La provincia di Frosinone bocciata dall’annuale classifica stilata dalla PtsClas per conto de Il Sole 24 Ore. Quasi tutti gli indicatori sono negativi, dalle discipline di squadra a quelle individuali. Rispetto all’anno scorso perse 8 posizioni
Un’altra fotografia impietosa. Un’altra sonora bocciatura. Anche nello sport la Ciociaria non cresce, anzi regredisce e scende sempre più in zona retrocessione. A sancirlo è la classifica annuale sull’indice di sportività elaborata dalla società specializzata PtsClas per conto de Il Sole 24 Ore, il quotidiano economico edito da Unindustria.
La provincia di Frosinone si è piazzata al 98° posto (0,364 l’indice, 201,8 il punteggio) su 107, ultima nel Lazio. Un risultato sconfortante che dovrebbe far riflettere tutti a partire dalle istituzioni che evidentemente non riescono a creare le condizioni per farsì che lo sport possa rappresentare un valore.
L’indagine è giunta alla sua quindicesima edizione e viene elaborata in base a 36 indicatori suddivisi in 4 categorie (struttura sportiva, sport di squadra ed individuali, sport e società). Rispetto agli anni passati sono stati inseriti 5 indicatori nuovi: 3 relativi ai risultati di Tokyo (maschili, femminili e paralimpici), 1 riguardante ai luoghi di nascita degli azzurri ai Giochi dal 2000 ad oggi ed un terzo sulle discipline associate. I 4 indicatori del 2020 sull’impatto della pandemia sullo sport sono stati assemblati in un unico indice che va letto al contrario. Data la ridotta attività non si è considerata la voce “Amatori e Master”. Infine sono state unificate storia e cultura sportiva.
LA MAZZATA DEL COVID
La Ciociaria non mai brillato in fatto di sportività ma nell’ultimo anno la situazione è addirittura peggiorata. Gli effetti della pandemia si sono fatti sentire con il blocco di tutte le attività o quasi ed una ripartenza complicata.
Nessun risultato di rilievo sia a livello di squadra che individuale, assenza totale di atleti alle Olimpiadi. Scarsi se non nulli gli investimenti sulle infrastrutture. L’indice dì sportività è quindi crollato. Nel 2020 la provincia di Frosinone si era piazzata all’85°. Ha perso quindi 8 posizioni. Due anni fa era addirittura 78° come nel nel 2018. Nel giro di 3 anni una caduta libera.
Nelle 4 categorie il Frosinone non è andata oltre l’85ª posizione registrata nel settore sport e società. Negli sport individuali 86° posto, 92° nelle discipline di squadra, 93° nella struttura sportiva che comprende tra gli altri gli indicatori relativi il numero di tesserati Coni (79ª posizione) e l’impatto del Covid sui campionati (81ª). Ma a spingere in basso la Ciociaria sono i risultati molto negativi di alcuni indicatori: sport e storia (101° posto), società dilettanti (100°), sport outdoor (96°) ed indoor (94°), media per lo sport (96°), sport e turismo-natura (94°) e sport paralimpico (90°).
Non manca comunque qualche risultato discreto. Il migliore arriva nella formazione per lo sport: la provincia si piazza 15ª grazie anche alla presenza di una qualificata facoltà di Scienze Motorie all’Università di Cassino. Negli sport individuali la Ciociaria eccelle nel nuoto con un buon 31° posto, mentre nelle discipline di squadra non è da disprezzare il 40° nel calcio dilettanti.
FANALINO DI CODA NEL LAZIO
Altro dato deprimente è l’ultimo posto della Ciociaria tra le 5 province del Lazio. Un primato negativo di cui il territorio frusinate avrebbe voluto fare a meno. Ma i numeri non tradiscono e la classifica parla chiaro.
Al primo posto ovviamente c’è Roma con il suo 19° posto (714,2 il punteggio). Segue Latina al 62° (369,97), Rieti al 67° (344,45) e Viterbo all’83° (285,37). C’è da sottolineare come queste province riescano ad eccellere in qualche indicatore.
Roma ad esempio è prima nel tasso di praticabilità sportiva e terza nei media per lo sport. Rieti è in testa nell’atletica, forte di una tradizione a dir poco importante. Anche l’8° posto di Viterbo nel calcio dilettanti va sicuramente rimarcato come il 19° di Latina in qualità di “culla olimpica”.
NON SI FA SISTEMA
Non basta il Frosinone che da 3 lustri milita nei campionati di vertice del calcio italiano. Non bastano altre società che con tanti sacrifici portano avanti la loro attività a livello nazionale. In Ciociaria non si fa sistema. Nello sport come in tanti altri settori. Succede da sempre. E così bisogna soltanto affidarsi alla buona volontà dei cosidetti “mecenati” che spesso e volentieri si sentono abbandonati a se stessi.
La carenza cronica di strutture sportive poi è sempre stata la palla al piede dello sport provinciale. Un limite che ha allontanato molti investitori ed appassionati. A parte qualche eccezione, la politica non è riuscita a mettere in piedi una strategia organica sull’impiantistica anche quando erano disponibili risorse ingenti. Mancano inoltre cultura sportiva ed un vero coordinamento. Lo scioglimento dei comitati provinciali del Coni ha tolto un punto di riferimento.
VARESE IN VETTA, MALE IL SUD
Varese è in testa nella classifica dopo il 14° posto dello scorso anno. E’ la prima provincia della Lombardia a conquistare lo “scudetto” dello sport. Trento è seconda guadagnando una posizione e conquistando il prestigioso primato di provincia “più attrattiva” per i grandi eventi sportivi nazionali e internazionali. Al terzo posto Genova: solo 19ª nel 2020 in quanto fortemente penalizzata dagli effetti della pandemia (effetti ancora presenti, guida in negativo la graduatoria sull’impatto del Covid), ma compensati dalla leadership negli sport di squadra meno popolari e da altri piazzamenti fra le prime tre.
Oltre al successo di Varese, la Lombardia ha piazzato Cremona al quarto posto (era 22ª). Unica provincia con due vincitori olimpici (Valentina Rodini nel canottaggio e Fausto Desalu nell’atletica). Quinta Bergamo (era seconda) che vince nel calcio professionistico. Per la Lombardia un exploit completato da Milano (12ª), Monza Brianza (15ª), Brescia (18ª) e Lecco (20ª), per un totale di sette territori su 12 nella “top 20” generale.
In fondo alla classifica invece arranca il Mezzogiorno. Il miglior piazzamento è di Cagliari (22°, era 15ª) che mantiene la leadership del Sud Italia. Nonostante le medaglie olimpiche conquistate a Tokyo (poco meno di 20, con 3 ori individuali della Puglia) non decollano le altre province meridionali.
Dopo Cagliari troviamo Brindisi in 56ª posizione, spinta dall’oro di Vito Dell’Aquila nel taekwondo, seguita da Napoli (57ª) e Bari (58ª). Sempre grazie ai successi alle Olimpiadi – rispettivamente l’oro di Lorenzo Patta nella staffetta 4×100 e quello di Luigi Busà nel karate – Oristano (68ª) e Siracusa (69ª) recuperano diverse posizioni. Ma comunque sono tutte meridionali le ultime nove posizioni con il Sud Sardegna che eredita da Enna la maglia nera.