L’asino non era lui, il suo compito era il migliore

Lo avevano bocciato all'esame da avvocato. Ma l'asino non era lui. Un caso che insegna tre cose

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Il suo compito per l’abilitazione alla professione di avvocato era stato valutato “gravemente insufficiente”. Dopo il ricorso, un’altra commissione gli ha corretto il voto: il suo compito era il migliore.

È la storia di un giovane appena laureato il Giurisprudenza. Bravo. Al punto che la sua tesi viene considerata meritevole di pubblicazione. Ma quando si misura con il concorso per iscriversi all’Albo diventa all’improvviso un incapace. 

Non ci sta. Chiede la copia del suo compito e di quelli di altri 5 che hanno superato la prova, consulta legali e professori: tutti gli dicono che nel suo compito non ci sono errori. Decide di presentare ricorso al Tar. E si scopre che a sbagliare non è stato lui ma chi lo doveva giudicare: che aveva bocciato l’86% dei candidati.

Un caso e tre lezioni

L’Aula della Corte d’Assise di Cassino

Le lezioni che questa storia insegna sono tre. La prima: se si hanno ragionevoli elementi per ritenere di avere ragione non bisogna avere paura di andare contro il sistema; anche se appare come una battaglia così sproporzionata da essere impossibile.

La seconda lezione. Se ci sono così tanti asini in giro è chiaro che da qualche porta devono essere passati. E qualcuno deve essersi prestato ad aprirgliela. Probabilmente asini della stessa specie, convinti che il mondo debba essere occupato da asini: dietro la cattedra, in sala operatoria, addirittura in un tribunale.

La terza lezione. Non è vero che tutto è marcio. Così come le idee camminano sulle gambe degli uomini, altrettanto fa l’onestà.

Senza Ricevuta di Ritorno

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).