
Paghiamo oggi il prezzo di scelte sbagliate fatte anni fa. Ci illudiamo di avere recuperato ma anche gli altri correvano. La vera domanda è se interessa ancora la manifattura con i posti di lavoro e l'economia che crea. Perché l'alternativa non è piacevole
Immaginate di essere ai comandi di un motoscafo: rapidissimo, cambia rotta in pochi secondi e manovra in acqua con agilità; per questo, diventammo epici quando ci inventammo i siluri montati sui motoscafi e ci buttammo giù un’immensa corazzata, vanto della Marina Austroungarica: la Viribus Unitis.
Al contrario, manovrare con una portaerei è lento e faticoso e spostarla di rotta in maniera repentina richiede lunghissimi minuti. Non secondi.
In Economia funziona alla stessa maniera. E se decido con un referendum di non avere l’energia elettrica ottenuta da centrali nucleari, non subito ma nei decenni successivi, lentamente ucciderò la mia industria.
Oggi le cose che produciamo in Italia sono poco competitive: gli altri le fanno uguali a prezzo più basso perché hanno l’energia che noi non abbiamo. Nucleare no, biogas no, biomasse no, petrolio no però se lo devi mettere nel serbatoio della macchina allora si.
Addio Candy

In Brianza la mitica Candy interrompe la produzione di lavatrici, a Varese Beko ex Whirlpool sta facendo lo stesso con i frigoriferi. Non reggiamo la concorrenza: tutto costa di più perché tutto si fa con la corrente elettrica.
Si potrà dire che abbiamo tantissimo eolico e solare: bravissimi. Ma nemmeno gli altri dormivano ai piedi del letto e lo hanno fatto pure loro, il sole splende per tutti. Mentre noi pensavamo a recuperare, gli altri investivano in ricerca, sviluppo, snellimento della burocrazia.
Il tema oggi è uno e riassume tutto: è capire se questo Paese e questo Continente credono ancora nelle fabbriche, perché ogni giorno di più sembra di no.
Possiamo anche trasformarci in resort, B&B, e nei migliori ristoranti del mondo: una specie di Disneyland del turismo. Ma a divertirsi a quel punto verranno gli altri. Noi saremo i camerieri.