La luce sulle tenebre di Serena e Chiara

I casi di Serena Mollicone e Chiara Poggi, riaperti oggi a distanza di così tanti anni, testimoniano la fragilità ed i limiti della Giustizia umana. Ma...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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La citazione è d’obbligo. Viene dal Libro di Giobbe, nel Vecchio Testamento della Bibbia. Dice: “Il Signore rivela le cose recondite, facendole uscir dalle tenebre, e trae alla luce ciò ch’è avvolto in ombra di morte”.  Due storie recondite sono uscite dalle tenebre nello stesso giorno nello stesso giorno: quelle di Serena Mollicone e Chiara Poggi. La Giustizia riapre i casi legati al loro assassinio. 

Per Chiara c’è un colpevole: assolto dopo il primo processo ed assolto pure in Appello, poi la Cassazione rimanda gli atti indietro ed il fidanzato viene condannato. 

Per Serena: un carrozziere assolto in tutti e tre i processi ai quali è stato sottoposto; un carabiniere, i suoi familiari e due commilitoni assolti al primo processo, assolti in Appello, ora la Cassazione dispone un nuovo processo bis.

L’atroce attesa

Il senso dello Stato imporrebbe di dire che è la dimostrazione che il sistema Giudiziario italiano funziona. Sicuramente è così. Ma altrettanto non si può evitare di pensare ai 24 anni nei quali la famiglia di Serena ha atteso di sapere cosa è successo, chi è stato, perché lo ha fatto. Ventiquattro anni sono un tempo spaventosamente lungo. Una pena infinita, atroce, ingiusta.

Superiore ai 18 anni dal delitto di Chiara Poggi: lì c’è una persona che da dieci anni sta dentro con l’accusa di essere un assassino. E potrebbe essere un innocente. Sembrano due atroci storie allo specchio: due ragazze uccise, una senza un colpevole ed una con un condannato che potrebbe essere innocente. 

La giustizia, con le sue lentezze e i suoi ribaltamenti, propone una nuova luce. Ma 24 anni di attesa per la famiglia Mollicone sono una ferita aperta che nessuna sentenza potrà mai sanare del tutto, 18 anni per Chiara Poggi, con un condannato che potrebbe essere innocente, evocano l’ombra di una giustizia imperfetta, che rischia di infliggere nuove ingiustizie nel tentativo di riparare le vecchie. 

La luce della verità, promessa nella citazione biblica, qui si scontra con la fragilità e i limiti della Giustizia umana. Ma forse proprio il coraggio di riaprire questi casi è il segno che, anche dopo anni di buio, la ricerca della verità non è mai davvero finita.

Senza Ricevuta di Ritorno.