Sospensione e taglio degli stipendi in serie B. È scontro con il sindacato dei giocatori

Foto © Alvaro Padilla / Imagoeconomica

Come la Lega di A anche i club cadetti decidono la sospensione del pagamento degli emolumenti ed una riduzione a seconda se si riprenderà o meno a giocare. Ma il sindacato dei calciatori scende sul piede di guerra e ritiene le proposte "irricevibili". Partono col piede sbagliato le prime misure per affrontare la crisi provocata dal covid-19.

Alessandro Salines

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Stipendi congelati a partire da marzo e poi ogni società potrà tagliare gli ingaggi fino al 30 per cento a seconda degli scenari che si presenteranno. A ruota con la serie A, anche la cadetteria decide di intervenire sugli emolumenti dei calciatori, una delle voci principali che gravano sui bilanci dei club. Un provvedimento necessario per cercare di arginare la  grave crisi scatenata dal coronavirus. Il via libera è arrivato nell’assemblea della Lega di serie B che si è riunita in videoconferenza con il presidente Mauro Balata a dirigere i lavori. 

Ma non c’è accordo con l’Assocalciatori che ha alzato subito le barricate, definendo “irricevibili” le richieste delle Leghe di A e B. Insomma le prime misure decise dal mondo del calcio partono con il piede sbagliato con uno scontro duro tra società e AIC che non si sa dove porterà ma dovrà ad ogni modo essere composto al più presto.

Le decisione prese

Foto Engin Akyurt / Pixbay

Ad aprire la strada era stata la Lega di Serie A che all’unanimità aveva approvato le linee per una riduzione dei compensi di giocatori, tecnici e tesserati. Il piano, illustrato in una nota ufficiale, prevede un taglio di un terzo della retribuzione totale annua lorda se non si riprenderà l’attività e di un sesto se nei prossimi mesi si tornerà in campo. 

Dopodiché era toccato all’assemblea della Lega di B deliberare sulla sospensione e riduzione degli stipendi che in serie B valgono in totale 162 milioni di euro. In assenza di un comunicato della Lega, sono filtrate solo delle indiscrezioni. Le società all’unanimità hanno deciso di sospendere il pagamento degli stipendi dal mese di marzo e di ragionare su una riduzione a seconda degli scenari che si presenteranno, ovvero se si riprenderà a giocare o meno. Il taglio comunque non supererà il 30 per cento. Inoltre la Lega ha stabilito di richiedere alla Federcalcio la sospensione del parametro P.A. (patrimonio attivo circolante). Se ci sarà l’ok, non si dovrà esibire per l’iscrizione al prossimo campionato. 

Si tratta di due primi passi per far fronte all’emergenza covid-19 a distanza di quasi un mese dallo stop al campionato. Ma ovviamente non basteranno. Questa è una crisi profonda, una valanga che sta travolgendo tutti e tutto. Serviranno interventi organici per evitare il collasso del sistema. Occorrerà un piano di sostegno massiccio che la Figc dovrà portare al Governo e poi si dovrà lavorare sui ricavi.

Maurizio Stirpe

E per quanto riguarda gli ingaggi ad esempio sarà inevitabile ridiscutere i contratti pluriennali così come ha proposto Maurizio Stirpe, presidente del Frosinone. Tutto è cambiato e quindi non ci sono più le condizioni per garantire contratti sottoscritti prima dell’esplosione della pandemia che tra l’altro nelle ultime ore ha colpito anche il primo giocatore di serie B, il centrocampista Antonio Junior Vacca del Venezia.  

La reazione dell’Assocalciatori

Le decisioni delle Leghe non sono state digerite dal sindacato dei giocatori che, è bene ricordare, non ha rappresentanza giuridica ma solo politica. Il presidente Damiano Tommasi e il suo vice Umberto Calcagno non hanno risparmiato critiche ai presidenti.

Il consiglio direttivo AIC ha ritenuto irricevibile la decisione presa dalle Leghe di A e B – si legge in una nota – Il comportamento delle Leghe è incomprensibile in un momento come quello attuale. La volontà, neanche tanto implicita, di voler riversare sui calciatori, mettendoli in cattiva luce, l’eventuale danno economico derivante dalla situazione di crisi.

È un fatto che fa riflettere sulla credibilità imprenditoriale di chi dovrebbe traghettare il sistema calcio in questo momento di difficoltà. Pensare che si debba ricorrere ad una delibera assembleare per decidere di non pagare più nessuno lascia senza parole. Gli stessi presidenti che vorrebbero decidere la sospensione degli emolumenti hanno mandato in campo le squadre fino al 9 marzo, fatto allenare i calciatori fino alla metà di marzo e tuttora monitorano e controllano gli allenamenti individuali svolti secondo le direttive dello staff tecnico“.

Damiano Tommasi © Stefano Carofei Imagoeconomica

L’Assocalciatori va all’attacco. “La discussione delle scorse settimane verteva sui termini di contestazione di mancati pagamenti da sospendere o posticipare, ma non si è mai andato oltre le brevi riunioni telefoniche – aggiunge l’AIC – Ora capiamo perché non si voleva trovare un’intesa sulle modifiche tecniche all’accordo collettivo, la vera intenzione è non pagare.

Il fatto lascia allibiti, inoltre, visto che parecchie squadre sono già sedute con i loro calciatori per discutere come aiutarsi in un momento come quello attuale. D’altro canto la notizia del nuovo decreto che include atlete ed atleti del mondo dilettante tra i destinatari del contributo di 600 euro per il mese di marzo ci fa ben sperare che un minimo senso di condivisione e solidarietà possa nei prossimi mesi ribadire un concetto che abbiamo espresso fin dal primo momento: ognuno faccia la sua parte“.

Infine l’AIC ha annunciato l’istituzione di fondo che possa sostenerein questa emergenza le categorie più in difficoltà tra i nostri associati. I redditi più bassi vanno tutelati, soprattutto in situazioni come questa in cui il rispetto e il fare squadra dovrebbero essere principi cardine“.

Al di là dei comunicati e delle posizioni lo scontro è servito e non fa bene a nessuno in un momento difficilissimo per il Paese. Uno scontro duro che forse poteva essere evitato. Bastava una parola: concertazione. Bisognava trattare ed ancora trattare fino ad una soluzione condivisa. Pur se dolorosa.