Segnali di fumo all’orizzonte, Longo ed il Frosinone alla prova del ‘santone’ Zeman (di A. Salines)

Alessandro Salines

Lo sport come passione

di Alessandro SALINES
Giornalista
in zona Cesarini

 

L’anticipo di venerdì sera all’Adriatico tra Pescara e Frosinone
mette di fronte 2 generazioni di allenatori e filosofie differenti

Zeman-Longo, una sfida agli antipodi

I dogmi di ‘Sdengo’, dal 4-3-3 alle battaglie contro il sistema.
La normalità di Moreno, giovane e determinato

 

Segnali di fumo all’orizzonte. Moreno Longo s’affaccia alla finestra ed intravede una nuvoletta. E’ quella sprigionata dall’ennesima ‘bionda’ di Zdenek Zeman, l’allenatore più amato ed odiato allo stesso tempo d’Italia, il santone del 4-3-3 e delle battaglie per un calcio migliore fuori dalle farmacie e dagli uffici finanziari. Fumatore incallito (“Le sigarette sono il prototipo del vizio perfetto”, ha sempre detto), le lunghissime pause, le parole sussurrate, le frasi mai banali e qualche sorriso ironico. Venerdì sera nell’anticipo della terza giornata Longo con il suo Frosinone sfiderà Zeman ed il Pescara per confermarsi a punteggio pieno in testa alla classifica. Un bel banco di prova per il giovane tecnico giallazzurro che potrà confrontarsi con uno dei maestri della panchina che a 70 anni (è il più anziano tra serie A e B) sta consumando gli ultimi sgoccioli della carriera in una città che lo ama dopo la fantastica promozione di 6 anni. Quella conquistata con i vari Verratti, Insigne ed Immobile.

 

Un mito ormai invecchiato ma pur sempre un mito al quale Antonello Venditti ha addirittura dedicato una canzone (“La coscienza di Zeman”). Quarantotto anni da allenatore, oltre mille panchine (“Non le ho mai contate, per me è come se fosse sempre la prima volta”), 24 squadre guidate (dal Camisi fino al Pescara passando anche per Roma, Lazio, Napoli e Foggia tappa cruciale della carriera), tanti giocatori lanciati e bruciati. I suoi cantori lo ritengono un innovatore ed un rivoluzionario. Diversi tecnici si sono ispirati a ‘Sdengo’ come lo chiamava Pasquale Casillo, padre-padrone del Foggia. La sua Zemanlandia ha segnato un’epoca nel bene e nel male. Calcio d’attacco, tanti gol segnati ma difesa ballerina. Le sue accuse alla Juve ed a Moggi (“il grande burattinaio del calcio italiano”, lo definì) lo hanno reso più famoso delle poche vittorie collezionate. Eppure ha sempre sostenuto di essere tifoso bianconero grazie allo zio Cesto Vycpalek, centrocampista ed allenatore della Juve che dall’allora Cecoslovacchia lo portò in Italia. I suoi detrattori lo giudicano semplicemente un perdente ed un visionario. ‘Zeru tituli’ per il boemo come direbbe Mourinho. E gli rimproverano la raffica di esoneri collezionati.

 

Longo con i suoi 41 anni potrebbe essere il figlio di Zdenek. Due generazioni che s’incroceranno sul prato verde dell’Adriatico. Il tecnico giallazzurro è appena al secondo anno da professionista dopo un’ottima trafila nei campionati giovanili. “Ma sono al decimo anno da allenatore, ritengo che lavorare nel settore giovanile sia formativo tanto quanto guidare i seniores”, disse nella prima conferenza stampa a Frosinone. Saggio e freddo, moderno e normale, empatico e social. A Vercelli ha già dimostrato di sapere il fatto suo guidando alla salvezza una banda di ragazzini. Con il Frosinone l’avvio è stato scintillante malgrado le difficoltà di dover giocare sempre fuori casa.

 

Il presidente Maurizio Stirpe stravede per lui. Lo ha scelto per le idee chiare e soprattutto per la grande umiltà. “Vedendolo lavorare ha confermato le impressioni che avevo su di lui. Ragazzo con idee chiare, umile e con tanta voglia di arrivare. Spesso, fatemelo dire, volontà e ambizione portano a dare risultati”, ha confermato Stirpe nell’ultima intervista. I 17 anni al Torino gli hanno trasmesso valori importanti come il senso d’appartenenza, l’unione e lo spirito di sacrificio. “Vado spesso a Superga con i miei figli, non solo il 4 maggio – ha ricordato Longo – E’ un luogo che fa molto riflettere e mai come oggi, in questo mondo frenetico, c’è estrema necessità di fermarsi a pensare. Il Grande Toro non si può descrivere, ma soltanto ricordare e amare. Insegna, parla. Un esempio”.
Non sarà la classica sfida tra l’allievo ed il maestro. Con tutto il rispetto. Longo ha una filosofia di calcio diversa rispetto a Zeman. Ama l’equilibrio oltre al bel gioco. Schiera 3 punte, 2 ali arrembanti e centrocampisti di qualità ma è maniacale nella cura della difesa.

 

E queste prime partite del Frosinone lo hanno dimostrato: 1 gol subito e pochissime occasioni concesse agli avversari. 3-4-2-1 o 3-5-2 i suoi numeri preferiti. Tuttavia non è un integralista come il boemo e non direbbe mai “modulo e sistemi di allenamento non li cambierò. Per coprire il campo non esiste un modulo migliore del 4-3-3”. Sa benissimo che bisogna coniugare risultati e gioco. Non si scappa. Questa è l’unica equazione che conta nel calcio di oggi. In comune hanno sicuramente il grande lavoro che svolgono sul campo durante la settimana. “Io credo nel lavoro duro, non ho mai cercato l’aiuto di nessuno. Vengo da una famiglia di lavoratori”, è il vero mantra dell’allenatore del Frosinone.

 

Venerdì sera all’Adriatico Zeman-Longo sarà la sfida nella sfida tra due squadre che tutti inseriscono nella griglia delle favorite alla promozione. Il Pescara è retrocesso dalla serie A e cercherà di risalire subito, il Frosinone vuole riprovare la scalata dopo la delusione della scorsa stagione. La partenza è stata diversa. Il Frosinone è a punteggio pieno, 2 vittorie convincenti a Vercelli e contro il Cittadella sul neutro di Avellino. Gli abruzzesi invece hanno iniziato in pieno stile zemaniano: vittoria per 5-1 all’esordio contro il Foggia (ironia della sorte) e rovescio (4-2) a Perugia. Sette reti realizzate ma ben 6 incassate. Il boemo non cambia mai. “Il Pescara in attacco è molto organizzato e quindi dovremo stare molto attenti. Certo in difesa le squadre di Zeman qualche lacuna la presentano”, ha sottolineato in conferenza stampa Longo.

 

Per entrambe sarà una prova importante per saggiare le rispettive ambizioni. Il Pescara punta al riscatto e non può sbagliare davanti ai propri tifosi, i canarini vogliono continuare a correre e sperano nel tris. “Non dobbiamo accontentarci mai, la nostra mentalità dovrà essere questa. Bisogna migliorare sempre”, ha sentenziato il mister del Frosinone. Zeman e Longo incideranno con le loro mosse e scelte. Su questo non ci sono dubbi. Segnali di fumo all’orizzonte.

 

 

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