Giochiamo con il fuoco. E rischiamo di essere bruciati sull'altare della costruzione di un nuovo ordine mondiale. Costruito su milioni di anime innocenti
Increduli. Di fronte alla banalità del lento ingresso nel baratro. Perché quando una cosa avviene a piccoli passi hai sempre l’impressione di poterla fermare, deviare, interrompere. Invece no.
È incredibile leggere oggi i diari di chi c’era e stava dietro le quinte: da lì vedeva e capiva l’intero gioco dove sarebbe andato a finire. Ma anche le pagine dei diari della gente comune: scrivevano la Storia giorno per giorno e tutto sembrava normale, lontano, ovattato. Incredibile.
Qualcuno di quelli che c’era assicura che sia una balla il filmato con Mussolini che affacciato al balcone di piazza Venezia annuncia la consegna della dichiarazione di guerra agli ambasciatori. La balla sta nell’ovazione e nelle urla di giubilo: pare che invece la reazione sia stata molto tiepida.
Perché quelli del ’40 avevano visto in larga parte la carneficina finita appena una ventina di anni prima: solo il tempo di mettere al mondo un po’ di carne da cannone e via di nuovo con la macelleria umana.
Impressionano i diari riservati: quelli di Giovanni Pacelli nunzio a Berlino. Che capì. Ma anche quelli dell’efficientissimo servizio di informazioni Vaticano. E quelli della gente comune. Tutti, tra le persone comuni, avevano una certezza: che non si potesse morire per Danzica.
E invece per Danzica e ciò che ha innescato sono morte circa 65 milioni di persone.
Si diceva che non si poteva morire per un colpo di pistola a Sarajevo: invece 10 milioni di ragazzi in divisa sono morti nel fiore degli anni.
Nessuno ci credeva. Ma qui non conosciamo la Storia, a scuola non si insegna più. E continuiamo a giocare con il fuoco. Nella più totale inconsapevolezza. Che rischia tra poco di diventare incredulità.
