
Le celebrazioni delle prossime ore a Canneto ed al Sacro Cuore. Perché la gente dice di non essere cattolica e poi si mette in fila per ore per salutare il capo della Chiesa? Non salutano il Papa ma l’essere umano che una volta sul soglio di Pietro ha mostrato fragilità, empatia, fermezza senza arroganza.
Il vescovo di Sora Gerardo Antonazzo ha scelto il santuario di Canneto per celebrare la messa in memoria di Papa Francesco: giovedì alle 18.30, proprio lì dove lo stesso pontefice volle che quel luogo fosse elevato a basilica. A Frosinone, invece, sarà il vescovo Ambrogio Spreafico a ricordare Francesco con una messa al Sacro Cuore, domenica alle 19. (Leggi qui: Cosa lascia Papa Francesco in provincia di Frosinone).

Due celebrazioni, due comunità, un’unica occasione di riflessione.
Che diventa ancora più significativa se letta alla luce delle previsioni fatte da Fabio Ciciliano, capo della Protezione Civile: per i funerali del Papa si attendono almeno 200.000 persone. E altre 250.000 per l’elezione del suo successore.
Numeri impressionanti, ma non inediti. Vent’anni fa, tra il 4 e l’8 aprile 2005, la salma di Giovanni Paolo II fu esposta nella Basilica di San Pietro: oltre 3 milioni di pellegrini passarono a renderle omaggio. Le file toccarono i 5 chilometri e le attese arrivarono fino a 24 ore. Una media di 21.000 ingressi all’ora. Una folla senza precedenti.
Il Papa, l’uomo, il pastore

Eppure, ci raccontiamo spesso un’Italia ormai secolarizzata, lontana dalla religione. Le chiese si svuotano, i preti devono accorpare le messe per mancanza di fedeli. Ma quando muore un Papa, milioni si muovono. Perché?
Forse non è solo fede. Forse è qualcosa di più profondo.
Forse è l’uomo — Jorge Mario Bergoglio, come fu Karol Wojtyla — a richiamare le persone. Non solo il papa, ma l’essere umano che una volta salito al soglio di Pietro ha mostrato fragilità, empatia, fermezza senza arroganza. Hanno parlato al cuore prima che alla dottrina.
Francesco ha affrontato i temi divisivi del nostro tempo senza chiudersi nel dogma: dalle persone LGBTQ+ al ruolo delle donne nella Chiesa, ha parlato in modo diretto, senza retorica, pur rimanendo fermo su questioni come l’aborto. Ha fatto ciò che molti pastori non fanno più: ha parlato davvero al suo gregge.
Per questo oggi, come ieri, centinaia di migliaia vanno a rendergli omaggio.
E questo il Sacro Collegio, durante il conclave, dovrà tenerlo presente: la Chiesa non cerca solo un capo. Cerca qualcuno che sappia farsi ascoltare. E che prima di tutto, sappia ascoltare.