L’ultimo salto di Fabrizio Donato

Foto © JUNG YEON-JE/AFP/Getty Images

Il plurititolato triplista ciociaro punta ai Giochi del 2020 e subito dopo smetterà per dedicarsi a tempo pieno all'attività di allenatore. Una carriera luminosa con cinque partecipazioni ai Giochi e la medaglia di bronzo conquistata a Londra nel 2012

Alessandro Salines

Lo sport come passione

Usa una metafora a dir poco azzeccata. E lo fa con il sorriso, la serenità e la determinazione che lo hanno sempre contraddistinto. “Ho cominciato il mio ultimo giro. E’ suonata la campanella. Come si fa nelle gare su pista“.

Fabrizio Donato

Fabrizio Donato, il pluricampione di salto triplo, cresciuto nell’Atletica Frosinone, annuncia l’addio alle pedane. A 43 anni è ora di dire basta senza rimpianti e con tanto orgoglio. Ma prima vuole coronare un sogno grande grande: partecipare all’Olimpiade di Tokyo nel 2020. La sesta consecutiva della sua lunga luminosa carriera. Sarebbe un record. Nell’atletica leggera nessun italiano ha mai gareggiato a sei edizioni dei Giochi. Pietro Mennea, Abdon Pamich e Giovanni De Benedictis si sono fermati a cinque.

L’annuncio al convegno Ansmes

La notizia è rimbalzata mentre a Doha sono in corso i Mondiali di atletica e a margine dell’incontro dell’Associazione Nazionale Stelle al Merito Sportivo, organizzato al Polo Natatorio di Ostia dove tra l’altro Fabrizio vive con la sua famiglia.

Resterà comunque nel mondo dell’atletica come tecnico. Un’attività che ha già intrapreso con successo (ha allenato Andrew Howe) e che vuole portare avanti con il massimo impegno.

Il portacolori delle Fiamme Gialle, capitano della nazionale per anni, era ospite insieme a Carolina Visca, Francesco Cattaneo e Alessio Sartori. “Il mio obiettivo è Tokyo 2020 – ha detto al sito ilfaroonline.it nel corso di un’intervista – Non è facile, è difficilissimo. Ma voglio provarci. Ho cominciato il mio ultimo giro. E’ suonata la campanella. Come si usa nelle gare su pista. Sarà il mio ultimo anno di agonista. Voglio arrivare a Tokyo. Ci proverò. Se riuscirò bene, altrimenti non ci saranno problemi. Ce l’avrò messa tutta. Smetterò senza avere rimpianti“.

Foto di Giancarlo Colombo

Donato è già proiettato alla rassegna giapponese. Tanto che ha sacrificato quest’anno per rigenerarsi e recuperare la forma migliore. Il suo fisico, segnato da tanti infortuni e acciacchi, aveva bisogno di un periodo di riposo e cure. Da tre settimane ha iniziato la preparazione che sarà lunga e durissima. Ma le motivazioni sono forti. 

“Ho sempre pensato che un atleta debba smettere all’apice della carriera oppure in concomitanza di competizioni importanti come ad esempio l’olimpiade – aggiunge sempre su ilfaroonline.it l’atleta nato a Latina ma frusinate doc – Per me potrebbe essere la sesta olimpiade. Sarebbe un record. Questo mi spinge ancora di più a provarci. E chissà smettere con qualcosa in tasca”.

Per il saltatore ciociaro inoltre si profila lo stesso destino di Federica Pellegrini che anche lei lascerà il nuoto dopo i Giochi di Tokyo. Due monumenti dello sport italiano che hanno vinto tanto. Due talenti puri, due esempi da seguire per i giovani. Se entrambi si qualificheranno l’Olimpiade giapponese avrà sicuramente un motivo d’interesse in più. 

L’ultima medaglia olimpica dell’atletica

Dalle gare di corsa su strada a Frosinone al bronzo di Londra 2012, ultimo successo dell’atletica azzurra in un’Olimpiade. La carriera di Fabrizio Donato è stata una vera e propria favola ma ancora ci sono pagine da scrivere. Gli inizi nell’Atletica Frosinone del presidente Roberto Ceccarelli. Prima il podismo e poi il passaggio nel salto triplo grazie alla felice intuizione del tecnico Tonino Ceccarelli. Gli allenamenti sull’asfalto perché all’epoca il campo “Bruno Zauli”  era chiuso. Tanti sacrifici. 

Fabrizio Donato

Poi i primi successi. Il record italiano promesse (16.73) nel 1998 e quello assoluto (17.60) nel 2000, ancora mai battuto. Il passaggio alle Fiamme Gialle, la nazionale. Oltre alla medaglia di bronzo a Londra con la misura di 17.48, ha vinto due ori e altrettanti argenti ai campionati europei all’aperto e indoor. L’ultimo nel 2017 a Belgrado, una medaglia al quale tiene tanto perché conquistata allenandosi da solo. Vanta anche il primato tricolore indoor (17.73), 23 titoli italiani e un oro ai Giochi del Mediterraneo del 2001. Ma ancora non è finita. Tokyo lo aspetta per suggellare una carriera fantastica. Quell’ultima ultima campanella dovrà suonare a festa.         

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