Ora o mai più, il 25 aprile ‘liberateci’ da un incubo (di G.Lanzi)

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

di GIOVANNI LANZI
Giornalista senza carta

 

 

I motivi della crisi: ‘pulizia etnica’ dei giovani, alternative dimenticate, punti fermi relegati. Ma anche infortuni, sfortuna e abitri
Ora o mai più, il 25 aprile ‘liberateci’ da un incubo
Nel ritiro dell’Hotel Bassetto di Ferentino per capire se la paura nasce dalla testa o dal cuore

 

 

“Scappa via, scappa via, scappa via…”. La cantavano i Pooh una ventina di anni fa, la canzone era ‘La donna del mio amico’ e voleva rappresentare un amore che ‘doveva’ scappare via, doveva fuggire dalle tentazioni. Non c’entra niente con il Frosinone di oggi. O forse sì, qualcosa c’entra davvero. In fondo in fondo. Perché al Frosinone che nelle ultime 5 giornate ha ottenuto 3 punti,  ‘scappa via’ il primo posto, ‘scappa via’ forse il secondo, ‘scappa via’ al momento anche la possibilità di allungare perentoriamente sulla quarta. Tutto questo certificato ampiamente da una manciata di numeri: la Spal (70) nelle ultime 6 giornate – in un mese esatto – ha preso 10 punti al Frosinone (62) pur partendo dal doppio handicap della sconfitta casalinga con i canarini del 26 marzo e dalla sconfitta della settimana successiva ad Avellino.

Gli emiliani in 6 partite hanno ottenuto 12 punti. Il tanto bistrattato Verona (65) sempre nello stesso periodo, di punti ne ha messi dentro 11, quindi se l’aritmetica non fa difetto al Frosinone ne ha presi 8. Non è il caso di continuare a farsi del male da soli e declinare il cammino da lumaca dei canarini, ad autoflagellarsi come nella celebrazione dei ‘vattienti’ in Calabria.

 

LA POZIONE MAGICA DI MARINO E I CONTI SBAGLIATI – Un misto di sfortuna, di errori spalmati sui 100 metri di campo dalla porta del Frosinone a quella avversaria con annessi e connessi, di scelte tecniche sbagliate ed anche ritardate, pure delle immancabili sviste arbitrali: come spesso accade in questi momenti la causa non è mai figlia unica. Il problema è che bisogna trovare modo di cambiare verso. O meglio, Marino dovrà individuare la pozione magica per uscire da una crisi pericolosissima, quella che potrebbe condizionare definitivamente il finale di stagione.

Il tecnico siciliano ha sbagliato i conti. Ha sempre dichiarato che il Frosinone-1, quello del girone di andata, aveva ottenuto il secondo posto con 38 punti e che il Frosinone-2 era stato pensato per poter fare meglio. Sarà difficile, al massimo potrà eguagliare il risultato e allora sarà festa grande. Ma dovrà attrezzarsi. Con meno slogan e più fatti.

 

SENZA ALTERNATIVE E’ UN CALCIO DELL’ALTROIERI – Quando le cose non vanno bene, a galla viene tutto. E’ normale. Sta nelle cose. Senza scivolare nel gossip che non porta mai da nessuna parte, qualcosa va detta. E così sarebbe interessante capire perché l’allenatore giallazzurro praticamente abbia fatto pulizia etnica dei giovani, quelli fatti in casa e quelli acquisiti nelle ultime ore di calciomercato.

Vale la pena quindi di ricordare tre nomi: l’attaccante Michele Volpe (’97), il centrocampista Emmanuel Besea (’97) e il difensore esterno Peter Mamic (’97). Mai impiegati quando magari avrebbero potuto fare minutaggio in maniera indolore in tempi non sospetti e forse mettere dentro quell’esperienza che sarebbe potuta tornare utile oggi. Quando mancano pedine o i ‘titolarissimi’ soffrono. Marino ha fatto di più. Ha relegato in panchina, a comprimario assoluto, anche uno dei migliori interditori della serie B di due anni fa (senza contare l’esperienza della serie A sulle spalle), vale a dire Mirko Gori, immolato sull’altare del cambio di modulo. Per non considerare la schiera di giocatori che sarebbero le alternative ai ‘titolarissimi’. Una gestione della formazione-tipo che andava bene nel calcio dell’altroieri, quando si vincevano i campionati con 12-13 giocatori.

A parziale scusante di Marino c’è stato l’infortunio del vero crack del campionato Cadetto, Luca Paganini. E quello di Nicolò Brighenti. Ma la sessione invernale del calciomercato (Cojocaru, Fiamozzi, Besea, Mamic, Mokulu, Maiello, Terranova e Krajnc) grazie agli sforzi finanziari sostenuti dalla società non sono stati affatto irrilevanti. E tra le responsabilità di Marino ve ne è una più grande ancora: non ha scrutato l’orizzonte del Frosinone, non ha valutato l’importanza vitale di una promozione per la auto-sostenibilità finanziaria del club.

 

QUALCHE QUESITO IRRISOLTO – Ma la paura nasce dalla testa o dal cuore? In attesa di questa prima risposta, da sabato sera la squadra è in ritiro all’Hotel Bassetto. Praticamente casa e bottega: un letto per dormire e il campo di allenamento a 50 metri. In ritiro per uscire dal ‘vortice’ di una città che non offre niente e tutto, anche per isolarsi dalla contestazione dei tifosi che non ha fatto sconti dopo le suonate di flauto e le pifferate magiche post-retrocessione. Ed anche per parlare, rimettere insieme quello che si è lasciato a Ferrara appena un mese fa.

Prima domanda sorge spontanea: possibile che in 30 giorni si sia rotto un giocattolo? Seconda domanda sorge altrettanto spontanea: e dove è finito l’obiettivo comune? Terza domanda sorge stavolta dal cuore. Per caso Pasquale Marino ha perso il controllo di un gruppo rimasto tra primo e secondo posto sull’onda lunga dei nuovi innesti fino a quando hanno perso la trebisonda? Infine: quando c’entrano la condizione atletica e i difetti strutturali di una difesa che da Bari in poi prende sempre gli stessi gol? Intanto martedi si rigioca. E’ il 25 aprile, il giorno della Liberazione. Speriamo anche da un incubo. Perché se continua così qualcosa ‘scappa via…’.

 

Foto: copyright FrosinoneCalcio.com, tutti i diritti riservati

Entra nella stanza di G.Lanzi con tutti i suoi articoli

§