Il rischio fa parte del mestiere. E non ti puoi emozionare. Nemmeno se lì, in prima linea, il protagonista della notizia sei diventato tu
In prima linea: il rischio fa parte del mestiere e lo sai, altrimenti resti dietro alla scrivania a fare il desk. Se vai al fronte sei consapevole che ci sia la possibilità d’essere sequestrato, ferito e nel peggiore dei casi accoppato da una pallottola: non importa se di fuoco amico o nemico. E fine delle trasmissioni.
Lucia Goracci oggi ha raccontato, asciutta ma scossa, professionale anche in quel momento, l’aggressione subita in Libano mentre testimoniava la follia della guerra. Il suo assistente sul posto è morto per un infarto dopo averla portata in salvo.
Piangendo dentro ma ha raccontato. Professionale. Come lo è stato un suo ex collega di testata: Piero Marrazzo che in questi giorni appare in un reel con il quale annuncia il suo libro.
Il video parte dai titoli dello scandalo che lo travolse quando era governatore del Lazio, poi appare lui e con la voce segnata dall’emozione racconta in pochi secondi. Dice: “Per 14 anni per molti sono stato solo un caso. Il caso Marrazzo, non una persona”. Spiega di avere atteso la fine del processo che ha visto condannare chi tentò di ricattarlo. Perché un dato è accertato: lui era il ricattato e non il potente che ricattava. A lui in questi anni mai nessuno ha contestato di avere rubato un solo euro.
Nell’annunciare il libro in uscita il 14 la voce tradisce un fiume di lacrime ma come Lucia Goraci fuori non si vedono perché in quel momento devi raccontare: non sei persona ma testimone, non sei lì ma ci stai in nome del tuo pubblico. Anche se hanno appena tentato di ammazzarti ed è morto il tuo assistente, anche se hanno cercato di ricattarti e ora racconti il tuo personale dramma.
A ciglio asciutto. Perché è la stampa bellezza e tu non puoi farci niente.