Il vero ergastolo non lo hanno inflitto i giudici

C'è una pena che va oltre la pena inflitta dalla Corte d'Assise di Frosinone per l'omicidio di Thomas Bricca. È quella inflitta dai genitori del ragazzo: con il loro comportamento

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Al di là dell’ergastolo, al di là dei 24 anni di carcere: c’è un aspetto sul quale concentrare l’attenzione per la sentenza emessa dalla Corte d’Assise di Frosinone per l’omicidio del 19enne Thomas Bricca. 

Niente strepiti, niente urla, niente cori da stadio: a cominciare da chi è stato privato del bene più grosso che una famiglia possa ottenere e cioè un figlio.  

Sarebbe stato legittimo, umano, comprensibile. Per il dolore, per la rabbia, per dare sfogo ad un’attesa di Giustizia che a chi aspetta pare sempre infinita.

Invece No: nell’Aula della Corte d’Assise di Frosinone c’è stata compostezza, rispetto, decoro. Il che ha reso ancora più reale la richiesta di una Giustizia che non fosse vendetta, di una condanna che fosse possibilità di redenzione umana anziché bieca punizione.

La condanna vissuta in questo modo non è vittoria: non avrebbe potuto esserlo, mai. Perché non restituirà mai Thomas ai suoi genitori.

Quella di mamma Federica e papà Paolo è invece una vittoria di civiltà. Perché rafforza il valore della Giustizia come strumento, dimostra maturità e consapevolezza. È lezione di Civiltà.

È questo il vero ergastolo per Roberto e Mattia Toson.

Senza Ricevuta di Ritorno.