia.

Silvio Berlusconi

Barbara Berlusconi ha parlato di «persecuzione politica e giudiziaria». E se la si guarda dal punto di vista cronologico, non si fa fatica a capire la sua amarezza: per trent’anni si è accesa e riaccesa, in tribunali e prime serate, l’ipotesi che il successo imprenditoriale (e poi politico) di Silvio Berlusconi fosse stato sporcato da connivenze inconfessabili. Ora la Cassazione ha messo un punto.

Resta un’altra domanda, inevitabile: chi restituirà il tempo, la reputazione e la fiducia erosa da una narrazione demolita solo a giochi finiti? Forse nessuno. Ma in uno Stato di diritto, almeno, la Giustizia ha l’ultima parola. E questa volta, ha parlato chiarissimo.

Senza Ricevuta di Ritorno.