Il tecnico dispensa elogi e stimoli costanti senza problemi. Dal giorno del suo arrivo ha messo a disposizione un rinnovato entusiasmo e conoscenza del calcio. I giallazzurri che avevano perso il terzo esordio in A, hanno sfatato il tabù-vittoria nelle precedenti 2 esperienze anticipandola col 'botto' alla 2.a giornata. Roma e Lazio non... aiutano i giallazzurri: hanno lasciato 11 punti su 12 a potenziali avversari per la lotta-salvezza
Calcio e statistica come fratello e sorella. Non c’è addetto ai lavori nel mondo del calcio che non strizzi l’occhio ai numeri, alle statistiche. Si dice che “se torturi i numeri abbastanza a lungo, confesseranno qualsiasi cosa”. E’ così. Servono sempre a dare forza, a confortare le analisi. In politica i perdenti di successo sbandierano sempre e comunque una vittoria di qualcosa pur nella sconfitta più cocente, andando a rispolverare raffronti che si perdono nella notte dei tempi. Nel calcio è diverso perché la dead-line è il triplice fischio finale dell’arbitro.
La vittoria anticipa sulla ruota di Frosinone
Il Frosinone attinge ai numeri e può tornare non solo a sorridere ma soprattutto ad essere confortato da un atteggiamento e da una condizione invidiabile per una matricola. In Serie A i giallazzurri si sono riaffacciati il 19 agosto scorso per la terza volta nella storia quasi centenaria del club tenendo testa al Napoli campione d’Italia, sfiorando il 2-2, restando in partita e lasciando i 3 punti solo nel finale. I precedenti raccontano che avevano perso la prima di campionato anche nel 2015-’16 (1-2 in casa con il Torino) e nel 2018-’19 (4-0 a Bergamo).
Grazie al successo sull’Atalanta i ragazzi di mister Di Francesco hanno sfatato un tabù: nel primo anno di serie A il Frosinone conquistò il primo storico punto al 90’ di Juventus-Frosinone (1-1) alla 5.a giornata ma la prima vittoria giunse alla 6.a in casa con l’Empoli (2-0), nella seconda esperienza il primo punto arrivò alla 2.a in casa (campo neutro) col Bologna (0-0) ma la prima vittoria solo alla 10.a a Ferrara con la Spal (3-0) dopo il 3-3 interno con l’Empoli alla 9.a.
Difra, un bel calcio ai numeri ‘fasulli’
E adesso tutti a (ri)scoprire le qualità umane e professionali di Eusebio Di Francesco. Attingendo al solito luogo comune che spesso ‘squarcia’ anche l’inossidabilità e l’inattaccabilità dei dati statistici: secondo diversi quotidiani nazionali, il tecnico del Frosinone, è tornato a vincere una partita in serie A dopo circa 1.000 giorni. Un falso storico. Approssimazione.
La risposta migliore l’ha data proprio Di Francesco nella conferenza stampa post-gara quando un cronista gli ricordava che il suo ultimo successo era datato 7 novembre 2020 (Cagliari-Sampdoria 2-0): “Oggi abbiamo ottenuto una bella vittoria ma quanto alla sua domanda ne è anche passato di tempo senza allenare. Sennò sembra che di partite ne ho allenate 70 senza mai vincere…”.
Conti alla mano, a proposito di statistiche e analisi, Di Francesco da quel 7 novembre 2020, è stato in panchina 19 volte: 16 con i sardi e appena 3 con il Verona. L’allenatore pescarese al suo arrivo al Frosinone ha messo al servizio della società e di una squadra che sapeva di dover guidare fino al termine del mercato work’n progress il suo entusiasmo e quello dello staff, la capacità di insegnare calcio e una mentalità, di far sentire tutti dentro la stessa barca, anche quei giocatori che probabilmente avrebbero lasciato o lasceranno da qui a venerdi la maglia giallazzurra.
E’ ancora presto per sbilanciarsi come e dove potrà arrivare il Frosinone. Sicuramente questa squadra ha un atteggiamento, al netto dei valori di una serie A sempre più frazionata in fasce, sempre propositivo. E poi Di Francesco non è un integralista. E quei tre numeri che identificano il modulo per lui hanno un significato estremamente dinamico. Il suo credo è “spensieratezza, aggressività e correre più dell’avversario”. Lo ha fatto vedere col Napoli per 75’, se ne è accorta l’Atalanta sabato scorso.
Un mister che non gioca per lo 0-0 neanche a parole
Piace Di Francesco perché non si nasconde mai dietro le frasi fatte per fare il classico e salomonico pareggio a parole che lui, in verità, bandisce di principio anche sul campo. E se ad esempio deve dire “ho citato Gelli perché arrivava dalle categorie inferiori e non è più giovanissimo, ma lui è la rappresentazione che con la serietà e l’abnegazione nel calcio nulla è impossibile…” o elogiare Monterisi, Garritano, Canotto, gli esordienti Cheddira e Barrenechea, non è da meno quando ‘stimola’ a dare letture differenti in campo ai vari Caso, Kvernadeze, Turati ed altri.
