La Cronica di Ceccano torna nella Contea dopo 500 anni

Il “Festival Alviti”, con “Ceccano svelata”, riporta a casa un manoscritto probabilmente risalente alla fine del Cinquecento: «Un pezzo di storia». Sono gli Annales Ceccanenses: gli Annali che raccontano la storia dei Conti de’ Ceccano. Di cognome oltre che per appartenenza alla Città, ancora senza Natale.

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Ci sono scoperte che fanno meno rumore, ma si sprigionano tra il silenzio assordante. Vengono promosse, ma non si comprende la loro reale portata. Interessano perlopiù ai tanti cultori e appassionati di storia locale che ieri hanno partecipato alla visita straordinaria della Collegiata di San Giovanni Battista.

Eppure la “Cronica di Ceccano” è tornata nella Contea dopo quasi 500 anni. L’Associazione Francesco Alviti, organizzatrice dell’omonimo Festival in corso proprio in questi giorni, ha acquistato e donato alla Parrocchia un prezioso manoscritto risalente con tutta probabilità alla fine del Cinquecento. L’ha restituita alla Comunità assieme a Cultores Artium. Lo hanno fatto nel corso di un evento della serie “Ceccano svelata”, all’antivigilia della festività del Patrono, organizzato dall’associazione Cultores Artium nel quadro della sedicesima edizione del Festival Francesco Alviti.(Leggi qui «L’armonia vince lo scandalo della morte»)

Nella “Chiesa madre” di Ceccano, in collaborazione con Cultores Artium e la rete associativa della Proloco, è stata riportata una terza copia della “Cronaca di Fossanova”. Ovvero gli Annales Ceccanenses: Annali che raccontano le gesta della famiglia medievale dei Conti de’ Ceccano. Che facevano proprio così di cognome, oltre alla questione dell’appartenenza. Furono, tra l’altro, tra i promotori del famoso Schiaffo di Anagni: l’oltraggio (non un vero e proprio ceffone) inflitto a Papa Bonifacio VIII il 7 settembre 1303 nei locali annessi alla Cattedrale di Anagni. Lì venne raggiunto ed oltraggiato da Sciarra Colonna con le sue truppe, umiliato ed imprigionato.

Di Fossanova, o meglio Ceccano

La collegiata di San Giovanni Battista, Patrono di Ceccano

«È tra i più importanti documenti italiani dei secoli XII e XIII, redatta da Benedetto da Ceccano, probabilmente abate a Fossanova – fa presente Cultores Artium -. Attualmente si conoscono due codici manoscritti degli Annales, uno presente nella Biblioteca Vallicelliana di Roma e l’altro a Napoli nella Biblioteca Nazionale. Ora abbiamo la terza copia conosciuta della Cronaca».

Il parroco don Tonino Antonetti ha ringraziato tutti: «Festeggiare San Giovanni è anche e soprattutto crescere come comunità. Questi momenti ci fanno diventare Comunità». Sarà il custode pro tempore di un manoscritto inedito, mostrato ieri sera in anteprima ai presenti. Un emozionato Andrea Selvini, presidente di Cultores Artium, ha dichiarato: «Finalmente riportiamo un pezzo di storia a Ceccano ed è bellissimo per la nostra associazione, che si occupa da tempo di ricerca storica e promozione turistica e culturale dei territori di Ceccano e della sua antica Contea».

Lo facevano da ragazzi con il servizio civile, ancor prima della nascita dell’associazione nel 2012. Da allora, sin dalla riapertura del Castello dei Conti, si occupano anche delle visite guidate nella simbolica roccaforte di Ceccano. Il professor Pietro Alviti, per far comprendere bene il valore di un manoscritto del genere, ha fatto presente: «Abbiamo il testamento di un uomo ricco che divide le sue proprietà tra i due figli. A uno lascia la casa e all’altro i “volumina”, che valevano altrettanto. Questa è Carta di mezzo millennio fa».

«Manoscritto?». «Procedi»

Il manoscritto “Cronica di Ceccano”

La Cronaca fu ordinata dalla famiglia medievale dei de’ Ceccano, che si ritenevano così potenti da volere le origini della fede cristiana e dell’impero come fondamento. Dapprima, però, la presentazione della Collegiata di San Giovanni. È stato possibile, in via eccezionale, anche visitare la Sagrestia e vedere la Cripta di San Giovanni.

Il ritorno del manoscritto si concretizza grazie a una telefonata dell’architetto Vincenzo Angeletti Latini al professor Alviti. «Ci sarebbe questo manoscritto», gli ha fatto l’uno. «Procedi», gli ha risposto subito l’altro. È stata acquistata da un privato erede di un antiquario romano con i fondi dell’Associazione Alviti: dedicata a suo figlio, compianto percussionista morto a soli 22 anni a causa di un tumore incurabile.  Cultores Artium ha curato i contatti con l’antiquario, verificato l’autenticità del manoscritto e studiato il codice. Grazie agli interventi di Angeletti Latini e dello storico Matteo Limongi, specializzato nello studio delle fonti documentarie.

