Maestro di karate e vita, il ricordo di Italo Frezzato è sempre vivo

A distanza di 9 anni dalla sua morte, l'esempio del coach accompagna ancora la palestra Asd Jukaai di Anagni e i suoi figli Gianni ed Andrea che hanno seguito le sue orme. Un'eredità tecnica ed agonistica ma soprattutto fatta di valori e principi sani

Alessandro Salines

Lo sport come passione

E’ stato un grande maestro di karate se non altro perché la sua palestra, l’Asd Jukaai di Anagni, a distanza di 49 anni è sempre lì a sfornare campioni grazie oggi al prezioso lavoro dei figli Gianni ed Andrea. Ma Italo Frezzato è stato soprattutto un maestro di vita, nell’accezione più antica e nobile del termine. E non è il solito luogo comune. A testimoniarlo sono la sua condotta onesta e sincera, gli allievi e quanti lo hanno conosciuto nel mondo dello sport e non solo.

Scomparso nel 2016 ad 84 anni, infatti, non ha mai badato ai successi personali, alla vanagloria, ai famosi dan, ma ha sempre insegnato i valori sani a cui si è ispirato. Principi che coincidono con quelli dello sport ed in particolare del karate. “Uno spirito, un cuore ed una mente che si rinnovano ogni giorno, questa è la vita del karate, il cuore di ogni giornata – sono i fondamenti dell’antica disciplina – Lascia il tuo egoismo ed in ogni situazione sia triste che lieta mantieni il tuo equilibrio interiore e non dimenticarlo mai”.

Il ricordo del maestro

Il maestro Frezzato ha lasciato un’eredità tecnica-agonistica importante ma soprattutto fatta d’insegnamenti e lavoro, spirito di sacrificio ed umiltà. Ad Anagni e non solo il suo ricordo è sempre vivo. La palestra resta un punto di riferimento sportivo e sociale come voleva Italo. Chiamata Jukaai (judo, karate ed aikido) perché ha voluto creare un centro di arti marziali. Nel corso degli anni si sono formati tanti campioni ma anche semplici atleti accomunati dalla passione per le arti marziali. Difficile ricordare tutti i titoli conquistati. L’ultimo esempio è sicuramente Gabriele Marocca, convocato nei giorni scorsi nella nazionale italiana di karate per i campionati europei.

Un ricordo tenuto vivo anche dal trofeo di karate intitolatogli dai figli Gianni ed Andrea e dalla palestra Asd Jukaai. Un momento di incontro e di confronto nel nome di Italo Frezzato. “Sono orgoglioso che nostro padre venga ricordato nel karate come persona onesta e sincera anche nel suo carattere un po’ particolare con principi che ha sempre rispettato”, hanno scritto Gianni e Andrea nella presentazione del Trofeo Frezzato.

Una vita per il karate

La storia del maestro Frezzato è nel segno del lavoro e dello sport. Un percorso lungo, ricco di soddisfazioni ma anche con alcuni ostacoli che ha sempre superato col sacrificio. Romano, veterinario, ha iniziato col judo nella palestra Judokwai di Roma del maestro Pio Gaddi, judoka e karateka. E proprio, assistendo ad una lezione di Gaddi, s’innamora del karate. Diventa una grande passione: contagia anche i suoi cugini Marco e Stefano Carlaccini che nel tempo diventeranno dei campioni. Nel 1969 indossa la cintura nera e acquisisce il dan.

Per motivi di lavoro si trasferisce in Ciociaria dove insegna karate al palazzetto dello sport di Frosinone. E’ un successo senza precedenti: Frezzato sa trasmettere l’amore per questo sport, i principi che lo contraddistinguono oltre che le conoscenze tecniche. Apre diverse palestre in provincia per promuovere il karate e la sua filosofia. Nel 1976 è il turno di Anagni, una struttura che sarà una sorta di capofila.

L’incontro col maestro Miura e la svolta

Frezzato nel frattempo aderisce alla Fesika del maestro Shirai dove consegue il terzo dan. Ma come capita nella vita talvolta le cose non vanno per il verso giusto. La Fesika si scioglie. Il maestro si sente smarrito perché riteneva il karate una disciplina pura e fuori da alcune dinamiche. Un’esperienza di cui fa tesoro per il futuro. Si avvicina ad altre federazioni senza però trovare lo spirito dei momenti migliori della Fesika.

La svolta nel 1980: l’incontro con la giovane S.K.I-I. del maestro Miura è fondamentale per la sua carriera. Pur trovando delle iniziali difficoltà con un karate innovativo, ne coglie le potenzialità ed il fascino. Miura si rivela “immenso sul tatami e fuori, coerente e pulito nell’animo”. Frezzato nel 1986 conquista il quarto dan a conferma che fino a quel momento aveva insegnato non per il grado ma per trasmettere i suoi principi e quelli dello sport.

Un maestro di karate e vita.