Soddimo, ecco perchè il calcio non è solo una stupida palla

Danilo Soddimo, genio e follia nel campo di gioco. Con la sua mezza gara piena di gol e pali. E quel secondo di assoluta pazzia. Ma è il tocco di fantasia che illumina il Frosinone. Perché il calcio non è solo una stupida palla

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

Guardi giocare Danilo Soddimo in mezzo al campo e ti ricordi le ginocchia sbucciate, la tuta bucata, gli appuntamenti dopo scuola in campetti abbandonati pieni di erbacce e polvere densa.

 

Lo osservi danzare contro i grifoni arrivati allo Stirpe da Perugia: delizia… e poi croce, con la sua mezza gara condita da gol e pali e l’altra mezza fatta di follia assoluta. Che ti ricorda però la voglia di giocare ad ogni costo, la foga, le entrate dure, gli attaccabrighe; quell’adrenalina che ti portavi a casa dopo una vittoria o il peso dei pensieri per una sconfitta, una giocata azzardata, una giornata storta.

 

Ti ricorda la leggerezza nell’inventare traiettorie impossibili o nel creare dal nulla spazi fuori da ogni schema che tanto “chi segna l’ultimo vince” e domani si riparte da zero.

Vederlo giocare mette alla prova quei ricordi, costringe a tornare col cuore a quei campetti polverosi, alla sensazione che si prova nell’avere un pallone fra i piedi, alla passione genuina, al momento in cui ci si innamora perdutamente di questo sport.

 

Perché Danilo Soddimo è quel bambino là e forse è proprio per questo motivo che ci fa tanto arrabbiare. Forse è proprio per questo che ti offre una prestazione da applausi fino al fattaccio su Colombatto: meritando l’espulsione che poi condiziona il resto della gara.

 

È un numero dieci stampato sulle spalle di un uomo che ha conservato intatto quell’amore infantile: che scalpita per entrare in campo, che sostiene i compagni, che perde il controllo, che si danna l’anima, che sceglie traiettorie inedite, che gioca di fantasia, che perde la testa, che lascia a bocca aperta, che nel bene o nel male ci mette il cuore, fa scelte caparbie e a volte sconsiderate.

 

È un professionista scampato a quel circuito asettico che è il calcio moderno, un mondo che lui tratta con inconsapevole irriverenza ogni volta che si comporta come se uno stadio fosse il cortile dietro casa.

 

Non dovremmo sperare che se ne vada perché quando spariranno definitivamente dalla circolazione quelli come lui non avremo più né una ragione per infuriarci né una per innamorarci e quello sport che amiamo tanto ci sembrerà solo una stupida palla.