Quando Craxi si occupò della Giunta di Frosinone

La storia di quel 1991 in cui Bettino Craxi mise mano di persona alla giunta comunale di Frosinone. Lacerata da uno scontro interno. Tra chi chiedeva la testa di Marco Ferrara e chi lo sosteneva. Colpevole di avere varato la prima 'sfiducia costruttiva' in un capoluogo italiano. Sullo sfondo la caduta del sindaco Peppe Marsinano. E la salita di Lucio Valle

Siamo nel 1990. In Italia comanda il Pentapartito: è un’alleanza che vede insieme Democrazia Cristiana, Partito Socialista, Socialdemocratici, Repubblicani e Liberali. A Palazzo Chigi c’è il Governo Andreotti VI, il terzo di una legislatura sostanzialmente stabile grazie a quel patto politico. Ed a Frosinone si vota nel mese di Maggio.

Le fibrillazioni sui quotidiani dell’epoca

Ha appena terminato il suo mandato Dante Schietroma primo sindaco non DC della città capoluogo, figura di spicco nei Socialdemocratici: cinque volte senatore, più volte presidente del Gruppo parlamentare a Palazzo Madama, dieci volte al Governo come sottosegretario e come ministro negli esecutivi Spadolini e Fanfani. Uno dei pilastri del Partito fondato da Giuseppe Saragat in seguito alla scissione di Palazzo Barberini.

Il 6 e 7 maggio 1990 le urne premiano nell’ordine DC, PSI e PSDI. All’epoca il Consiglio Comunale di Frosinone è composto da 40 consiglieri: 18 vanno alla Dc grazie a quasi 14mila voti (41,7%), 6 al Partito Socialista che prende il 15,2% e circa 5mila voti, 5 al Partito Socialdemocratico (11% e 3400 voti). Altrettanti seggi vanno al Partito Comunista Italiano che però è poco sotto i 3mila voti (9,8%). Il Movimento Sociale Italiano prende 3 Consiglieri (7,9%, 2500 voti circa). Due seggi vanno ai Repubblicani (5,3%). Uno ciascuno vanno a Liberali, Verdi e civici di Fronte Domani.

È un chiaro segnale di vittoria per i 3 principali Partiti di Governo. Ma, inspiegabilmente, il 18 luglio ’90 si vara una Giunta tripartita DC,PSI, PRI guidata dal sindaco Peppe Marsinano che esclude il PSDI. È il risultato di un intervento dei plenipotenziari andreottiani della DC romana: stringono un accordo con la parte PSI legata al leader Peppino Paliotta. Lo scopo di quel patto è sottile: vengono esclusi i Socialdemocratici per indebolire Dante Schietroma: tutti temono una sua nuovamente vincente ricandidatura al Senato.

Bettino Craxi e Paris Dell’Unto Foto © Stefano Montesi

Nel PSI quattro consiglieri su sei sono al primo mandato. Allora nell’ambiente vengono definiti i giovani leoni del Garofano. Restano al palo nomi importanti più volte assessori e consiglieri per più di 30 anni. Nel PSI, sostenuto da Alfredo Pallone e dal Capo corrente Paris Dell’Unto, viene eletto Capogruppo Marco Ferrara (oggi giornalista e capo Ufficio Stampa della Asl di Frosinone), dopo una lunga militanza sindacale in CGIL.

Trascorrono soli quattro mesi. La Giunta Marsinano si blocca, indebolita da polemiche e una pioggia di interrogazioni degli stessi gruppi di maggioranza. In piazza De Matthaeis, di fronte al distributore di benzina, c’è un vicoletto che conduce all’Autoparco della Polizia di Stato. Su quella stradina c’è l’ingresso ad uno stabile di tre piani: al secondo c’è la redazione del quotidiano Il Tempo, al terzo la sede del Comitato Cittadino della Democrazia Cristiana. Quasi tutti i giorni c’è una riunione dei colonnelli democristiani: la parte che non sta con Marsinano studia le mosse, decide la strategia: non accetta le incursioni romane. Prima e dopo ogni riunione, una parte della Dc puntualmente fa tappa nella redazione de Il Tempo: al viaggio in salita si consigliavano con l’espertissimo caporedattore Gianluca De Luca e con il responsabile delle colonne politiche Luca Sergio; alla discesa nuova tappa, per riferire e fare il punto.

C’è maretta non soltanto nelle file della Dc. Anche i socialisti si ribellano ai ai diktat romani. Sono proprio i socialisti a mettere a punto la strategia dell’incursione con cui rovesciare il sindaco e colpire le invadenze. In Consiglio Comunale i capigruppo Roberto Magliocchetti, Marco Ferrara e Vincenzo Pizzutelli raccolgono le firme: presentano e votano una mozione di sfiducia costruttiva dando vita ad una nuova Giunta DC, PSI e PSDI con sindaco Lucio Valle, vicesindaco e assessore alla Sanità Marco Ferrara e nuovi assessori con una maggioranza più solida della precedente. È la prima volta che in Italia ciò succede in un Capoluogo.

Viene utilizzato per la prima volta lo strumento della ‘sfiducia costruttiva‘ appena introdotto dalla nuova legge degli Enti locali ed il caso diventa perciò nazionale.

Il leader provinciale del Partito Socialista Giuseppe Paliotta fa fuoco e fiamme: denuncia la violazione dello Statuto e si rivolge direttamente a Bettino Craxi.

Il caso Frosinone finisce al centro di un lungo tira e molla in Direzione Nazionale. Arriva direttamente sul tavolo del potentissimo Giusi La Ganga, responsabile assoluto del Dipartimento Enti Locali. Si va in Commissione dei Probiviri: i consiglieri comunali di Frosinone vengono convocati tutti i giorni a Roma, dove si discute la sospensione dal Partito per Marco Ferrara, reo di avere ideato e messo a punto il documento di sfiducia.

È un processo lungo e snervante. Nel quale nessuno cede. A Frosinone sanno che in gioco c’è la loro autonomia politica: hanno ben chiaro che l’operazione condotta da Paliotta li ha scavalcati, a norma di Statuto potrebbe anche starci ma significa finire ostaggio per sempre del Sud della provincia.

Alla fine, siamo nel febbraio’91, interviene direttamente Bettino Craxi. In un incontro riservato a Roma, all’una di notte, sono presenti Paris Dell’Unto e Paride Quadrozzi Segretario provinciale. È Craxi a prendere in mano la situazione: convince Marco Ferrara alle dimissioni promettendo di riconfermarlo nell’incarico. In pratica: dà ragione a chi ne chiedeva le dimissioni sostenendo che ci fosse stata una violazione di Statuto. Ma allo stesso tempo dà ragione a Marco Ferrara apprezzandone l’acume politico e la preparazione che gli ha consentito di mettere a punto la sfiducia costruttiva, buttando giù una giunta a trazione democristiana per sostituirla con una dal maggiore peso socialista.

Bettino Craxi mantiene la promessa: con designazione della Direzione Nazionale PSI e tutti i passaggi statutari rispettati. La Giunta si consolidò, il compianto professor Franco Celani optò per la carica di Capogruppo, divenne esponente PSI al Consorzio ASI (negli anni fu più volte rieletto e nominato assessore, tenne alta la bandiera socialista a Frosinone). Al suo posto entrò Umberto Grande.

La maggioranza con quella Giunta andò avanti fino al 1992 quando, come sappiamo i Partiti furono investiti dall’ondata giudiziaria. Ma questa è un’altra storia. Senza Bettino Craxi.