A tre passi dal Paradiso, obbligati a vincere (di G.Lanzi)

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

di GIOVANNI LANZI
Giornalista epurato

 

 

Il Frosinone a Benevento con 1.000 tifosi al seguito: all’orizzonte c’è il ritorno in serie A dalla porta principale
A tre passi dal Paradiso, obbligati a vincere
Le ‘streghe’ annunciano bolgia, i canarini si ‘travisano’ da leoni. La 41.a giornata è piena di incroci pericolosi

 

 

Obbligati a vincere. E’ la migliore ‘condanna’ per il Frosinone di Pasquale Marino. Perché si dice che vincere aiuta a vincere. Mai come ora. Dicono anche un’altra cosa, in giro – sui canali social, web e media di tutti i tipi -: ad attendere il Frosinone a Benevento ci sarà una bolgia infernale. Hanno fatto i conti senza l’oste e cioè con quelli che nella bolgia ci vivono settimanalmente da decenni. Il Frosinone che ha toccato l’apice del calcio italiano, nella sua storia lunga 80 anni ha battagliato calcisticamente ovunque. Si è fatto dal nulla. Stiano tranquilli, la banda-Marin non si farà tremare i polsi nella ‘mamma di tutte le partite’.

E se oggi è facile ‘intrupparsi’ in fila giustamente estasiati per spingere i canarini alla (ri)conquista dell’Olimpo, non va mai dimenticato quello che il Frosinone si è lasciato alle spalle in questi decenni di calcio. Quando ha seminato il terreno come Pollicino di sfide a ‘singolar tenzone’ che vanno dal Penne e il Partinico, dal Pomigliano di Mimì Gargiulo alla Fulgorcavi di Neno Fascetti fino alla Juventus prima di Didier Deschamps e poi di Massimiliano Allegri.

 

L’APPROCCIO AL DUE FISSO – Al ‘Vigorito’ non arriveranno dunque educande impaurite. A Benevento le ‘streghe’ possono mettersi anche l’anima in pace. Da quelle parti si presenterà una squadra che si di essere a tre passi dal Paradiso. Una squadra che ha battagliato per 40 partite e che avrebbe potuto anche chiudere i giochi in largo anticipo ma non lo ha fatto perché la crisetta è arrivata nel momento meno opportuno. Una squadra con il coltello tra i denti, un risultato e un obiettivo stampati a mente: due fisso e passaporto per la serie A. Uno chiama l’altro. Senza ‘se’ e senza ‘ma’. E poi lasciate che gli altri strillino con urla belluine.

A 180’ da quello che può diventare il count-down di chiusura anticipata dei giochi, i giallazzurri si avvicinano alla sfida di Benevento preparati soprattutto mentalmente che li attende una partita che nell’approccio iniziale potrebbe anche non giocarsi solo al calcio. Toccherà alla squadra di Marino smorzare sul nascere il fuoco sacro, peraltro anche normale, che monterà dalle ‘streghe’.

 

L’APPELLO – C’è stato nelle ultime ore anche l’appello congiunto dei sindaci delle due città. Clemente Mastella da una parte e Nicola Ottaviani dall’altra hanno auspicato “una giornata di grande festa e maturità sportiva”. Purtroppo è la formula più in uso in casi del genere. Purtroppo dovrebbe essere la normalità “la giornata di grande festa e di sport…”, al di là della correttezza del messaggio. Ma se i ‘tam-tam’ mediatici parlano di bolgia, evidentemente c’è qualcosa che in Italia non funziona a monte, in quella cultura che nel calcio porta purtroppo a classificare gli avversari come nemici. E allora visto che veicolare messaggi differenti in questi momenti appare complicato, che bolgia sia. Senza paura.

 

AGIBILITA’ UN TANTO AL CHILO, ESODO VIETATO – Ogni inizio stagione, nel mese di luglio, le Leghe emanano i criteri per le iscrizioni ai campionati. Un punto cardine è rappresentato dall’agibilità dell’impianto nel quale la squadra disputa le gare interne. In questa serie B si è scoperto, cammin facendo, che molte strutture hanno denotato problemi in tal senso: Pisa, Ascoli, Latina, parzialmente anche Perugia ed adesso anche Benevento.

E così il Frosinone – il Comunale che sta per andare in pensione potrebbe campare altri 100 anni – per la partita della storia avrà al seguito, nel settore ospiti della Curva Nord, meno tifosi (circa 1.000) che quelli che affrontarono ad esempio le trasferte di San Giovanni Valdarno e Grosseto in occasione della prima promozione in serie B, 11 anni fa. Meno di quelli che affrontarono quel viaggio il 19 maggio del 1996 quando le due squadre erano ai vertici della C2.

Una vergogna tutta italiana. Una limitazione netta, figlia di norme capestro. E che stride in un certo senso con le parole dei due sindaci quando hanno auspicato “una grande giornata di festa e di maturazione sportiva”. A Frosinone poteva esserla per davvero, a Benevento già parte con il piede sbagliato perché si vieta ad almeno altri 4.000 tifosi del Frosinone di pareggiare il più grande esodo della storia giallazzurra, quello del 4 ottobre 2015 all’Olimpico contro la Lazio.

