Lo show non deve continuare: troppe aggressioni, gli arbitri si fermano

Dopo le botte al direttore di gara di Civitavecchia, scatta la dura protesta. Nel fine settimana i fischietti del Lazio non scenderanno in campo: dicono basta agli episodi di violenza ed invocano provvedimenti severi a tutti i livelli. Quindi i campionati regionali (dall’Under 14 all’Eccellenza) non si disputeranno. I numeri di un fenomeno in crescita che va arginato

Alessandro Salines

Lo sport come passione

Non chiamatelo sciopero perché per loro non è un lavoro ma una grande passione che non può essere sporcata dalla violenza di delinquenti camuffati da giocatori, allenatori, dirigenti e tifosi. E per una passione, pur forte che sia, non si può rischiare di farsi spaccare le ossa come è capitato domenica scorsa al giovane arbitro Edoardo Cavalieri di Civitavecchia nel corso di una partita di Terza categoria. E così, dopo l’ennesima aggressione, gli arbitri del Lazio hanno fischiato lo stop: non scenderanno in campo nel fine settimana fermando i campionati dall’Under 14 all’Eccellenza. Una protesta potente, coraggiosa e legittima. Un gesto per smuovere il mondo del calcio, le istituzioni sportive e non solo. Protesteranno anche gli altri arbitri italiani di ogni categoria che si presenteranno con un baffo nero disegnato sul viso.

Una decisione forte e sofferta

Gli arbitri sono saliti sulle barricate dopo l’aggressione subita dall’arbitro Cavalieri, 33 anni, fisioterapista. Nel recupero della gara Corchiano-Celleno (2-1 il risultato) è stato strattonato e colpito da un giocatore della squadra di casa. Il fischietto ha riportato l’infrazione del gomito (30 giorni di prognosi) che lo danneggerà anche sul piano professionale. Oltre alle gravi conseguenze fisiche e psicologiche.

Da qui si è scatenata la protesta degli arbitri che hanno detto basta. Troppi gli episodi di violenza. La misura è colma. Non si possono mandare dei giovani al massacro. Pure le famiglie pretendono risposte. E così per i 14 presidenti delle Sezioni laziali che hanno scritto una lettera ai vertici regionali, si tratta di una decisione “forte” ma “non rinviabile”. Nel dettaglio non saranno effettuate le designazioni per le partite di venerdì, sabato e domenica. “Sarà una giornata storica”, dicono dell’Aia subito dopo l’ufficializzazione della decisione.

La sferzata dell’AIA

Un campo di calcio vuoto: nel fine settimana niente partite nel Lazio per la protesta degli arbitri (© Imagoeconomica / Paolo Lo Debole)

La nota di Carlo Pacifici, presidente dell’Associazione Italiana Arbitri, è stata molto ferma: “E’ ora di dire basta. La violenza sugli arbitri, fenomeno da sempre grave nel calcio italiano, ha ormai assunto contorni insostenibili – tuona Pacifici – L’AIA, a tutela di tutti i propri 33 mila associati, assumerà ora dure prese di posizione per lanciare un segnale forte e tangibile contro questa deplorevole realtà, che si manifesta soprattutto nei campi di periferia a danno di giovani che, con il proprio impegno, permettono il regolare svolgimento dei campionati dilettantistici e del settore giovanile”.
“Un primo segnale partirà dal Lazio, regione dove si è registrato l’ultimo grave episodio – ha aggiunto Pacifici Il mondo del calcio e soprattutto le Istituzioni si devono fermare a riflettere su un fenomeno che ha ripercussioni non solo sportive ma anche sociali. Non basta condannare: bisogna agire subito per allontanare chi semina odio e violenza sui campi di calcio. Tutelare gli arbitri vuol dire tutelare il calcio”.

Il tentativo di mediazione

Roberto Avantaggiato, presidente del Comitato regionale della Lega dilettanti

Roberto Avantaggiato, presidente del Comitato regionale della Lega dilettanti, ha tentato di far rientrare la protesta nel corso di un vertice molto animato. Intorno al tavolo c’erano anche Francesco Massini, presidente dell’AIA laziale, e Paolo Samà di Ciampino in qualità di rappresentante delle sezioni. I dirigenti arbitrali sono rimasti fermi sulla linea delle protesta estrema, ovvero lo stop. Forti dell’appoggio dei quadri nazionali e soprattutto della base. Avantaggiato ha proposto altre iniziative come il ritardo di 15’ e la lettura di un messaggio da parte dei capitani. Tra le proposte anche di quella fermare soltanto la Terza categoria viterbese.

Il Lazio regione più violenta

I dati sono inquietanti ed in crescita. Centinaia le aggressioni nei confronti degli arbitri, in questa stagione sono già 195 dopo 3 mesi di attività. Il Lazio ha il triste primato del maggior numero di episodi di violenza. Nelle ultime due annate sportive (2022/2023 e 2023/2024) si sono registrate in totale 870 aggressioni per un totale di 978 giorni di prognosi. Un numero che comprende violenza fisica grave (180 casi), violenza fisica (257), violenza morale (62), altre condotte (282) e tentate violenze (89). Le violenze vengono commesse principalmente nei campionati regionali (579 casi, di cui 126 gravi, per 699 giorni di prognosi), poi nei giovanili (282 casi, di cui 48 gravi, per 250 giorni di prognosi) e infine in quelli nazionali (9 episodi, di cui 6 gravi, per 29 giorni di prognosi).

A livello territoriale la maggioranza degli episodi si sono verificati nel Lazio (109), seguito da Sicilia (98), Lombardia (97), Toscana (86) e Piemonte (83). Un altro dato importante riguarda gli autori delle violenze che, nell’85-90% dei casi, sono state commesse da tesserati tra calciatori e dirigenti/allenatori. Il trend è stato in crescita, considerando che si è passati dai 342 episodi della Stagione 2022/2023 ai 528 della 2023/2024. Nella stagione in corso (dati aggiornati al 20 novembre), si sono già registrati 195 aggressioni, di cui 15 gravi, per 61 giorni di prognosi in totale.