Quando la volgarità prende il posto della diplomazia

La frase di Donald Trump sui dazi riflette una politica estera basata su intimidazioni e umiliazioni, distruggendo secoli di diplomazia. La confusione tra affaristi e statisti mina il rispetto reciproco nelle relazioni internazionali.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Clicca per ascoltare

La recente frase pronunciata da Donald Trump – “I Paesi ai quali abbiamo applicato i dazi mi baciano il culo pur di arrivare ad un accordo” – è l’ennesimo segnale preoccupante di un modo di fare politica che ha smarrito ogni senso del limite, della misura e della responsabilità istituzionale.

Non si tratta solo di un’uscita volgare. È molto di più: è la dimostrazione plastica di una mentalità che confonde la politica estera con una trattativa tra mercanti da bazar, dove il potere si misura in intimidazioni e umiliazioni, e non in rispetto reciproco o costruzione di relazioni durature.

Affaristi e statisti

Giulio Andreotti (Foto: Alessandro Paris © Imagoeconomica)

Parlare così dei rapporti internazionali significa demolire secoli di diplomazia. Un tempo, ci si sforzava di evitare persino i toni bruschi, perché la forma era sostanza. Le parole dei leader pesavano come pietre, non erano sparate da palco usate per compiacere la propria base o far notizia. E soprattutto, un tempo si cercava di tenere gli uomini d’affari lontani dalla politica. Non per snobismo, ma per una ragione precisa: l’affarista pensa al proprio utile, lo statista al bene comune.

Trump è l’emblema di questa confusione dei ruoli. Usa il linguaggio del bullismo d’impresa per parlare con le nazioni, come se ogni trattativa fosse un affare personale da chiudere con arroganza. Ma governare un Paese – e soprattutto relazionarsi con altri Stati – richiede visione, responsabilità e rispetto. Un dazio non è un ricatto, è uno strumento economico. Un accordo non è una resa, è un punto di equilibrio. Trattare tutto come se si fosse in un’asta al ribasso danneggia non solo l’immagine degli Stati Uniti, ma anche la fiducia nel sistema internazionale.

Il ruolo di Meloni

Giorgia Meloni

In questo contesto, resta da capire con quale spirito andrà la premier italiana Giorgia Meloni all’incontro con il suo collega statunitense: conoscendola eviterà baci in zone imbarazzanti ed ogni gesto di sottomissione. 

Trump non appare come un leader forte, ma come un uomo debole che ha bisogno di alzare la voce per coprire la mancanza di contenuti. La politica non può ridursi a uno scontro tra ego. Servono uomini e donne capaci di anteporre gli interessi collettivi alla propria vanità. La volgarità non è franchezza: è solo incapacità di governare con serietà.

Senza Ricevuta di Ritorno.