Non è un numero a riassumere una persona

Siamo convinti che sia un numero, un voto, a poter qualificare una persona. Invece è un'illusione di oggettività. Che spesso fallisce. Come ci ricorda una pagella pubblicata in questi giorni

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Chi ha i capelli bianchi ricorderà l’epoca in cui a scuola le pagelle avevano una serie di caselle nelle quali la maestra metteva il voto: andava da 1 a dieci. Ma minacciavano di mettere anche 0 o zero spaccato. Poi tolsero i voti, sostenendo che traumatizzassero inutilmente i bambini e sostituirono quelle caselle con una serie di righe nelle quali mettere i giudizi.

Sul momento non capimmo. Perché ci sembrava più rapido, efficace, esaustivo quel numeretto. Sbagliavamo. Perché guardavamo il mondo dalla posizione sbagliata. 

Quanti hanno  rinunciato a seguire la loro passione per un voto troppo basso? Quanti hanno capito da quel numero di non essere portati: per uno sport, una passione, una professione.

Solo il tempo ha insegnato che quel numeretto è un’illusione di oggettività. Che spesso fallisce, nella sua pretesa di voler riassumere tutto. Un voto non fotografa il vero talento di una persona, non indica quanti sacrifici sarà disposta a fare pur di realizzare il proprio sogno. 

Quel numero, quel sistema di valutazione misura la conformità ma non individua il potenziale, dimentica che il genio spesso sfugge agli standard. Un voto, boccia; un giudizio, incoraggia anche se negativo.

E se ancora non vi abbiamo convinto, leggete le cronache di oggi: è stata pubblicata la pagella di Ungaretti. Ha scritto parole sublimi. Aveva appena 7 in Italiano. Era in buona compagnia: Einstein fu bocciato in matematica.

Un individuo non può essere ridotto a un numero su un registro. Vale nella scuola, vale ancora di più nella vita.

Senza Ricevuta di Ritorno