Un goal stratosferico. Una maturità ed una sicurezza che non ti aspetteresti. Pinamonti è l'impressione di assistere alla nascita di una nuova stella nel firmamento del calcio
“Ma che goal ha fatto Andrea Pinamonti?!” Pensi mentre non riesci a smettere di urlare per quella saettata che da 30 metri va a finire sotto il sette e dietro alle spalle di Lafont. Per il pareggio. Per il quarto risultato positivo di fila. E per tutti quegli abbracci e quella rabbia. Per quella sentenza della Giustizia sportiva, arrivata qualche ora prima, che mette definitivamente fine a quel teatro dell’assurdo che è stato il post Frosinone- Palermo. E che rende quei sette punti finalmente indiscutibili e sicuri. Il suo capolavoro arriva all’ottanovesimo minuto, come contro la Spal, come quel numero stampato sulla sua maglia.
Arriva un attimo prima del 90’. Perché la paura non abita più al Benito Stirpe e tantomeno nelle scelte di mister Longo che, per la prima volta da inizio campionato, cambia le carte in tavola due volte: 3-5-2 al 62’ con l’inserimento di Cassata e Pinamonti, 4-3-1-2 al 76’ con l’inserimento di Soddimo.
E mentre non ti stancheresti mai di guardare e riguardare quel capolavoro balistico, pensi che ci sarebbe stato poco da fare se non ci fosse stato Marco Sportiello a difendere in maniera impeccabile quei pali dai colpi incrociati di Chiesa e Biraghi.
Se non avesse avuto la determinazione di ritrovare le giuste motivazioni dopo i 24 goal incassati nelle prime otto partire. Se la deviazione di Beghetto non si fosse stampata sul palo, alla destra del nostro estremo difensore.
Ma ciò che rende Frosinone-Fiorentina una gara speciale ha poco a che fare con la sorte e molto con la stoffa del campione.
Perché “La fortuna non esiste: esiste il momento in cui il talento incontra l’occasione.”
Perché i campioni li riconosci subito. E non dalle qualità tecniche e fisiche. Li riconosci perché con le loro giocate fermano il tempo, immobilizzano la scena e tutti i suoi personaggi. In quell’istante infinitesimale, restano soli con il loro talento a creare magie. E un attimo dopo aver compiuto prodezze, hanno tutti quella stessa espressione un po’ stupita. Ed è forse questo che li rende speciali.
Perché i giovani campioni sono i primi ad emozionarsi. E quell’emozione è talmente vera e pura che è impossibile non rimanerne irrimediabilmente stregati. E magari piangere. Perché è questo che si fa quando si ha il privilegio di avere di fronte un ragazzo che scoppia in lacrime per il suo primo goal in serie A e che due turni dopo replica stringendo con rabbia ed orgoglio lo stemma della squadra che ami.
L’onore di avere davanti ai propri occhi l’essenza del calcio, quel raro momento in cui la realtà dà ragione ai sogni di un giovane fuoriclasse e così facendo anche a tutti coloro che tirando calci ad un pallone fantasticano di fare altrettanto.
Quella rara emozione che si prova nel veder nascere una giovane stella del calcio italiano.