La I Guerra Mondiale e l’Alta Terra di Lavoro (Storie nella Storia)

In accordo con il prof. Gaetano De Angelis-Curtis, pubblichiamo a puntate un capitolo dal suo libro 'La I Guerra Mondiale e l'Alta Terra di Lavoro'. L'intero volume è reperibile preso il Centro Documentazione e Studi Cassinate.

Gaetano De Angelis Curtis

Università di Cassino Laboratorio di Storia Regionale Dipartimento di Lettere e Filosofia

DONNE E GUERRA

Anche nell’alta Terra di Lavoro, con il richiamo alle armi di tanti giovani, le attività lavorative nelle campagne e nelle fabbriche, soprattutto nelle industrie della carta e della lana, fu portata avanti in modo specifico dalle donne, oltre che da giovani e anziani.

Lo sforzo produttivo ricadde principalmente sul mondo femminile e nel corso degli anni di guerra l’attenzione delle autorità governative si soffermò sempre più marcatamente sulle donne. Riconoscendo il forte impegno svolto intensificò la propaganda e offrì degli incentivi che costituivano uno «sprone per un’azione più intensa e produttiva», soprattutto nelle campagne.

Nel 1916 il ministro dell’Agricoltura, Industria e Commercio, Giannetto Casavola, istituì dei premi in denaro e medaglie da conferire alle donne, segnalate dai Comuni, dai Comitati civili, dai Consorzi Agrari, che si erano distinte per la loro attività nei lavori agricoli. In tutt’Italia furono 13.000 le donne premiate in quell’anno199. Fra esse anche alcune donne di Atina. Tuttavia il Consorzio Agrario di Atina, presieduto da Giuseppe Visocchi, non si limitò a segnalare al ministero dell’Agricoltura i nominativi delle donne che più si erano distinte nei lavori nei campi, ma a sua volta volle farsi carico di offrire delle ricompense pecuniarie alle lavoratrici locali della terra.

Infatti il Consiglio di amministrazione del Consorzio decise di istituire sedici premi in denaro. Di essi, dieci da L. 20 ciascuno di cui quattro finanziati personalmente dal presidente Giuseppe Visocchi, andavano alle famiglie di richiamati alle armi che si erano segnalate nei lavori campestri, mentre due da L. 50 e quattro da L. 25 sarebbero stati assegnati a quelle che avrebbero presentato le «migliori vitelle per allevamento» nella fiera da tenersi il successivo primo ottobre 1916200. L’importanza degli animali da lavoro nei campi è testimoniata anche dalla «brillante lotteria» organizzata dal Comitato «Pro Patria» di Pontecorvo nel 1916 e resa «attraente» mettendo in palio una «bellissima giovenca offerta dello stesso Comitato»201.

Oltre al lavoro nei campi e negli opifici, fin dallo scoppio della guerra le donne si impegnarono in occupazioni più propriamente femminili nell’ambito di Comitati misti, adibite al confezionamento di indumenti, quelli in lana da inviare ai combattenti sul fronte alpino, quelli in cotone da distribuire ai militari ricoverati nelle strutture sanitarie della provincia.

A tal scopo furono istituiti Comitati civili formati prettamente da donne, come quello delle «Dame visitatrici», al fine di portare conforto morale ad ammalati e feriti, per poi trasformarsi in infermiere della Sezione femminile della CRI, oppure dilatarono l’offerta didattica a favore dei bambini, soprattutto orfani di guerra, impegnandoli nelle strutture scolastiche per quasi tutto il giorno e anche nei mesi estivi, oppure affiancarono le vedove nell’assistenza agli orfani di guerra, oppure si fece affidamento su di loro per reperire risorse finanziarie dei vari prestiti nazionali.

Con il perdurare della guerra e l’aggravarsi della situazione socio-economica e alimentare furono le donne a farsi carico delle manifestazioni di protesta.

 

Comitato provinciale per gli indumenti militari

Il Decreto luogotenenziale dell’agosto del 1915 li istituì in ogni capoluogo di provincia affidandone la presidenza al prefetto e ponendoli sotto la vigilanza della Commissione centrale governativa. Svolgevano funzioni di raccordo con l’ente nazionale in merito alle assegnazioni di lana che poi provvedeva a ripartire ai Comitati civili comunali.

Inoltre si occupava del reperimento della materia prima individuando ulteriori fonti di approvvigionamento e poi provvedeva settimanalmente alla spedizione degli indumenti confezionati al magazzino militare di Caserta.

Le prime consegne di indumenti confezionati furono effettuate in prossimità del Natale del 1915 con Gaeta, Fondi e Cassino che si segnalarono per i quantitativi prodotti202. In alcuni Comuni si giunse anche all’istituzione di Sotto-commissioni per gl’Indumenti Militari, come a Gaeta e Itri.

Gaeta: Si formò fin dal 28 settembre 1915 e risultò composto dal sindaco, Gennaro Migiarra, in qualità di presidente, dal gen. Leobaldo Traniello203, con funzioni di segretario-cassiere, dal ten. col. Luigi Sersale di Cerisano, dal cap. Enrico Pocci, in rappresentanza dell’Esercito, da mons. Salvatore Fedele, dai sigg. Fortunato Battista ed Elia Riccio, dalla sig.ra Giulia Migiarra-Calì, da suor Costantina Ducret, direttrice dell’Istituto della SS. Casa dell’Annunziata, e dalla maestra Ida Pietropaolo.

Si proponeva di «alimentare e coordinare le iniziative private intese a fornire d’indumenti di lana» i combattenti al fronte, nonché di soccorrere le famiglie dei richiamati204. Per il reperimento dei fondi da utilizzare per l’acquisto della lana fu organizzata una lotteria205.

Fondi: istituito su interessamento dell’on. Fulco Tosti di Valminuta e dell’avv. Vincenzo Aspri, consigliere provinciale, che ne assunse la presidenza, mentre altri componenti furono il capitano dei Carabinieri di Formia, Antonio Camera, in rappresentanza dell’esercito, Gabriele Nardone, Onorato De Arcangelis, presidente della Società Operaia, Alfredo Prota, Paolo Dinia e Vincenzo Conte, quest’ultimo consigliere comunale e segretario della Banca Popolare Cooperativa, le signore Maria Immacolata Cangi nata Dell’Aquila-Aragona e Maria De Giorgio vedova Lucarelli e la signorina Maria Nardone206.

(segue)

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