Due riflessioni a mente fredda su Frosinone-Lazio. Ci sono due elementi che - a parti invertite - non avrebbero prodotto lo stesso risultato. Il Var. Ed i tifosi della Lazio: spostati per ragioni di sicurezza hanno trascorso il tempo ad istigare il tifo di casa
Calcisticamente parlando, l’analisi della gara fra il Frosinone di Baroni e la Lazio di Inzaghi non può prescindere da alcune considerazioni in merito al rigore prima concesso ai giallo azzurri dall’arbitro Fabbri e poi revocato facendo ricorso al VAR quando il risultato era ferma sullo 0-0.
Considerato che “calciatori e staff non possono richiedere la revisione né condizionarla, pena l’ammonizione o l’allontanamento”, risulta quantomeno discutibile l’atteggiamento concesso ai giocatori laziali che si sono “trattenuti” con insistenza intorno al direttore di gara nonostante questi li invitasse ad uscire dall’area e a lasciar proseguire il gioco mentre Ciano aveva già sistemato la palla sul dischetto da qualche minuto.
Preso atto che “solo l’arbitro può iniziare una revisione, il Var può soltanto suggerirla” e che “il VAR è un ufficiale di gara che può assistere l’arbitro soltanto in caso di “chiaro ed evidente errore”, se ne deduce che o l’entità delle trattenute in area è da considerarsi come un “chiaro ed evidente errore” – e quindi da lunedì in poi, di tutte toccherà riesaminarne il calibro tramite il VAR – o che la trattenuta di Bastos fosse solo apparente e che quindi Ciano avrebbe dovuto rimediare un cartellino giallo per “evidente” simulazione.
Misteri del VAR. E della solerzia con la quale i direttori di gara applicano il regolamento ogni volta che un episodio “dubbio” risulti favorevole al Frosinone e non ai suoi illustri avversari.
Una premura che pesa sulle sorti della gara e ancor più in termini di punti e risultati, una considerazione chiaramente emersa anche nelle parole del post gara di mister Baroni: “L’episodio col Milan e questo sono episodi che non sono a favore. Sarebbe bastato averne uno a favore per cambiare la classifica e principalmente per la convinzione, perché questi ragazzi hanno bisogno di fiducia, di trovare dei punti attraverso le prestazioni”.
Inutile chiedersi se a parti invertite la decisione di Fabbri sarebbe stata la stessa.
Ma c’è un altro elemento che a parti invertite probabilmente non avrebbe prodotto lo stesso risultato. E si tratta della decisione, comunicata dalla società il 30 gennaio, di far spostare gli abbonati del settore E della Curva Sud nel settore H della Tribuna Est per motivi di sicurezza, rimpiazzandoli con 200 tifosi biancocelesti con un biglietto al prezzo del settore ospiti (33.50). Se il tifoso abbonatosi negli ex Distinti sa che in occasione dei big match avrà intorno esponenti del tifo avversario, lo stesso discorso non vale per quelli di Curva Sud che mai avrebbero pensato di ritrovarsi fianco a fianco – fatto salvo che per un cordone di un paio di steward – con la compagine avversaria, schierata di tutto punto e prodiga di cori e bandiere.
Una scelta societaria che ha destato non poche perplessità e numerose critiche, perché interpretata come una decisione presa per finalità economiche e non per problemi legati alla sicurezza, ma che a ben vedere non ha nulla a che fare con l’esigenza di aumentare gli incassi della serata.
Più verosimilmente le ragioni del trasferimento potrebbero risiedere nell’esaurimento a tempo record dei posti disponibili nel settore ospiti. Una circostanza che avrebbe certamente portato all’acquisto di biglietti di Tribuna Est da parte della tifoseria organizzata (presente lunedì in Curva Sud) difficile da gestire se dispersa fra i tanti tifosi locali presenti.
Una scelta quindi che va nella direzione opposta del ritorno economico. Se è vero che questo episodio segna un precedente che inevitabilmente influenzerà le scelte future di chi vorrà abbonarsi in Curva Sud, è altrettanto indubbio che compattare il tifo organizzato avversario in un settore “casalingo” ha evitato che si potessero creare situazioni incontrollabili ed ingestibili di disordine pubblico.
Avere i laziali in Curva Sud ha prodotto la sensazione di una vera e propria appropriazione indebita degli spazi. Tuttavia ancora una volta il tifo ciociaro può andare fiero di se stesso perché ha dato prova di maturità, intelligenza, rispetto e civiltà; concetto apparso estraneo alla tifoseria ospite intenta invece in continui sfottò.
Nulla che non sia già accaduto nel precedente campionato di serie A, un esercizio di stile che vede la tifoseria laziale lontano da grandi espressioni di tifo e ancora la volta poco interessata ad incitare i propri uomini e più concentrata invece ad insultare i ciociari e la Ciociaria.
Nemmeno l’emozione di vedere e riuscire a leggere i numeri dietro le maglie dei propri giocatori li ha distolti dall’esigenza di offendere chi invece ha molto da insegnare in fatto di strutture sportive ed educazione.
Ma ognuno giudica in base ai parametri che possiede.
Viene da pensare che non avendo grossi risultati sportiva di cui gioire, sia questa la loro unica fonte di soddisfazione.