Quel messaggio ai nostri giorni urlato dal beato carabiniere

La beatificazione di Salvo D'Acquisto non è soltanto un riconoscimento ecclesiastico. Ma è un messaggio potente per la società di oggi

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Ci sono gesti che attraversano il tempo. Sbiadiscono sotto lo strato di polvere che anno dopo anno si deposita, tacciono sotto le ragnatele che lentamente per nostra incuria lasciamo che vengano intessute. Tacciono ma continuano a parlare: per sentire la loro voce è sufficiente scuotere appena gli insulti depositati dal tempo. E la potenza di ciò che hanno fatto torna in tutta la sua forza.

Questa è la storia di un ragazzo di 21 anni. Che a 19 si era arruolato Carabiniere e l’avevano mandato a fare servizio in una destinazione scomoda e lontana. Capita: non per nonnismo ma perché da giovane si sopportano facilmente scomodità che più tardi diventano inaccettabili.

Due anni di prima linea. Poi il ritorno, la promozione a vice brigadiere e la richiesta di poter andare in un posto scomodo quanto volevano purché fosse un posto a contatto con la gente. Perché quello è il Carabiniere: uno che sta tra la gente, per la gente. 

Ieri come oggi

Tempi difficili, quasi come oggi, quasi che oggi poco alla volta ci stiamo tornando. Quel brigadiere si chiamava Salvo D’Acquisto e quando i tedeschi si misero in testa che una bomba a mano scoppiata per errore fosse un attentato, si vide ordinare di trovarne il colpevole. 

I tedeschi volevano che un italiano con gli alamari da carabiniere si facesse spia e portasse alla fucilazione altri italiani. Salvo D’Acquisto, di fronte alla prospettiva di vedere ventidue innocenti fucilati, preferì che a morire innocente fosse uno soltanto: disse che era stato lui. 

Il fatto che la Chiesa adesso lo abbia proclamato Beato è un urlo al nostro tempo: segnato da un individualismo nel quale ognuno vive per se stesso, voltandosi di fronte alla tragedia di innocenti. Come erano quelli massacrati e rapiti nei kibbutz al confine con la Striscia, come lo erano quelli di Gaza finiti massacrati per rappresaglia, come lo sono quelli in fuga dalla fame e dalle guerre e che noi respingiamo lavandoci la coscienza in Albania ma volentieri lasceremmo affogare in mare.  

L’urlo al nostro tempo

L’umiltà di Papa Francesco © Imagoeconomica

Per questo la beatificazione di Salvo D’Acquisto non è soltanto un riconoscimento ecclesiastico. Ma è un messaggio potente per la società di oggi, uno schiaffo in faccia a chi finge di non vedere ingiustizie e divisioni.

Salvo D’Acquisto mise il bene di tutti sopra l’interesse personale. Il concetto di sacrificio per gli altri, oggi spesso frainteso o dimenticato, diventa con lui una bussola morale per le nuove generazioni. 

Diventa così non solo un eroe della Resistenza o un martire cristiano: è il simbolo di un’umanità che non si piega di fronte alla brutalità. Imponendoci di guardarci allo specchio e domandarci se anche noi, oggi, ne saremmo capaci. Quantomeno di non voltarci dall’altra parte.

Senza Ricevuta di Ritorno