Salvini, l’addio morbido del direttore gentiluomo

FOTO © MARIO SALATI

Dopo l’arrivo di Guido Angelozzi, il dirigente di Anzio resta a disposizione del presidente Stirpe rispettando il principio di collaborazione che non verrà mai meno. Ma è chiaro che il suo futuro è ormai lontano da Frosinone. Lascerà il club giallazzurro dopo 14 anni e tanti successi.

Alessandro Salines

Lo sport come passione

Lo spirito di servizio lo ha sempre contraddistinto. Come l’abnegazione e l’umiltà di un dirigente che in carriera ha fatto tutto (“anche cambiare le lampadine nello spogliatoio”, come si dice in gergo). Per lui poi l’attaccamento alla maglia è un valore imprescindibile e 14 anni non sono acqua fresca. Ed anche stavolta sarà così. Il direttore Ernesto Salvini, tra i protagonisti dei trionfi più importanti del Frosinone, non si è dimesso e non è stato dimissionato. Dopo l’avvento di Guido Angelozzi in qualità di amministratore delegato all’attività sportiva, resta a disposizione del presidente Maurizio Stirpe e della società rispettando il principio di collaborazione che da parte sue non verrà mai meno. Ma è chiaro che l’arrivo del dirigente siciliano mette probabilmente fine all’avventura di Salvini a Frosinone. I tempi e le modalità saranno concordate con il presidente.  

Un addio morbido

Ernesto Salvini

Salvini, 50 anni, lascerà Frosinone in punta di piedi come arrivò nel 2007 quando fu chiamato per rifondare il settore giovanile. Senza dire una parola di troppo. Senza polemiche. Il suo stile è questo.

La decisione di terminare una storia così lunga quanto bella non è stata un fulmine a ciel sereno. Come si potrebbe pensare. E non è strettamente legata all’arrivo di Angelozzi. (Leggi qui Stirpe puntella il Frosinone: arriva il direttore Angelozzi).

È stata una scelta ponderata e per certi versi concordata con Maurizio Stirpe. Una decisione presa qualche settimana fa. Un ciclo che si è esaurito per vari motivi. Probabilmente vedute differenti nella gestione dell’area tecnica. Ci può stare anche se si è lavorato insieme per 14 anni.

Come detto Salvini non è ancora un ex. È pronto a dare una mano in questa fase di transizione. Sempre che il presidente lo voglia. Il tempo dei saluti verrà. E chi lo conosce bene, scommette che la commozione sarà tanta perché Frosinone rappresenta una parte troppo importante della sua vita professionale e non.

Un pezzo di storia

Ernesto Salvini. Foto © Giornalisti Indipendenti

Il Frosinone perde innanzitutto un uomo perbene. Leale e vero. Che ha sempre anteposto i sentimenti e la passione alla fredda logica dei numeri. Al cinismo che governa il calcio. Il Frosinone perde poi un lavoratore infaticabile.

Sul professionista parlano i risultati che in pochi possono vantare tra i dirigenti italiani. Ernesto Salvini ha fatto la storia del club giallazzurro, scrivendo le pagine più belle. Nel suo palmares trovano posto 3 promozioni (1 in Serie B e 2 in A), una semifinale ed una finale playoff in B. Ha ricostruito e dato credibilità al settore giovanile vincendo tra l’altro lo scudetto e la Supercoppa con la Berretti e gli Allievi nazionali.

Diversi inoltre i giocatori lanciati nei campionati professionisti. Stesso discorso per quanto riguarda gli allenatori (Stellone e Longo per fare due nomi). E’ stato sempre in prima linea, lavorando a 360 gradi senza risparmiarsi. Come non ricordare il suo impegno durante i lavori per la costruzione dello Stadio Stirpe o quando la società ha dovuto adeguare a tempi di record il vecchio Comunale dopo la prima promozione in serie A.

Salvini per 14 anni è stato uno dei pilastri del Frosinone, il più stretto collaboratore del presidente Stirpe. Un percorso lungo e prestigioso che gli è valso diversi riconoscimenti come il premio “Beppe Viola” nel 2014, il “Taormina” nel 2015, il “Manlio Scopigno” e lo “Sportivo Anziate” nel 2016.

Un percorso nel quale ha acquisito competenze importanti che rappresentano un patrimonio da spendere nelle future esperienze.