La malattia, il buio e il gol più bello: la favola dell’avvocato-bomber Ambrifi

L'attaccante ciociaro ha rischiato di non camminare più ma non ha mai mollato. Dopo 4 stagioni di stop ed a 37 anni è tornato in campo segnando il gol-vittoria nel Monte San Giovanni Campano. Un esempio di perseveranza, una storia di coraggio

Emiliano Papillo

Ipsa sua melior fama

La favola di Francesco Ambrifi ha avuto il lieto fine dopo 4 anni in cui si sono alternate pagine di paura, dolore, speranze, abbracci e soprattutto passione. La passione per il calcio che lo ha spinto a non arrendersi ad un destino a dir poco atroce. Una passione più forte della malattia rara e terribile che lo aveva messo all’angolo fino ad appendere gli scarpini al chiodo. Una passione andata oltre il tempo: 37 anni, un’età che per un calciatore spesso fa rima con ritiro. Ed invece Francesco Ambrifi, nato a Frosinone, a distanza di quasi un lustro e dopo tanta sofferenza, è tornato in campo e già basterebbe questo. Ma il “dio del calcio” ha voluto restituirgli quello che aveva tolto: dopo 6′ dal suo ritorno al gioco ha realizzato al 93′ la rete della vittoria per il Monte San Giovanni Campano contro il Ceprano, confermandosi quel bomber di razza apprezzato per tante stagioni in Ciociaria e non solo.

Una storia di rinascita

L’ultima gara di Ambrifi era stata ad ottobre del 2020 con la maglia del Ferentino in Eccellenza contro il Centro Sportivo Primavera di Aprilia. Poi lo stop, l’incubo. “Per due anni non riuscivo neanche a camminare. Mi hanno diagnosticato la necrosi calcaneare ovvero una parte di osso che muoreha raccontato l’attaccante – Una malattia rarissima per un calciatore che può capitare ai maratoneti. Sono riuscito a superarla con delle terapie particolari all’Ospedale Sant’ Andrea di Roma. Il dottor Carcangiu è stato fondamentale, mi ha aiutato tantissimo. Sentivo un dolore atroce e per 40 giorni ho dovuto portare tutore e stampelle”.

Domenica scorsa il ritorno in campo con il Monte San Giovanni Campano in Promozione ed il gol-vittoria. Forse il più importante della sua lunga carriera. A dargli fiducia nonostante tutto sono stati il tecnico Angelo Bottoni ed il ds Fabio Ceci alla ricerca di un bomber di esperienza e personalità. Ambrifi, infatti è un attaccante molto conosciuto nel calcio dilettantistico. Dopo aver vestito le maglie delle giovanili del Frosinone fino ad esordire in Coppa Italia di serie C (quarti di finale e semifinale) e successivamente del Morolo e Ferentino in serie D. Poi ha militato nel Monte San Giovanni Campano in Eccellenza; Tecchiena, Arce, Real Cassino e Ferentino sempre tra Eccellenza e Promozione. Ad Arce un brutto infortunio, la rottura del crociato del ginocchio.

La spinta della famiglia

La voglia di tornare in campo è stata tantissima. “Ho passato quattro anni bui ma grazie alla mia compagna Debora ed a mia figlia Lara che mi hanno dato grande forza e tanto coraggio ce l’ho fatta ha confessato AmbrifiQuel gol è stata una liberazione. Il momento più bello della mia carriera ed uno dei più belli della mia vita. Credo che quel gol era un segno del destino e realizzarlo decisivo al 93′ è sinonimo della fine di un incubo. Sono felicissimo. Appena ho ricevuto la chiamata del Monte San Giovanni Campano ho detto subito si volevo rimettermi in gioco convinto di poter dare e ricevere ancora tanto dal mondo del calcio. Al futuro non voglio pensare mi godo il momento e spero ancora in tante gioie. Tra l’altro questa rete mi ha permesso di arrivare a 110 gol personali in carriera, non sono pochi”.

Oltre a giocare a calcio Francesco Ambrifi è anche avvocato. “Mi sono laureato in Giurisprudenza nel 2009 ed ho iniziato a fare l’avvocato dal 2014 – ha aggiunto – Ultimamente non sto esercitando più in quanto ho trovato occupazione presso il ministero come funzionario al Tribunale di Frosinone. Ai giovani consiglio di non mollare mai e di credere sempre alla bellezza dei sogni. Servono sacrifici e tanta forza di volontà. La vita a volte ci mette davanti a sfide difficili che possiamo superare con il coraggio, la forza e la vicinanza delle persone che ci vogliono bene”.

Come in una favola.