Piace Di Francesco perché ha dato scacco al suo amico Gasperini con l’aggiunta di un centrocampista, con Mazzitelli interno-mezzala, con un Harroui diventato un grimaldello da ‘scasso’, Cheddira a perdifiato nel cuore della difesa neroazzurra. Piace Di Francesco perché ha dato scacco matto al suo amico Gasperini anche gettando nella mischia finale un giocatore come Szyminski che tutti davano in partenza da tempo e che ha messo in campo l’attenzione di una finale Champions, salvando il risultato.
Quattro giorni al gong
Quando si tornerà in campo, sabato ad Udine (ore 18.30) i giochi di mercato saranno terminati. Sono stati due mesi intensi. Il Frosinone rivoltato come un calzino dal direttore dell’area tecnica, Guido Angelozzi. In queste ore sono stati ufficializzati Lirola (uno dei migliori terzini destri ai tempi di Sassuolo e Fiorentina e poi all’Olympique Marsiglia) e il centrocampista offensivo argentino Soulé. In dirittura d’arrivo Kajo Jorge, altro talento argentino ‘marcato’ Juventus. Che vanno ad aggiungersi al ritorno in prestito di Turati, agli acquisti definitivi di Monterisi, Cerofolini, Romagnoli, Marchizza, Cuni, Harroui, Brescianini, al rientro di Canotto dalla Reggina, al prestito di Cheddira, gli investimenti sui giovani, il brasiliano Lusuardi e l’ex Spal Boccia. Su un’ossatura che, al momento, ha mantenuto Baez, Gelli, Oyono, Mazzitelli, Borrelli, Caso, Garritano, i convalescenti Lulic e Kalaj, oltre a Szyminski.
Una citazione, a proposito di dati statistici, al portiere Cerofolini che si conferma un amuleto: con la Fiorentina 4 vittorie e 1 pareggio nelle 5 gare giocate nel finale di stagione, a Frosinone esordio vincente. Mancano 4 giorni al gong. Non sono da escludere le ultime ‘pennellate’ (a Radio Sportiva domenica pomeriggio il presidente Maurizio Stirpe ha parlato di 5-6 acquisti ancora da fare) e qualche partenza. Angelozzi e i suoi più stretti collaboratori in agguato.
Lazio e Roma, falsa partenza
Fa notizia la prospettiva della classifica vista dai bassifondi dove per la Lazio di Sarri sembra essere l’anno zero. Doppia scoppola tra Lecce in trasferta e Genoa in casa e il prossimo futuro per Immobile & soci si chiama Napoli e Juve fuori casa. Il tecnico, che prova a consolarsi con l’arrivo di Guendouzi, ha visto passi in avanti ma la classifica è un vortice pericoloso per una squadra che pensa di essere grande ma che pare si diverta al ‘Gioco dell’Oca’.
Non va meglio alla Roma che ha preso 1 punto all’esordio con la Salernitana in casa e poi è stata battuta 2-1 al ‘Bentegodi’ dal Verona di Baroni che va a velocità tripla in questo avvio. Giallorossi che si consolano con l’arrivo Big-Rom, al secolo Romelu Lukaku. Curiosamente Lazio e Roma (che attende il sì di Lukaku per infiammare le folle giallorosse) hanno già lasciato 11 punti su 12 a potenziali avversari del Frosinone nella corsa salvezza (Lecce e Genoa la Lazio, Salernitana e Verona i giallorossi).
Milan ed Inter conferme, Lecce sorpresa
A braccetto con i biancazzurri troviamo anche l’Empoli e il Sassuolo. Toscani battuti all’esordio da un sorprendente Verona con la complicità dell’esordiente portiere Caprile – scaligeri che attualmente si tolgono il lusso di guardare tutti dall’alto in basso – e poi superati dal Monza ma soprattutto da una doppietta d’autore del giovane Colpani. Quanto al Sassuolo, allo 0-2 in casa con l’Atalanta ha fatto seguito lo stesso risultato al ‘Maradona’ dove ha trovato un Napoli sempre in formato-spallettiano che Rudi Garcia ‘guida’ con la massima cura. Ha ritrovato Kvara, segnano Di Lorenzo e Osi, arriva Lindstrom. E via col vento.
A proposito di sorprese positive, una citazione anche al Lecce di D’Aversa. A Firenze ha rischiato brutto (Duncan-palo sul 2-0), salvo poi riprendere i Viola e giocarsi il finale a viso aperto, rischiando di perdere. Ma anche accarezzando la vittoria. Italiano si è arrabbiato: “Sempre i soliti errori, adesso basta”, ha dichiarato.
In testa il Milan invece non fa troppa notizia. Pioli ha integrato benissimo i giocatori del nuovo corso senza Maldini e Massara, il Torino si illude con Schuurs e poi perde 4-1. I rossoneri aspettano Taremi, altro colpo sotto l’ala di Cardinale. Mica male dopo il ‘trapasso’ dall’icona Maldini.
Fa rumore l’1-1 di Juventus-Bologna. Anzi fa rumore due volte: in primo luogo perché la squadra di Allegri non bissa il successo dell’esordio e poi perché c’è l’episodio del presunto rigore non concesso agli emiliani sullo 0-1 che dovrebbe portare allo stop dell’arbitro Di Bello. Allegri si consola col carattere e con Vlahovic. Nei posticipi del lunedi l’Inter passa a Cagliari in scioltezza mentre l’Udinese, avversario del Frosinone in Friuli sabato, ha pareggiato sul campo della Salernitana.