Domenica scorsa la riunione della Segreteria Politica del M5S. Frusone mette a nudo i problemi. Occorre chiarezza, altrimenti c’è solo confusione. Deciso il Congresso a marzo.
Luca Frusone
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Altri senatori pronti a passare con la Lega, venti di scissione alla Camera, bordate di Gianluigi Paragone a Luigi Di Maio, che prova a reagire mettendo in campo i “facilitatori”. Tra i quali c’è Luca Frusone. Anatomia di un’esplosione annunciata.
Top & Flop. Ogni notte, i protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende l’indomani.
La legislatura può arrivare fino al 2023, ecco come cambierebbero le prospettive degli esponenti locali della Lega, di Fratelli d’Italia, dei Cinque Stelle e del Pd. Con Nicola Ottaviani che potrebbe concludere il mandato bis da sindaco di Frosinone.
In caso di elezioni anticipate chi sarebbe l’unico candidato blindato in provincia di Frosinone? Luca Frusone, Ilaria Fontana o Enrica Segneri? Dopo il boom del 4 marzo 2018 il Movimento non ha messo radici sotto nessun punto di vista. E adesso davvero sarebbe un rebus ipotizzare perfino una designazione blindata.
La mancata soluzione di un problema di portata nazionale, come l’avvelenamento della Valle del Sacco, one di fronte ad un’evidenza. Manca una classe dirigente di peso e che sia rappresentativa del territorio.
Sommersi nelle piazze dal fenomeno delle Sardine, doppiati nelle urne dalla Lega, in caduta libera nei sondaggi, senza uno straccio di radicamento nei territori. A cominciare dalla provincia di Frosinone. Il Movimento di Beppe Grillo può solo restare il più a lungo possibile al Governo. Logorandosi.
Il vertice del M5S di Frosinone per capire chi avesse autorizzato il dialogo con De Angelis. Ma alla fine nessun processo. La linea ora è: tirare a campare in attesa che dall’alto decidano dove si deve andare.
Riunione degli iscritti a Frosinone. Dubbi sulla linea politica seguita dagli eletti. Viene chiesto un chiarimento. Nessuno aveva autorizzato i deputati ad incontrare Francesco De Angelis
Il leader del Pd: «Con i Cinque Stelle confronto sui temi concreti, non è vero che sono il partito del no». «Le sirene renziane in Ciociaria non cantano, per loro qui non ci sono spazi. E Pompeo resterà nei Democrat». La mission rimane quella di battere la destra sovranista e populista
Il presidente dell’Asi Francesco De Angelis riceve i deputati del M5S eletti sul territorio. Non è solo lo sdoganamento in chiave locale dell’alleanza giallorossa. Ma sono tre morsi sferrati dal Bokassa della politica regionale
Zicchieri nella Lega, Ruspandini in Fratelli d’Italia, Quadrini per gli “azzurri” e Abbruzzese per i “totiani”. Ma fra loro non si parlano. Nel Pd c’è De Angelis, mentre Pompeo guarda anche nella direzione di Italia Viva. Il rebus dei Cinque Stelle: organizzazione zero.
Dopo l’assemblea regionale anche quella provinciale del M5S fa flop. Sedie vuote e pochissimi presenti. Colpa della crisi d’identità nazionale e della spaccatura in Regione. Ma anche delle assenze dei deputati su tutti i temi locali. Per i quali invece erano stati eletti.
Sette parlamentari eletti in provincia di Frosinone non sono stati in grado di portare risultati concreti per il territorio. Assenti dai tavoli che contano. A differenza del mondo imprenditoriale. Capace di portare proposte e prospettare soluzioni. Ma alla fine manca la volontà di fare una sintesi
Il mancato radicamento sul territorio pesa come un macigno sugli scenari presenti e futuri del Movimento. Basta vedere quello che succede in Ciociaria: nessun sindaco in 91 Comuni, pochissimi consiglieri, comunque sganciati da un vero rapporto con parlamentari ed esponenti regionali.
I deputati Fontana, Frusone e Segneri sicuri: «Linea dettata dagli 80.000 della piattaforma Rousseau». Il senatore Bruno Astorre: «Le priorità
sono il lavoro e il calo delle tasse»
Nessuno o quasi si oppone all’accordo per il Governo M5S-Pd. Che ora dovrà affrontare la prova delle risposte. Quel non date fino ad oggi dall’esecutivo Gialloveurde che lo ha preceduto
Si allarga il dissenso nel M5S. Non solo sull’accordo con il Pd. Ma soprattutto per il metodo con cui è stato raggiunto. Il caso Bellincampi. E prima ancora la questione Fioramonti.
La partita per le nomine dei sottosegretari. Si va verso lo stesso schema usato nel precedente Governo.
Gerardi (Lega): «Il nodo è la manovra». Frusone (M5S): «Ora dobbiamo essere più oggettivi e post ideologici». Ruspandini (FdI): «il voto anticipato è l’unica strada»