Le buone notizie arrivate dal Mimit per Cassino Plant. E quello che però non è stato detto. Perché nessuno ha certezze. Si confermano le auto: non gli addetti.
Il tavolo sulla vertenza Stellantis riunito al Ministero delle Imprese fornisce delle conferme sul futuro dello stabilimento Cassino Plant. Ed alcune interessantissime novità. (Leggi qui: Stellantis: “A Cassino lo sviluppo di Brain e Intelligenza Artificiale”).
I pessimisti diranno che non ci sono novità ma solo conferme. Gli ottimisti commenteranno all’inglese No news God news cioè nessun cambiamento e quindi resta la buona notizia.
Che in questo caso è: la permanenza di Cassino Plant nella galassia degli stabilimenti Stellantis in Europa, il suo impiego nella produzione di alta gamma, lo sviluppo di tre modelli in tre anni e cioè Stelvio elettrico nel 2025, Giulia nel 2026, un terzo modello nel 2027 forse al posto di Maserati il cui futuro come brand è in sospeso. Lo sviluppo in anteprima mondiale di Stla Brain e Stla Smart Cockpit.
Sbaglia chi pensa sia una brutta notizia il fatto che qui si facciano modelli di alta gamma, dei quali si vendono pochi pezzi rispetto alle utilitarie.
Sbagliano perché non tengono conto di quanto e come stia cambiando la mobilità, cioè il modo di spostarsi. Le utilitarie verranno sostituite dalle urban car: che costano poco, fanno guadagnare poco e per starci dentro si faranno in Africa o Cina. Se vogliamo accontentarci di quei salari accomodiamoci: per tenere quelli attuali dobbiamo continuare a fare macchine premium.
Il vero nodo è che Stellantis conferma la produzione premum a Cassino, non i dipendenti. Quanti ne serviranno, quale tipo di lavoratori, con quali competenze e quali professionalità. È qui che si gioca la partita: ma è una scommessa. Perché nessuno sa come andrà il comparto.
Su questo deve esserci chiarezza. C’è una rotta: confermata oggi da Stellantis. Non ci sono certezze, perché nessuno le può dare. Siamo come ogni lungo viaggio su una rotta sconosciuta ma piena di correnti contrarie e mare in burrasca.
Mai come oggi, i protagonisti all’uscita dal ministero possono dire: siamo tutti sulla stessa nave.