La scalata di Antony verso l’Olimpo dei Portieri

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il confine tra il paradiso e l’inferno è una scarpa con i tacchetti bullonati che si schianta con forza contro il torace mentre ti butti d’istinto a prendere un pallone, ti spezza una costola, spappola la milza. L’arbitro fischia e fa entrare di corsa sull’erbetta del Porta Elisa di Lucca l’ambulanza, mentre i compagni e gli avversari si stringono tutti intorno con le mani tra i capelli.

L’altro Arbitro, quello che se ne sta in alto e senza giacchetta nera, in quel febbraio 2013 invece non ha fischiato: non ha indicato la via degli spogliatoi e nemmeno quella della tribuna. L’Arbitro di tutti i calciatori quel giorno ha detto che la carriera di Antony Iannarilli, classe 1990 e talento da vendere, può proseguire. Seppure senza la milza, asportata con un intervento d’urgenza nell’ospedale “Campo di Marte”. Ma comunque libero di continuare a catturare palloni sui campi di Lega Pro per farlo crescere, farlo maturare fino a renderlo pronto a prendersi sulle spalle la responsabilità di una porta di Serie A.

E l’Arbitro non sbaglia mai. Nella vita come sui campi da gioco ci vede benissimo. Solo lui in quel freddo febbraio di tre anni fa poteva sapere che oggi Antony Iannarilli da Alatri avrebbe conquistato il titolo di migliore portiere di tutta la Serie C. Ci è arrivato mettendosi alle spalle altri 53 guardiani dei legni di altre squadre, compresi quelli che hanno calzato la maglietta di società più forti della sua Pistoiese ed a fine stagione hanno centrato la promozione. Loro in Serie B e lui nell’Olimpo dei portieri.

La scalata al sacro monte dei portieri, Antony l’aveva cominciata in silenzio nell’estate 2011. Un passo alla volta, un metro dopo l’altro. Quel giorno Claudio Lotito, il Bokassa della Lazio, convoca quel ragazzino che si è messo in luce nel settore Giovanile della sua società. E gli dice: «Tu hai talento, lascia la Lazio, rinuncia a questo contratto da professionista e vai a Salerno: lo so che è Serie D ma i grandi iniziano tutti così, se resti qui rischi di diventare un buon secondo o terzo portiere, in quest’altro modo apri un ciclo».

E’ l’occasione per dimostrare a tutti di essere bravo, non essere uno arrivato alla corte della Lazio solo grazie a papà Antonello, metà deputato e metà tribuno della plebe di Frosinone, e delle sue amicizie con Cesare Previti. Iannarilli jr. è di indole diversa da quella di Iannarilli Sr., lui non parla, le interviste sono un evento. Anche per questo accetta la scommessa. Conquista la maglia da titolare, diventa un punto di riferimento inamovibile, blocca la porta e giornata dopo giornata accompagna la squadra in vetta alla Classifica, alla penultima gara intercetta in trasferta un rigore al Fidene evitando il sorpasso, trasforma l’ultima giornata contro il Monterotondo in un delirio di gioia per i 12mila che riempiono come mai prima in un campionato Dilettanti lo stadio Arechi regalandogli la promozione. Ma una promozione è poca cosa per un campione.

L’aria fina che respirano solo i grandi ed i miti nell’olimpo, Antony la sente nei polmoni quando arriva a Gubbio. E’ il 7 gennaio 2015, minuto 92° della partita contro il Grosseto: il magazziniere sta già aprendo l’acqua calda nelle docce e disponendo gli accappatoi sulle panche degli spogliatoi quando Ianna abbandona la sua porta e dice «Vado a ‘salutare’ Mangiapelo dall’altra parte». Si fionda nell’altra metà campo dove i pali sono difesi da un altro ragazzo di Alatri come lui: intuizione geniale, i suoi del Gubbio stanno per calciare dall’angolo’ in piena zona Cesarini in quello che è l’ultimo disperato tentativo di agguantare il pareggio; Iannarilli si materializza nella mischia senza che nessuno dei grossetani si preoccupasse di quel lungagnone (ma chi pensa di dover marcare un portiere?) , si spertica in mezzo all’area e centra di testa la sfera con la precisione di un Boninsegna e mette dentro. Gol e nome scolpito nel libro dei grandi. Prima di lui, in Italia solo Rampulla (Cremonese) e Taibi (Reggina) avevano segnato pur indossando gli abiti del portiere.

Entra nell’elenco dominato da quell’incredibile mito chiamato Rogério che nel campionato brasiliano ha insaccato la palla ben 120 volte (60 gol su calcio di rigore e 60 su Punizione, mai su azione come Ianna) o come il paraguaiano Chilavert che può vantare 9 sigilli in campo internazionale e pure una tripletta.

L’altro passo decisivo nella scalata dell’Olimpo, Iannarilli l’aveva compiuto la stagione scorsa: miglior portiere del girone B di Lega Pro. Ora con la Pistoiese si prende un’altra quota: migliore di tutta la Serie C.

Chi pensava fosse un raccomandato aveva visto male. L’Arbitro e pure Bokassa Lotito ci avevano visto giusto. Ora sta a loro spalancargli la strada per la vetta dell’Olimpo, la Serie A. A prendere il pallone, anche in Paradiso, ci penserà Antony.