 

LE ALTRE DI SERIE B – Alla stessa ora di Benevento-Frosinone, il Verona (72) riceve il Carpi (58) e la Ternana (43, oggi giocherebbe i playout con il Trapani) riceve la Spal. Verona-Carpi è una sfida speciale tra presidenti-amici-conterranei. Gli emiliani si giocano i playoff (debbono vincere e sperano anche nel Benevento), gli scaligeri vogliono tenere a distanza il Frosinone perché poi all’ultima andranno a Cesena.

Pecchia con i dubbi relativi a Gomez e Boldor, Castori con Gagliolo e Sabbione ma con il dubbio relativo a Struna. Anche tra Cittadella e Vicenza c’è in ballo tanto. I granata di Venturato (60) sono sicuri dei playoff solo se battono il disperato Vicenza (41) in un derby fratricida e contemporaneamente il Perugia (61) – senza Belmonte, Del Prete, Di Carmine e Fazzi oltre al dubbio di Gnahore – che viaggia in casa della retrocessa Latina (31, dove i guai sembrano non trovare fondo) dovesse accorciare il distacco dalla terza (Frosinone o lo stesso Verona nel caso di sorpasso dei canarini).

A proposito di Latina, il mancato pagamento da parte del ‘patron a sua insaputa Mancini’ (ha detto di aver effettuato il bonifico ma non lo ha mai fatto, una situazione ricorrente e non solo nel calcio ma anche nel mondo del lavoro nella stessa provincia ciociara, ndr), di fatto relega i neroazzurri in serie D a meno di miracoli. Un fatto sconcertante, sicuramente il fallimento della politica dell’ex presidente Abodi che ha voluto abbracciare tutto e tutti.

A proposito di Vicenza e di fallimenti, una affatto remota retrocessione potrebbe sancire anche la sparizione per debiti di un club che ha 115 anni sulle spalle. Tra Novara (53) e Virtus Entella, i piemontesi si aggrappano alla speranza di fare sei punti in due partite e poi ad un’altra speranza: in primo luogo che i playoff si facciano e in secondo luogo che il distacco dalla quarta non sia superiore a 14 punti. Pro Vercelli (48) e Brescia (46) serve alle rondinelle anche se la squadra di Longo non può perdere perché giovedì prossimo viene a chiudere la stagione regolare a Frosinone.

Il derby tra la Salernitana (51) e l’Avellino (46) conta solo per gli irpini che hanno bisogno di un pareggio per non farsi risucchiare nella zona playout distante appena 2 punti. Dove è attestato infatti il Trapani (44) che dovrebbe avere vita facile con il Cesena (49). Lo Spezia (56) riceve un Pisa condannato (34), il tecnico dei liguri Di Carlo tira acqua al suo mulino e fa il tifo per il Perugia e sarebbe interessante lasciare anche lui con un pugno di mosche in mano. Infine al San Nicola si gioca Bari (53-Ascoli (46) ed anche in questo caso la partita vale oro per gli ospiti. A Bari impazza già il toto allenatore dopo il flop di Stellone e di Colantuono (troppo infortuni evidentemente colpa anche di una errata valutazione della preparazione): si parla di Juric e Oddo.

 

CHI FISCHIA – Una sbirciatina alla designazione arbitrale: toccherà al signor La Penna della sezione di Roma, assistenti Santoro e Gori, quarto uomo Saia di Palermo. Il fischietto romano ha diretto i giallazzurri in questo campionato solo in trasferta. Bilancio, due vittorie giallazzurre – a Cittadella 3-2 e a Novara 2-1 – e una sconfitta, quella di Bari 1-0. In terra pugliese qualche dubbio per un fallo di mano in area del bari, bilanciato però da un tocco di Mazzotta su Furlan nella prima frazione di gioco, antipasto della rete decisiva nella ripresa. Ha arbitrato il Benevento invece solo in casa: con il Verona (2-0) e il Cesena (2-1).

 

IN CASA BENEVENTO – Il conto degli squalificati tra i sanniti è pesante ma l’organico è ampio e forte abbastanza e il Frosinone farebbe bene a non sottovalutare niente. Out Lopez, Chibsah e Camporese per squalifica.  Baroni spera di recuperare almeno uno tra Ciciretti, Buzzegoli, Cissè e Bagadur ma i primi tre sono parecchio malandati. Al posto degli squalificati sono pronti Pezzi, Padella e Del Pinto. Nel 4-2-3-1 davanti a Cragno, Padella e Lucioni (attenzione alle scorribande nell’area giallazzurra) sono i centrali, Gyamfi e Pezzi i terzini. Viola e Del Pinto i mediani alle spalle della batteria di trequartisti composta da Venuti (in diffida), Falco ed Eramo a sostegno della punta Ceravolo.

 

IN CASA FROSINONE – Marino ha trovato la sintesi e l’unico cambio è quello di Mazzotta per Crivello. Davanti a Bardi ci saranno quindi Terranova, Ariaudo e Krajnc. Gori è il metodista, Maiello e Sammarco gli stantuffi di qualità, Fiamozzi e Mazzotta i cursori, Dionisi e Daniel Ciofani le bocche da fuoco. La lista dei diffidati è chilometrica (Dionisi, Gori, Mokulu, Crivello, Ariaudo, Maiello e D. Ciofani) ma non c’è più tempo per pensare. A tre passi dal Paradiso il Frosinone è obbligato a vincere. E’ la migliore ‘condanna’.

 

 

 

Foto: copyright Mario Salati, tutti i diritti riservati all’autore

 

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