La chiusura del mercato ha messo in evidenza una rosa che è stata valorizzata nonostante la delusione del risultato. Diverse le cessioni che hanno fruttato cifre a 6 zeri. Il primato spetta a Soulé, il capolavoro è Brescianini. Cosa non ha funzionato allora?
Una retrocessione paradossale. E non è più una sensazione. Ormai un dato di fatto. Per questo brucia ancora e tanto sulla pelle dei tifosi. Dopo le convocazioni in Nazionale di Brescianini ed Okoli che hanno destato un certo scalpore, la chiusura del calciomercato ha messo in evidenza una realtà addirittura più clamorosa. Il Frosinone in pratica è scivolato in Serie B con una rosa di giocatori che ha sfornato quasi 90 milioni di cessioni (87,300). Malgrado il risultato finale la metà dell’organico ha creato valore alla società giallazzurra ed ai club di proprietà dei cartellini.
La domanda sorge spontanea: com’è possibile allora retrocedere con una squadra milionaria? Difficile dare una risposta, i misteri del calcio sono infiniti, è uno sport e non una scienza esatta, le vittorie e le sconfitte dipendono da tanti fattori. Si può però affermare che la sostanza c’era ma probabilmente è mancato qualcos’altro oltre a diversi episodi contrari e un finale dove è successo tutto ed il contrario di tutto.
Soulé-record, Brescianini-capolavoro
Il fantasista argentino è stato il classico diamante grezzo che a Frosinone si è trasformato in un gioiello da 30 milioni quanto lo ha pagato la Roma dalla Juve. Arrivato in prestito dal club bianconero con pochissima esperienza e tante speranze, in Ciociaria è esploso realizzando 11 reti. Tornato a Torino, Giuntoli lo ha ceduto alla Roma finanziando così una parte del mercato juventino.
Ma il vero capolavoro del Frosinone ed in particolare del direttore Guido Angelozzi è stato Brescianini. Il centrocampista ha avuto un exploit incredibile. Prelevato dal Milan a titolo definitivo, dopo alcuni prestiti in Serie B, ha avuto una crescita esponenziale. Tanto da diventare uomo-mercato: alla fine l’ha spuntata l’Atalanta per 13 milioni superando in primis il Napoli. Subito titolare di Gasperini, è stato convocato in azzurro per la Nations League riconoscendo al Frosinone i meriti per averlo valorizzato. “L’esperienza in Ciociaria è stata fondamentale e, anche se è finita male, è stata un bel trampolino di lancio per me – ha ammesso Brescianini – Il club di Stirpe è un esempio per il calcio italiano, che deve lanciare più giovani. La crescita del movimento può passare da società così”.
Harroui, Mazzitelli ed il caso… Caso
Non solo Brescianini. Il Frosinone ha capitalizzato le cessioni anche di altri giocatori di proprietà. In primis quella del trequartista marocchino Harroui, passato al Verona tramite la clausola rescissoria di 3 milioni. Poi l’ex capitano Mazzitelli, approdato alla corte di Fabregas al Como per 2 milioni. “Il giocatore aveva detto di voler restare, poi ha cambiato idea – ha raccontato Angelozzi – Mazzitelli mi chiamava tutti giorni per andare via dicendo che avrebbe guadagnato il triplo. La sua cessione mi è stata forzata”. Venduto inoltre il difensore Romagnoli alla Sampdoria per 300 mila euro con risparmio del relativo ingaggio.
Al fotofinish (contratto depositato alle 23.58 dell’ultimo giorno) è stata chiusa la trattativa per il trasferimento di Caso al Modena per 1,4 milioni. L’attaccante dallo scorso febbraio era fuori rosa. E nel computo non c’è ancora Cuni: il centravanti nelle prossime ore volerà in Russia al Rubin Kazan e di sicuro il Frosinone non lo regalerà. Si parla infatti di 2 milioni (il 50 per cento andrà al Bayern Monaco) a titolo definitivo.
Okoli in Premier, Barrenechea in Liga
Il campionato a Frosinone ha lanciato Okoli. Il difensore centrale, tornato all’Atalanta per fine prestito, è stato venduto al Leicester per 15 milioni. Una cifra importante a conferma della crescita di un calciatore convocato in questi giorni dall’Italia di Spalletti per i prossimi impegni. “A Frosinone è stato un anno importante per me, Di Francesco mi ha aiutato – ha sottolineato Okoli – Spalletti è venuto a vedere gli allenamenti e s’è focalizzato molto sulla professionalità. Da quel giorno ho sempre pensato alle sue parole e ora sono contento che ha visto qualcosa in più”.
Enzo Barrenechea, regista argentino del 2001, salito alla ribalta a Frosinone, in Premier è stato solo di passaggio. L’Aston Villa lo ha prelevato per 11 milioni (compresi 3 di bonus) dalla Juve e poi girato in prestito al Valencia. Nonostante un rendimento altalenante, l’aria di Frosinone ha fatto bene anche a Kaio Jorge: la Juve, titolare del suo cartellino, è riuscito a cederlo per ben 8 milioni.
Zortea e gli altri rimasti in Serie A
Rientrato all’Atalanta, l’esterno trentino è stato preso dal Cagliari di Nicola per 5 milioni. Al Frosinone da gennaio scorso, Zortea è stato protagonista di un ottimo girone di ritorno (14 presenze, 1 gol e ben 5 assist). Tanto da non sfuggire alle attenzioni del club sardo. Al di là delle cessioni milionari, l’intera rosa dello scorso torneo si valorizzata malgrado il risultato finale.
A confermarlo quei giocatori rimasti in Serie A come il portiere Turati in prestito al Monza dal Sassuolo, il difensore Valeri in forze al Parma, l’attaccante Cheddira passato all’Espanol via Napoli e Baez tornato in Uruguay al blasonato Penarol.
Cosa non ha funzionato?
Gli episodi (pure arbitrali), la sfortuna e un’ultima giornata dove è successo il finimondo hanno fatto la loro parte. Ma il Frosinone ha pagato una gestione tecnica altalenante: Eusebio Di Francesco da una parte ha portato la squadra a giocare un buon calcio ma dall’altra ha avuto il torto di non adattarsi alle situazioni contingenti.
L’attuale tecnico del Venezia è stato uno dei principali artefici dell’exploit iniziale, ha valorizzato diversi giovani come appunto Soulé, Brescianini, Barrenechea ed Okoli. Tuttavia ad un certo punto doveva cambiare spartito ed invece ha insistito troppo sui certi principi. Mentre la squadra perdeva colpi su colpi. Quando ha deciso di voltare pagina i risultati si sono visti però ormai era tardi. E alla fine il Frosinone non si è salvato pur per un soffio.
Una retrocessione paradossale.