Chissà quanti andarono a bere una birra o mangiare la pizza la sera del 23 febbraio 2022 in un ristorante del Donbass. Senza immaginare che da domani il loro mondo non sarebbe stato più lo stesso. La vita è adesso. In ogni pizza che sapremo meritare
Non esistono statistiche. Chissà quanta gente la sera del 23 febbraio 2022 è andata a cena fuori in uno dei tanti ristoranti del Donbass. Chissà quanti sono andati a dormire presto perché all’alba dovevano andare in ufficio. Quanti fidanzati hanno avuto una notte d’amore e quanti hanno litigato quella sera. Il mondo, l’indomani mattina era cambiato.
Gli storici scriveranno torti e ragioni: chissà perché è sempre il vincitore quello che stava nel giusto. Forse perché lo sconfitto non ha più una voce alla quale affidare l’urlo di protesta del proprio sangue.
Imponderabile. Non c’è bisogno di una guerra per conoscerlo. Una sciacquata prima di andare a dormire ed una pallina come una noce sul seno, oppure un formicolio sul viso, un banalissimo neo che muta colore: cambiano le regole del gioco e le prospettive.
Per chi crede, la Bibbia è chiara: racconta del tizio che aveva trascorso la vita a riempire granai e costruirne di nuovi riempiendoli ogni volta; la sera in cui decise che era arrivato il momento di godersela morì d’infarto.
La vita è adesso. In ogni pizza mangiata senza sapere che i russi domani mattina invaderanno il Donbass, in ogni notte d’amore ignorando che da domani la vita sarà dentro una divisa per uccidere, in ogni sorriso dato e ricevuto prima di andare dal medico.
La morte spesso arriva senza bussare. Dopo essersi alzati come ogni mattina ed avere preso il caffè. Come accaduto all’operaio morto oggi in un cantiere di Ausonia. Una settimana fa aveva fatto calcolare i contributi avviando l’iter per andare in pensione e godersi il nipotino.
Nulla da fare. La vita è adesso, cercando di costruire il domani: non è domani rinunciando ad adesso.