Il coraggio della Toscana che il Lazio non ha avuto

La Toscana ha approvato la legge sul suicidio assistito. È la prima in Italia a farlo. La differenza con il rifiuto delle cure inutili. E con le cure palliative. Il coraggio che al lazio è mancato

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Per anni è stata faccenda che si consumava tra le pareti di casa. Si cercava di evitare l’ospedale e chi ci finiva faceva di tutto per tornare tra le pareti domestiche. E finire lì i propri giorni, non tra estranei e sconosciuti: meglio il proprio letto, lo stretto familiare necessario, andare via tra le proprie cose ed i propri affetti, magari con il tempo di un ultimo saluto e le ultime raccomandazioni.

C’erano poi i casi limite: quelli che soffrivano tanto e non riuscivano a compiere l’ultimo passo, complice un cuore forte che reggeva a dispetto degli atroci dolori. Michela Murgia raccontò in maniera magistrale nel suo libro Accabadora la figura di queste donne nella civiltà Sarda che erano legittimate a dare la morte, a compiere l’eutanasia, aiutare il moribondo a compiere l’ultimo passo. Solo donne: perché la donna dà la vita e la donna può toglierla.

Dal 2019 in Italia è possibile procedere con il suicidio assistito: la procedura con cui, a determinate condizioni, il moribondo si somministra un farmaco letale.

Senza coraggio

S’Accabadora

Alla politica Italiana sono sempre mancati gli attributi. Decidere: mai. Così fu una sentenza della Corte Costituzionale a rendere legale la cosa.  Poi siamo stati capaci di mettere la burocrazia anche nella morte. La Sanità è competenza regionale e quindi, ancora una volta, lo Stato se n’è lavato le mani. Quando, come, cosa si fa per avere quel farmaco.

Bisogna fare una distinzione. Ci sono casi dietro ai quali la sofferenza è crudeltà inutile. Anche la Chiesa riconosce il diritto a rifiutare l’accanimento terapeutico, non è obbligatorio prolungare la vita a ogni costo, quando le cure non offrono più reali benefici. Ad evitare la sofferenza, già oggi ci sono le cure palliative che accompagnano in maniera etica e dignitosa verso la fine.

Marco Cappato con dj Fabo (Foto: Associazione Coscioni)

Per questo deve essere chiaro che la legge approvata oggi dalla Toscana sul suicidio assistito, prima in Italia, parla di altro. La libertà di dire basta anche se non si è moribondi. Ma ad esempio si sta nelle condizioni di dj Fabo, cieco e tetraplegico dopo un incidente. Perché si può essere tra sofferenze fisiche o psicologiche insopportabili anche senza essere ad un passo dalla morte. Il Lazio avviò il dibattito qualche anno fa: mancò il coraggio. Non possiamo aspettare di nuovo che se ne occupi un tribunale.

Senza Ricevuta di Ritorno