La felicità in un punto

Vista dalla curva. Archiviata la partita, restano le emozioni. Di una gara, fatta di uomini che stringono i denti, applicando schemi, corrono senza sosta. All'Arechi tutto questo il Frosinone lo ha fatto vedere. E vale più di un punto

Elisa Ferazzoli

Giornalista in fase di definizione

E te ne stai rintanato nelle prime file del settore ospiti dell’Arechi, con una rete che ti avvolge tutto intorno, su quei gradoni che, complice un dislivello minimo, sembrano a tutti gli effetti il prolungamento del campo di gioco. È difficile identificare la formazione, complicato cogliere le linee di passaggio, moduli e falli. Così con il passare dei minuti smetti di voler dare un nome agli undici in campo, smetti di valutare statistiche e rendimento, ti dimentichi perfino di giudicare passaggi e prestazioni. Resti solo con la tua squadra, quella squadra che oggi merita solo fiducia, voce e tanto cuore. (leggi qui Il Frosinone gioca, la Salernitana segna: il pari arriva all’ultimo respiro)

Il rigore, l’espulsione di Mirko Gori e lo svantaggio momentaneo diventano un dettaglio insignificante per i 270 arrivati a Salerno e un dato ininfluente per una squadra intenzionata a non lasciarsi condizionare dalle circostanze avverse. Una squadra compatta che gioca con ordine, convinzione e lucidità. Se in campo i gialloazzurri non smettono di correre e costruire gioco, nel settore ospiti nessuno è rassegnato all’idea di tornare a casa con una sconfitta. Non un mormorio di disappunto, non un minuto per riprendere fiato, non un attimo di scoramento nemmeno quando al 90’ la conclusione di Ciano si infrange sulla traversa. (leggi qui Podio & Contropodio * Salernitana-Frosinone)

Nelle settimane passate, mister Nesta ha chiesto ai suoi ragazzi di essere più audaci ed ostinati della sfortuna. Ha chiesto di trovare quel briciolo di forza in più, un guizzo vincente che fosse in grado di ammaestrare avversari ostici e sorte avversa.

Così, quando Capuano l’ha messa dentro ad un minuto dalla fine, l’esultanza è stata quella di chi trova esattamente ciò che andava cercando: la serenità dei singoli, un’identità di squadra, la convinzione di potersela giocare con tutti. Un’esultanza che il Frosinone non viveva da tempo. Esulta la panchina, esulta il mister, esultano i tifosi. Esulta Capuano come mai aveva fatto prima. Esulta la squadra. Tutta la squadra. Lo fa aggrappandosi a quella rete che smette per un attimo di delimitare gli spazi. Si esulta insieme.

Lo si fa in modo scomposto, incontrollato, congiunto e vero. Invasi da un’emozione difficile da descrivere ma impossibile da nascondere. Basta guardare il volto di mister Nesta a fine gara che è poi quello di tutti. “Ripartiamo oggi, ripartiamo da questo”. Lo urla ai 270 tifosi del settore ospiti. Lo ripete stringendo i pugni. Lo fa a modo suo. Senza girarci intorno e senza nascondersi dietro le parole. Con quel suo parlare schietto e diretto che non mira ad imbonire l’interlocutore e nemmeno a confonderlo.

Alla fine si torna a casa con un punto che vale più di una vittoria. Vale quell’attimo di felicità che sa di liberazione, vale una serenità ritrovata e la convinzione che non rimarrà un’esultanza isolata.

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