Asini e cavalli, si riparte tutti dai nastri di partenza (di G.Lanzi)

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

 

di GIOVANNI LANZI
Giornalista epurato

 

 

Chi si lamenta per la regola dei +10 non conosce… le regole. L’ultima modifica in corsa portò la Roma di Capello allo scudetto
Asini e cavalli, si riparte tutti dai nastri di partenza
Precedenti degli ultimi 5 tornei: il Frosinone deve incrociare le dita. E dimenticare anche i 74 punti, quinto miglior risultato di una terza in 10 stagioni

 

 

Sed lex, dura lex. Lo disse un tipo che si chiamava Socrate circa 2.500 anni fa. Le locuzioni aiutano sempre a fare chiarezza quando la tempesta offusca le menti e monta il vento del populismo calcistico un tanto al chilo. Legge dura ma pur sempre legge, più o meno recita così la traduzione. Il problema è la norma dei 10 punti di differenza per staccare il passaporto per la serie A. Quella che, terminata la giostra, scomoda puristi ed esteti del calcio a sostegno di tesi che non stanno in piedi nemmeno con le stampelle.

Il Frosinone si è fermato a 9 punti. Ma non è colpa della regola, suvvia. Che si conosceva benissimo quando è scattata la stagione. Il problema è che nessuno ha dato peso alla cosa fino a quando all’improvviso è diventata l’ultima àncora di salvezza. Se non fosse stata di gradimento magari quella norma avrebbe potuto scomodare opposizioni, distinguo prima che venissero fissati i criteri per la stagione in corso. Perché dire ora che non va bene (diverso invece dire che va cambiata) sarebbe come se un tizio a 200 all’ora alla guida della propria vettura si schiantasse, passasse a miglior vita e il cronista di turno del giornale Vattelappesca scrivesse sul titolo “Muore, strada killer”.

Riderebbero anche i polli. Succede, è successo. Ma i polli, appunti, ancora sono piegati in due dalle risate. Non bisogna invece far ridere dietro al Frosinone. Che resta una grande squadra che ha pagato i propri errori a caro prezzo. Il risultato del campo va accettato. Da tutti. E va voltata pagina.

 

QUANDO CAMBIAVANO LE REGOLE IN CORSA – Il Frosinone – tanto per fare un raffronto con il passato e mettere definitivamente in cassa forte dei ricordi la questione – non è la Roma. Che vinse lo scudetto della stagione 2000-2001 grazie all’ultimo cambio in corsa di regole, quello sugli extracomunitari. Alla vigilia di una sfida con la Juventus la società giallorossa ebbe il via libera a schierare il centrocampista giapponese Hidetoshi Nakata grazie ad una sentenza della Corte Federale. E il figlio del Sol Levante risultò decisivo ai fini della partita (2-2) e dello scudetto alla squadra allora allenata da don Fabio Capello. Preistoria del calcio.

 

DRITTO E ROVESCIO DELLA MEDAGLIA – Nelle ultime 10 stagioni solo 4 volte una terza classificata ha fatto più punti del Frosinone (74). Ma toccate ferro, acquistate corni, incrociate le dita. Nelle ultime 5 stagioni di serie B, per ben 4 volte la squadra terza classificata non è salita in A al termine degli spareggi. Una jattura da esorcizzare.

Lo scorso anno fu il Trapani (73) a dovere cedere al Pescara (72) e i granata sono appena retrocessi (e gli hanno arrestato il giorno successivo anche il presidente storico, il Comandante Morace). Due anni fa il Vicenza allenato da Pasquale Marino (68) fu soppiantato dal Bologna (68, ma in svantaggio nella classifica finale). Quindi toccò al Latina (68) che dovette cedere al Cesena (68, anche i romagnoli in svantaggio al termine della stagione regolare). Caso eclatante quello del Sassuolo (80) che nel campionato 2011-’12 aveva lasciato posto alla Sampdoria (67). Nel 2012-’13 il Livorno (80) mantenne i favori della terza classificata. Così come nelle stagioni ancora precedenti il Novara (70, 2010-011), il Brescia (72, 2009-’10), il Livorno (68, 2008-’09) e il Lecce (83, 2007-’08).

L’ultima volta che il divario di 10 punti prevalse fu nel campionato di B irripetibile, quando il Genova si classificò terzo (78) a +10 sul Piacenza alle spalle di Juve e Napoli.

 

IL VANTAGGIO DI NON DOVER FARE I CONTI – Inizia un altro campionato. Mini serie. Minimo di due, massimo di quattro partite. Con il vantaggio di giocare le gare di ritorno in casa. Non è poco. Il Frosinone deve guardarsi da se stesso e non deve commettere l’errore di pensare ai 9 punti di distacco dalla quarta e i 14 dallo Spezia salito sull’ultimo vagone della speranza. Marino ha detto che quel vantaggio bisogna confermarlo.

Quel vantaggio non esiste, semplicemente. Un altro tipo di vantaggio invece lo ha: stavolta nessuno dovrà fare i conti anche su quello che succede in casa d’altri. Visto che non ‘siamo’ stati bravi a farli quando era necessario. Bisogna tenere botta fuori casa contro la vincente di Cittadella-Carpi e possibilmente chiudere i conti al Comunale. In prima battuta (semifinale) e in secondo (finale). Non ci saranno supplementari e rigori (valgono solo in caso di parità tra due squadre terminate a pari punti) e già è un bel vantaggio per le coronarie di tutti, già messe a dura prova da questo supplemento.

Dall’altra parte, il Perugia attende lo spareggio tra Bevenento e Spezia. Si inizia lunedi con la sfida del ‘Tombolato’, si prosegue martedi con quella del ‘Vigorito’. Frosinone in campo il 26 giugno (ore 20.30) fuori casa e il 29 (ore 20.30) in casa. Tutti quindi spettatori interessati a Cittadella-Carpi. Partita altamente indecifrabile. Perché se la squadra di Venturato ha mollato il quarto posto perdendo 4-1 a Chiavari, solo qualche settimana fa i granata avevano rifilato un sonoro 4-1 proprio agli emiliani di Castori. Un brutto cliente il Carpi.

Quanto allo Spezia, la vittoria di Vicenza ha permesso di allungare la stagione ma soprattutto il gol di Giannetti ha rotto un digiuno che durava da 281’. Ma adesso non conta più niente mentre vale anche un pizzico di fortuna. E bisogna sapersela cercare…

 

 

 

Foto: copyright Mario Salati, tutti i diritti riservati all’autore

 

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