Due notizie, un mondo di distanza

Due notizie contrastanti evidenziano due realtà: a Los Angeles, la repressione del dissenso da parte del governo, mentre in Italia, l'accoglienza di un bambino e della madre in fuga da Gaza. Due scelte opposte: potere rinchiude, solidarietà cura.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Sono pubblicate una accanto all’altra. Ma raccontano due pianeti diversi. La prima titola: Coprifuoco a Los Angeles, ma proteste e disordini continuano.
Narra di una città blindata, di arresti di massa, di un presidente – Donald Trump – che di fronte al dissenso non risponde con la politica, ma con le manette. A chi protesta contro le sue scelte sull’immigrazione, vengono riservate le celle. E, in certi casi, perfino la minaccia di deportazione a Guantanamo. Una logica da stato d’assedio, dove il cittadino non contesta: obbedisce.

Foto: Omar Naaman / ApaImages

La seconda notizia, appena sotto, racconta tutt’altro. Titola: Il piccolo Adam e la mamma Alaa in partenza da Gaza verso l’Italia. L’inviata, con maestria racconta:
La valigia è vuota, la casa è polvere, la famiglia è stata spazzata via da una bomba. Resta solo Adam, 12 anni, ustionato ma vivo. Resta Alaa, pediatra senza più pazienti, madre senza più figli. E resta un volo verso Milano, verso un’accoglienza silenziosa e concreta. Lì, ad attenderli, ci sarà un Paese – l’Italia – che non ha promesso nulla, ma che ha deciso di aprire la porta.

La distanza evidente

Ecco la distanza. Da una parte, il potere che reprime. Dall’altra, la solidarietà che cura. Trump costruisce muri, l’Europa – nonostante tutto – ogni tanto li abbatte.

Donald Trump (Foto: Saul Loeb / AFP / Ansa)

C’è chi trasforma il disagio in minaccia, chi lo riconosce come dolore. C’è chi espelle e chi accoglie. E c’è chi si difende dalla povertà come fosse contagiosa e chi la guarda negli occhi, anche se fa male.

Non è una gara di superiorità morale, è una scelta di civiltà. Noi – nel nostro meglio – veniamo da lontano. Siamo quelli che affondavano le navi nemiche ma salvavano i naufraghi. È un istinto antico, quasi materno: riconoscere nell’altro la nostra stessa fragilità. È questo che ci rende umani.

E umani, oggi più che mai, non lo sono tutti.

Senza Ricevuta di Ritorno.