Angela che ha 3 anni e li avrà per sempre

La Strage della Stazione di Bologna. Fatta da chi pensava di cambiare le cose in Italia ammazzando una bambina di 3 anni che la mamma aveva portato a vedere i treni per tenerla buona

Piero Cima-Sognai

Ne elegantia abutere

Il destino non sta nei nostri nomi, e non sta neanche nel caso che li porta a spasso lungo gli incroci del mondo. No, il nostro destino sta scritto a chiare lettere nella mente e nel cuore di chi del destino degli altri se ne fotte. E che nel nome di un’idea ti ammazza mettendoti a fare il totem, di quell’idea, simbolo non più vivente. Un po’ come scrisse Fabrizio De Andrè nella sua cupa “Se ti tagliassero a pezzetti“.

Il poeta e musico genovese non mise mai impalcatura di circostanza a quella canzone, ma che fosse riferita (anche) a quel che accadde a Bologna il 2 agosto del 1980 era evidente. “T’ho incrociata alla stazione, che inseguivi il tuo profumo, presa in trappola da un tailleur grigio fumo. I giornali in una mano e nell’altra il tuo destino, camminavi fianco a fianco al tuo assassino”.

“L’impresa più criminale mai avvenuta in Italia”

(Photo /AFP/Getty Images)

Già, per la precisione “assassini”, avrebbero detto gli atti d’indagine di un processo caratterizzato più da depistaggi che schietta ricerca della verità storica. Strage: strage che fece 85 morti, oltre 200 feriti, che squassò una città ed un Paese. E che spinse Sandro Pertini a dire ai giornalisti con le rughe corrusche del dolore a scavagli il volto: “Signori, non ho parole, siamo di fronte all’impresa più criminale che sia avvenuta in Italia“. Ed aveva ragione, il Presidente, perché solo la più criminale delle cose poteva portare via Angela e tutti gli altri, Angela Fresu che aveva 3 anni e chi li avrà per sempre.

Sua madre, la 24enne Maria, era alla stazione di Bologna quel 2 agosto che prima di essere maledetto era solo un giorno normale. E caldo. Un giorno in cui se una bambina, la tua bambina, fa i capricci, la sola soluzione è distrarla portandola a vedere un treno in sosta. In sosta a pochi metri da una valigia lasciata da qualche cuore nero nella sala d’aspetto di seconda classe della stazione.

Valigia farcita di una miscela di tritolo e T4 talmente massiva e ben affratellata che, quando esplose, si portò via mezza stazione, il treno Ancona-Chiasso, una pensilina, due sale d’aspetto ed un’azienda di ristorazione intera, la Cigar. E con loro le vite a brani di 80 persone provenienti da cinquanta posti d’Italia. Ecco, Maria Fresu e sua figlia Angela erano nel raggio d’azione più devastante dell’esplosione quando il timer la innescò, e di loro non rimase quasi nulla.

La vacanza sul Lago di Garda che fu per sempre

Il corpo della madre venne individuato il 29 dicembre a fronte di uno scoppio avvenuto il 2 agosto. Rileggiamo: per trovare Maria e capire che quella una volta era Maria ci vollero cinque mesi ed un balzo lungo. Tanto lungo da transimare da prendisole a pellicciotto natalizio. Angela che aveva 3 anni e chi li ha ancora oggi invece divenne un ricordo custodito nell’aria che andò ad abitare in una piccola bara bianca.

La madre abitava a Gricciano di Montespertoli, in provincia di Firenze, ma era di origini sarde. Aveva una madre, un padre, sei sorelle ed un fratello, Maria. E quella figlia con cui, assiema ad alcune amiche, quel 2 agosto stavano andando in vacanza sul Lago di Garda. Vacanza: cioè un periodo di assenza dai doveri della vita allo scopo di ritemprarsi. E invece quella per Maria, Angela e Verdiana Bivona quella divenne vacanza dalla vita. Per sempre.

E per colpa di chi nel nome delle idee non ebbe paura di ammazzare 80 persone. Gli almanacchi tragici dell’epoca ci informano che sì, “con i suoi tre anni Angela è la vittima più piccola della strage di Bologna”. Una strage per cui solo pochi giorni fa, nel 2024, La Corte d’Assise d’Appello di Bologna, presieduta dal giudice Alberto Pederiali, ha confermato l’ergastolo per l’ex terrorista di Avanguardia Nazionale, Paolo Bellini.

L’ultima condannato: Paolo Bellini

Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

Per lui un’accusa sotto vincolo ex 110 Cpp, in concorso con gli ex Nar già condannati. Cioè con Giusva Fioravanti, Francesca Mambro, Luigi Ciavardini e Gilberto Cavallini. E, fuori dai Nar ma dentro al Cuore più Nero d’Italia, con Licio Gelli, Umberto Ortolani, Federico Umberto D’Amato e Mario Tedeschi.

Che sono “tutti morti e non più imputabili, ma ritenuti mandanti, finanziatori o organizzatori dell’attentato“. Per creare tensione, per mettere paura, per pilotare destini complessi. E per dare ad Angela 3 anni per sempre. Tre anni che compie oggi per la 44ma volta. Con noi a soffiare sulla candelina mesta e forte del suo ricordo.