La Federcalcio laziale mette al bando i ‘leoni da tastiera’ (di A. Salines)

Alessandro Salines

Lo sport come passione

Monito del Comitato regionale ai tesserati: “Attenti a quello che scrivete altrimenti sarete puniti”

Moralizzare l’uso dei social network:
parte la crociata del presidente Zarelli

Nel comunicato ufficiale numero 51 il richiamo a dirigenti, tecnici e giocatori ma non mancano le perplessità sull’iniziativa

Non è un vero e proprio editto contro i social ma poco ci manca. Non siamo in Corea del Nord o in Iran ma in Italia ed in particolare nel Lazio. L’intento è sicuramente costruttivo e positivo: moralizzare l’uso di facebook, twitter ed instagram. Però sembra esagerato che nel 2017 in un mondo sempre più digitale ed internettiano il Comitato regionale della Federcalcio debba addirittura emanare un comunicato ufficiale (il numero 51 del 14 settembre) nel quale i tesserati (tutti dilettanti tra l’altro) vengono richiamati ad un uso più corretto dei social con tanto di minaccia di sanzioni in base al Codice di Giustizia Sportiva.

“Cari dirigenti, negli ultimi tempi è stato registrato un uso sempre più frequente dei social da parte di dirigenti, tecnici e tesserati delle società appartenenti al Comitato Regionale Lazio, attraverso i quali sono stati diffusi commenti denigratori che vanno al di là della libertà d’espressione e che sono sconfinati nelle offese verso altri tesserati, arbitri o componenti federali – si legge nel comunicato firmato dal presidente Melchiorre Zarelli – Ribadendo il rispetto e l’apprezzamento, da parte del Comitato Regionale Lazio, per la libertà di espressione, si ritiene comunque opportuno richiamare l’attenzione delle società e dei loro tesserati al rispetto delle comuni regole di buona educazione e del buon senso per garantire un confronto civile, sul web come nella vita”.

Il presidente avvisa i tesserati sulle conseguenze disciplinari che potrà avere l’utilizzo distorto dei social: “Si richiama pertanto l’attenzione anche sulle conseguenze disciplinari che sul piano sportivo i comportamenti denigratori e offensivi possono portare ai tesserati Figc, i quali sono tenuti al rispetto del comma 1 dell’articolo 1 bis del Codice di Giustizia Sportiva, che stabilisce: “Le società, i dirigenti, gli atleti, i tecnici, gli ufficiali di gara e ogni altro soggetto che svolge attività di carattere agonistico, tecnico, organizzativo, decisionale o comunque rilevante per l’ordinamento federale, sono tenuti all’osservanza delle norme e degli atti federali e devono comportarsi secondo i principi di lealtà, correttezza e probità in ogni rapporto comunque riferibile all’attività sportiva”.

“Si invitano le società a diffondere, ai propri tesserati – conclude il comunicato – il contenuto del presente messaggio per garantire un corretto e sano rapporto di comunicazione ed evitare, come detto sopra, il ricorso a segnalazioni alla Procura Federale dei comportamenti scorretti”.

Ciò che lascia perplessi come detto è l’ufficialità dell’iniziativa. Siamo ad inizio stagione e per adesso forse bastava un richiamo informale del presidente Zarelli. E se proprio si doveva intervenire in maniera così solenne, allora occorreva essere meno generici. Quale sarà il perimetro della critica? I tesserati cosa potranno dire e cosa no? Chi stabilirà il confine tra libertà di espressione e dichiarazioni fuori luogo? La sensazione è che la discrezionalità delle segnalazioni e della Procura Federale possa prevalere nell’applicazione del comma 1 dell’articolo 1 bis del Codice di Giustizia Sportiva e creare disparità di giudizio. Ai posteri l’ardua sentenza.