La lezione che non vogliamo imparare nonostante le evidenze. Ci aggrappiamo al nostro benessere di oggi. E non vediamo dove stiamo andando a sbattere
Centonovantacinque posti di lavoro spariti così, in un soffio. E dietro ad ognuno di loro c’è una famiglia che con quello stipendio ci fa la spesa, manda i figli a scuola, paga il mutuo o l’affitto per casa e se non paghi le bollette ti staccano la corrente.
Appartengono ad una categoria specializzata: lavorare la carta non è da tutti perché se fai un errore mandi all’aria milioni di produzione in una sera.
Fabriano è la capitale nazionale della carta: si racconta che i piemontesi portarono lì i macchinari rapinati ad Isola del Liri come bottino di guerra durante l’Unificazione. E la Fedrigoni è una delle eccellenze nel settore della carta: quella pregiata, da ufficio, un settore che in teoria non doveva morire.
Perché la carta è forma che accompagna la parola: per questo un atto del notaio non si scrive su fogli dalla consistenza della carta igienica. La carta e la sua grammatura danno il peso del contenuto, la sua importanza.
Hanno cercato un partner al quale cedere tutto: non lo hanno trovato, nessuno si vuole infilare.
La lezione che non impariamo
Solidarietà. Ma questa storia ci deve insegnare che nulla resta com’è. Mai. A noi ce lo ha ricordato Videocolor che in Ciociaria era la seconda fabbrica dopo la Fiat: migliaia di dipendenti e leader per la produzione di tubi catodici da televisore.
I televisori con i tubi non si vanno più, la carta si usa sempre meno perché così salviamo le foreste. Ormai facciamo tutto sullo schermo e sotto le mail appare la scritta ‘Non stampare se non necessario’.
Isaac Asimov, in una delle sue strepitose novelle scritta negli anni 50 raccontava di un bambino che nella soffitta del nonno scoprì un libro di carta e lo sfogliò stupito: le lettere restavano impresse nella pagina e non scorrevano.
Aveva visto tutto con mezzo secolo d’anticipo. Noi, per pigrizia, ci ostiniamo a ragionare sulla carta invece di studiare cosa fare dopo. Per restare aggrappati al nostro benessere, non vediamo dove stiamo andando a sbattere.