La supremazia occidentale è finita: scordatevi la Fiat con 12mila operai

La supremazia occidentale nell'innovazione tecnologica è in declino, con la Cina che guida nel settore delle batterie, in particolare quelle al sodio. Occorre una politica industriale strategica in Europa per non diventare semplici spettatori nel cambiamento globale. E lo stabilimento Stellantis di Cassino è sulla linea del fronte

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Per decenni ci siamo raccontati che l’Occidente era il motore del mondo. Che innovazione, progresso e tecnologia fossero patrimonio esclusivo di Stati Uniti ed Europa. Ora quel racconto mostra crepe profonde: i segnali che arrivano dalla Cina non sono semplici episodi, ma tappe coerenti di un sorpasso che è già avvenuto.

L’ultimo fronte è quello delle batterie. Non è un tema di nicchia: ci si gioca il futuro dell’automotive. E la Cina è già due lunghezze avanti: le loro auto elettriche invadono i nostri mercati mentre noi tentiamo di mettere su strada delle ibride che per ora fanno ridere.

I cinesi stanno già passando alle batterie al sodio, considerate fino a ieri una soluzione impossibile per le auto. In queste ore, in Cina hanno messo sul mercato scooter elettrici alimentati da batterie al sodio, con prezzi competitivi e tempi di ricarica rapidissimi. L’80% in 15 minuti. Prezzi tra i 400 e i 650 dollari. 

E noi stiamo a guardare

Altro che futuro: questa è realtà commerciale. In Europa? Si guarda, si commenta, si spera. La battaglia sul litio è già persa, ci dicono gli esperti. La Cina ha 10-15 anni di vantaggio, una filiera completa, il 60% del controllo sulla lavorazione, e una strategia industriale organica. L’Occidente invece si è illuso che bastassero i finanziamenti spot, le startup, qualche hub di ricerca sparso tra Norvegia, Francia e Germania. Ma non basta piantare un albero per avere una foresta.

Un esempio emblematico è la Northvolt, ex speranza europea, finita in bancarotta. L’Italia ed il Lazio hanno un curriculum di occasioni perdute. Latina poteva essere la culla della rivoluzione digitale italiana, quando già si parlava di “cervelli elettronici”. C’era una centrale nucleare, c’era un piano. Oggi c’è solo smantellamento, e una nostalgia che non crea futuro. (Leggi qui: La centrale nucleare che fece la città).

La centrale nucleare di Latina

Oggi manca la visione. E soprattutto manca il coraggio politico. Perché continuare a parlare di leadership occidentale mentre si subisce, in silenzio, l’egemonia tecnologica cinese, è un esercizio di autoillusione, prendersi in giro da soli.

La supremazia dell’Occidente, se mai c’è stata, non è eterna. E non tornerà da sola. Così come non toneranno le fabbriche di una volta in Ciociaria: la Fiat con i suoi 12mila posti ve la potete sognare. Bisogna decidere: o si investe con coerenza e strategia, oppure si accetta il ruolo di spettatori del mondo che cambia. Ed alla fine dovremo pagare il biglietto per guardare lo spettacolo.

Serve una politica industriale seria. Serve un piano. E forse serve anche la consapevolezza che il tempo delle chiacchiere è finito.

Senza Ricevuta di Ritorno.