Dopo un anno di stop forzato, il difensore italo-albanese è tornato protagonista. Titolare nelle ultime 2 gare, a Cittadella è stato tra i migliori in campo. Ha conquistato la fiducia del tecnico Vivarini ed è destinato a diventare più di un’alternativa. Una storia di riscatto per un giovane di talento che ha saputo rialzarsi e superare gli ostacoli più alti
Scorza dura e cuore caldo. Altrimenti non si sarebbe rialzato dopo tutto quello che ha passato negli ultimi tempi. Sergio Kalaj, 24 anni, si è ripreso la sua vita ed è tornato ad essere felice. E’ stato fermo per oltre un anno. Una stagione intera. Per un atleta equivale a 12 mesi da incubo. Da qualche settimana è tornato a fare ciò per cui ha sempre sudato da quando era un bambino. Due partite di fila da titolare dopo la manciata di minuti a Brescia. La gioia della prima vittoria del Frosinone che ha lo ha lanciato nel calcio che conta ed ha sempre creduto in lui malgrado quei problemi che sembravano insuperabili.
Un ottimo ritiro, allenamento dopo allenamento, il difensore centrale italo-albanese si è guadagnato la fiducia del tecnico Vincenzo Vivarini. E’ diventato più di un’alternativa in una retroguardia che ha bisogno di solidità e talento. D’altronde Guido Angelozzi ci ha scommesso sin da quando lo ha pescato alla Carrarese nel gennaio del 2002, “sponsorizzato” anche dal suo tecnico dell’epoca Totò Di Natale. “E’ un ragazzo forte e lo sapevamo”, ha detto in un’intervista il direttore dell’area tecnica.
Il rientro e il pianto liberatorio
Kalaj ha rivisto la luce in fondo al tunnel al 78’ della partita giocata a Brescia il 14 settembre. Uno scampolo di gara che gli è sembrata la finale di Champions League. Peccato solo per il risultato. L’ultima apparizione il 19 maggio del 2023 nella gara Ternana-Frosinone (2-3), giornata conclusiva del campionato della promozione di cui è stato protagonista con 9 presenze. Poi il buio a causa di un problema che lo ha bloccato negandogli la gioia della Serie A che si era conquistato sul campo. Kalaj non si è arreso, ha lottato per tornare in campo ed alla fine ce l’ha fatta.
“Oggi per me significa tutto. È difficile spiegare quello che ho provato, la sofferenza nel vedere gli altri giocare e non poter dare una mano alla squadra – ha detto dopo la partita di Brescia – Però tutto passa, siamo qui e sono felice di essere tornato. È stata un’emozione incredibile, sono entrato in campo con le lacrime agli occhi”. Poi le conferme col Bari e Cittadella a dimostrazione di una crescita costante. Al “Tombolato” un’ottima partita giocata soprattutto con personalità e la giusta cattiveria agonistica.
Frosinone nel destino
Cresciuto calcisticamente in uno dei vivai più importanti d’Italia, il Savio di Roma, lo scudetto Giovanissimi vinto agli ordini del tecnico Eros Guglielmo. Notato dalla Roma e quindi dalla Lazio dove ha militato nella Primavera per 3 stagioni dal 2017 al 2020 con un’apparizione in prima squadra guarda caso nella trasferta a Frosinone dove 3 anni dopo è approdato.
Dopodiché il Grosseto (21 presenze) e la Carrarese in Lega Pro dove è stato titolare inamovibile fornendo ottime prestazioni e catturando l’attenzione di Angelozzi e dei suoi osservatori. A gennaio 2022 il direttore tecnico ha sferrato l’assalto decisivo bruciando la concorrenza di altri club.
Una carriera in salita
A Frosinone non è ancora esploso come magari sperava. Ma gli ostacoli incontrati sono stati davvero difficili. Quest’anno però potrebbe essere quello giusto. Le qualità non gli mancano, le premesse ci sono tutte. E la fortuna che non guasta mai potrebbe finalmente aiutarlo dopo tante vicissitudini. La prima mezza stagione è stata di ambientamento: solo 2 presenze chiuso da Gatti, Szyminski e Barisic. Ma il Frosinone lo ha aspettato come del resto anche Alban Bushi, ct della Nazionale Under 21 albanese di cui Kalaj è stato un punto fermo.
Forte della fiducia del tecnico Fabio Grosso e della società sembrava pronto a spiccare il volo ed invece la sfortuna non lo ha risparmiato. La morte del padre Luk a fine settembre del 2022 lo ha segnato profondamente. Il legame era fortissimo. E’ stato il papà, tifosissimo tra l’altro della Lazio, a spingerlo ad iniziare a giocare e lo ha sempre spronato. Malgrado il forte dolore Sergio piano piano si è rialzato dimostrando grande determinazione. Alla fine ha ritrovato il campo collezionando 9 gare ed 1 assist e partecipando alla conquista della Serie A. Ma i guai, come si dice, non finiscono mai. Il massimo campionato infatti lo ha guardato soltanto dalla tribuna fermato da un problema serio. Il difensore italo-albanese ha continuato a lottare ed alla fine ha avuto ragione. E da qualche settimana è tornato a sognare inseguendo un pallone.
Scorza dura e cuore caldo.