«La Collegiata ha una storia antichissima e “travagliata” da tre importanti restauri che hanno del tutto cambiato le forme dell’antica chiesa medievale – ha ricapitolato Angeletti Latini -. Austera ed elegante testimone della millenaria storia cittadina, della quale ne custodisce gelosamente i tesori, come ad esempio le mura poligonali dell’antica città volsca, i reperti romani di Fabrateria Vetus, gli affreschi medievali e l’organo settecentesco “Catarinozzi”».

Un pezzo di storia cittadina

La presentazione della scoperta

Cultores Artium lo ritiene «un tassello fondamentale nella reintegrazione del patrimonio storico e culturale, dopo i trafugamenti del manoscritto originale del XIII secolo prima e della copia cinquecentesca in seguito». Torna nella Collegiata. Nel dettaglio ci sarebbe poi entrato il Virgilio Angeletti Latini. «Il suo stile – l’ha descritto – è un’armonica sovrapposizione delle epoche e dei tre principali restauri che l’hanno interessata nel corso dei secoli».

«Il primo a fare una copia è Benedetto Conti, da Sora – ha ricostruito Angeletti Latini -. È un frate cistercense che nel Seicento sta a Fossanova e viene incaricato di fare una ricognizione di tutti gli archivi cistercensi. La “Cronaca di Fossanova” è sempre stata la cronaca di Ceccano: gli Annales Ceccanenses. Si fa dare l’originale per farne una copia, ma non da Fossanova, come hanno scritto in tanti. A Fossanova ce lo porta lui, che se la tiene per ben 28 anni».

E poi ancora: «Scrive all’amico benedettino Costantino Caetani, lasciando intendere che la copia sia in possesso di quest’ultimo. A Ceccano, fino agli anni Settanta, si è sentito tanto parlare di un manoscritto ma non s’è mai visto. Ora abbiamo una copia che si trovava in una biblioteca privata di Roma, in Via della Scrofa 48. È stata prima di Enrico Capo, poi del figlio Carlo e ultimamente dell’omonimo nipote, dai cui eredi è stata oggi acquisita».

«La copia prima e completa»

L’intervento dell’esperto Matteo Limongi

Sinora si conoscevano due codici manoscritti degli Annales. «Nella Biblioteca Vallicelliana di Roma si trovano le copie redatte da Benedetto Conti – ha affermato a tal riguardo -. Altre, non fatte da lui ma dallo storico Camillo Tutini trent’anni dopo, stanno nella Biblioteca Nazionale di Napoli. Quindi non copiate certamente dai manoscritti presenti a Ceccano o Fossanova, dove non ce n’era ormai più traccia. Forse è stata utilizzata qualche copia in circolazione, se non proprio quella che oggi doniamo alla Parrocchia. È la copia prima e completa della “Cronica di Ceccano”».

Lo storico Matteo Limongi, a seguito di un’analisi specialistica, l’ha fatta risalire alla fine del Cinquecento. «Dunque, pregevole – ha detto -. Una particolarità di questo manoscritto sono i danni arrecati sul frontespizio dall’inchiostro, che corrodeva la carta».

Infine, ha spiegato: «Gli Annales Ceccanenses consistono in una descrizione annalistica a partire dalla nascita di Cristo fino all’anno 1218. La parte iniziale riprende testi esterni e poi ci si concentra sulla storia dei Conti de’ Ceccano. È interessante anche l’uso dell’oro sul frontespizio e nell’incipit. Sono 54 pagine numerate all’antica, non a destra a sinistra bensì sull’intera facciata. Quindi, in realtà, sono 108 pagine».

Gloria all’Aquila Volante

Il punto di Andrea Selvini, presidente di Cultores Artium

C’è un’altra opera quasi cinquecentesca, il “Libro intitulato aquila volante” del 1497, che nobilita le origini della famiglia comitale che dominò per mezzo millennio gran parte dell’odierna Ciociaria e delle coste pontine. Le copie dell’Aquila Volante sono conservate nella Biblioteca Nazionale di Firenze e nella Biblioteca Europea di Informazione e Cultura. Nell’elenco del “Codice di Madrid II” viene attribuita a “Lionardo d’Arezzo”, ovvero l’umanista Leonardo Bruni.  

«Esordisce dicendo “Sia gloria a quelli che hanno l’Aquila come stemma”, quindi quelli di Ceccano – riporta Angeletti Latini -. Il cardinale Annibaldo scrisse nel suo testamento che “De Ceccano è il nostro cognome”. Eppure non esiste un “Natale di Ceccano” e nelle scuole ceccanesi non s’insegna come nacque Ceccano».

Le conclusioni ad Andrea Selvini: «Facciamo ormai parte del “Comitato Centro Storico”, affinché quello di Ceccano torni a essere per l’appunto un centro storico anziché una periferia urbana – ha concluso Selvini -. Saremo impegnati con tanta cittadinanza attiva». È stato anche lanciato il secondo appuntamento della serie “Ceccano svelata”: una passeggiata culturale da San Pietro vecchia alla nuova, dal centro storico alla parte bassa, dove venne ricostruita la chiesa distrutta dalle bombe alleate della seconda guerra mondiale. (Leggi qui Quando Ceccano fu bombardata come Gaza)