Quando l’arte incontra il crimine (e il marketing): il furto al Louvre diventa uno spot virale per il montacarichi usato dai ladri. Altro che gioielli, la vera star è la gru
Sia benedetto Arsenio Lupin. Ai suoi tempi i protagonisti dei furti nei musei erano gentiluomini in guanti bianchi, muniti di planimetrie e corde da arrampicata. Oggi invece si va al Louvre con un montacarichi da cantiere, si sale in sette minuti, si arraffano 88 milioni in gioielli napoleonici e si scappa in scooter, come dopo un’apericena andata male.
Oggi non c’è più buon gusto. Non per il colpo: ma per la campagna marketing che ne è seguita.
L’arte della pubblicità

La casa produttrice del montacarichi “Agilo” – il veicolo usato per scalare le mura del Louvre come fosse un trasloco last minute – ha pensato bene di cavalcare l’onda. “Quando devi fare in fretta”, recita lo slogan pubblicato sui social, con tanto di foto del mezzo ancora parcheggiato fuori dal museo, come se avesse appena scaricato mobili da IKEA. Genio pubblicitario o humor portato all’estremo: difficile dirlo, ma una cosa è certa, la trovata ha fatto il botto. Quasi 2 milioni di visualizzazioni, altro che fiere del settore o saloni dell’edilizia.
C’è anche il dettaglio tecnico, ovviamente: “L’Agilo trasporta i tuoi tesori fino a 400 chili, alla velocità di 42 metri al minuto, in silenzio grazie al motore elettrico”. Una descrizione da catalogo che, improvvisamente, sembra scritta da uno sceneggiatore di Lupin. Mancava solo: “Perfetto per furti d’alta classe, ideale per musei con accesso su strada”.
L’arte è provocazione e da quando una banana attaccata con lo scotch è finita in galleria, anche un mezzo da cantiere può diventare installazione concettuale. L’Agilo, dopotutto, ha ricevuto più selfie lui negli ultimi giorni che i gioielli napoleonici in sei mesi di esposizione. Chissà se metteranno Agilo in esposizione, al posto dei gioielli rubati.
Basta che il prezzo del biglietto non sia da furto.



