
A Gaeta, sui banchi di scuola via i computer. Fanno la loro comparsa le macchine da scrivere: tapis roulant per la mente. Forse il vero progresso non consisteva nel correre a velocità supersonica: bastava fermarsi.
Il rumore intenso del ticchettio forsennato sui fogli bianchi accoglieva appena aperto il portone dell’edificio dietro a piazzale De Mattheis. Si sentiva nitidamente nonostante provenisse dal 3° Piano. Ogni 80 battute suonava un campanello e con la mano destra si azionava il rullo per andare a capo e di nuovo ticchettio impazzito: a comporre frammenti di racconti umani diventati notizia.
Lì dove oggi ci sono gli uffici finanziari della Profima un tempo c’era la redazione di Frosinone del quotidiano Il Tempo, gestita d quel totem di bontà umana e mestiere che si chiamava Gianluca De Luca, insieme ad un eterno Luciano Renna, un cronista di razza come Franco Bonan che era capace di trovare notizie dovunque e fumare anche tre sigarette alla volta. E Luca Sergio i cui fondi di politica erano definitivi.
Quella redazione non c’è più, quell’edizione provinciale non c’è più e quelle macchine da scrivere non ci sono più: sostituite dalla modernissima videoscrittura ed oggi dai word processor.
Sempre più veloci

Abbiamo lanciato il nostro mondo ad una velocità che rischia di farci trovare indietro: sorpassati dalla nostra stessa progressiva accelerazione.
Abbiamo lasciato dietro di noi un mondo che invece era utilissimo. Se ne sono accorti all’istituto comprensivo Principe Amedeo di Gaeta dove hanno deciso di mettere sul banco le mitiche Olivetti: nessuno o quasi di quegli alunni ne aveva mai usato una. A scuola hanno scoperto che è come un tapis roulant della mente. Scommettono sul fatto che si possa arrivare ad un corretto equilibrio fra contenuti analogici e digitali. Perché la macchina da scrivere stimola la creatività e migliora l’apprendimento
La velocità è diventata la cifra del nostro tempo. Scriviamo, leggiamo, comunichiamo senza il tempo di soffermarci su ciò che realmente stiamo facendo. Siamo diventati superficiali.
Se n’è accorto il mondo dell’informazione. Dalle notizie di poche righe si sta tornando, finalmente, allo slow journalism: notizie complete, apporofondite, da leggere con calma. Forse il vero progresso non consisteva nel correre ad una velocità supersonica. Forse consisteva nel fermarsi, riflettere e ritrovare il piacere della costruzione lenta e consapevole delle conoscenze.
Se è così: meglio tardi che mai.