Nel Partito Democratico c’è la consapevolezza che l’esperimento è fallito, che mai potrà esserci una vera alleanza con i Cinque Stelle. E tanti ministri non ne possono più della subalternità a Conte e Di Maio. In questo quadro il segretario non può rischiare il logoramento.
Mes
Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
Molti big del Pd sono stanchi di soccombere davanti alle impuntature dei Cinque Stelle. E le parole di Vito Crimi e Alfonso Bonafede sono l’ennesima porta in faccia. Per molti il segretario dovrebbe mettersi in discussione con la carica di vicepremier, che però significherebbe aprire la strada ad elezioni anticipate nel Lazio. Con molti rischi. Per uscire dal tunnel non resta che imporsi su Conte e Di Maio. Ma nulla è scontato.
Lo stallo sul Mes, il nervosismo dei ministri del Pd, gli eterni veti dei Cinque Stelle e le profezie di Goffredo Bettini: il segretario Democrat punta al rimpasto di Governo a gennaio, ma la situazione potrebbe precipitare.
Top e Flop. I protagonisti della giornata appena conclusa. Per capire meglio cosa ci attende nelle prossime ore
Ogni schieramento sgrana il suo rosario in barba ai contagi Covid. Con Salera che ha le grane di congresso Pd ed ‘affaire’ Di Rollo. E con il centrodestra spaccato fra i Mario Free e… Mario e basta.
Il segretario del Pd vede premiata la propria linea, anche se parzialmente. Conte e Cinque Stelle provano a resistere, ma intanto tutti sanno che non ci saranno crisi di governo durante l’emergenza. E allora si torna al punto di partenza: si deciderà in Parlamento, guardando anche a Forza Italia.
La riunione della Direzione Nazionale del Pd. Zingaretti dice a Conte che è ora di cambiare passo. Al Partito che il dialogo con il M5S deve essere tentato. Ed ai grillini che sul Mes non si fanno passi indietro.
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Alla vigilia della nomina a coordinatore provinciale della Lega Nicola Ottaviani ha presentato la proposta di potenziare l’ospedale Fabrizio Spaziani con i finanziamenti del Recovery Fund. Coinvolgendo l’intero consiglio comunale. Ma è pronto ad andare avanti comunque. Ecco per quali motivi.
Non si muove. Nicola Zingaretti resta in Regione Lazio fino al 2023. Esattamente come aveva detto domenica da Fazio. Allora il messaggio è chiaro. Dove vuole arrivare. Pd primo Partito (la Lega è ad un soffio). Proporzionale e sbarramento al 5% per il bipolarismo. «Con i nostri voti abbiamo fatto una trasfusione di sangue al governo»
Il segretario del Pd pronto a decisioni clamorose perché il presidente del consiglio continua a prendere tempo. Escluso in ritorno alle elezioni anticipate, si andrebbe verso una crisi pilotata. E a quel punto lo zar Nicola potrebbe perfino decidere di guidare il Governo, aprendo la strada ad elezioni anticipate nel Lazio.
Il segretario Dem apre alle parole di Bonomi. La strategia è quella di riprendere il dialogo con imprenditori, associazioni, sindacati, scuola. Facendo emergere la differenza con i Cinque Stelle. E sul territorio De Angelis e Buschini non hanno mai smesso di confrontarsi con Stirpe, Turriziani, Pigliacelli.
Le rilevazioni Swg per La7 certificano le grandi difficoltà della Lega di Matteo Salvini, che vede la leadership del centrodestra insidiata da Giorgia Meloni. Nicola Zingaretti respira ma sa che deve cambiare marcia. Calenda davanti a Renzi.
Comunque vada a finire, il Partito Democratico dovrà interrogarsi se davvero ha senso continuare a restare alleati di Cinque Stelle e Italia Viva, perché andare avanti in questo modo porterà un inevitabile logoramento.
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Bombardieri e Coppotelli a Roma, Landini a Napoli. Ed Anna Maria Furlan infiamma Piazza Duomo. Il sindacato torna in piazza. Non ci sta a farsi mettere alla porta. Rivendica il posto che compete ai lavoratori per decidere cosa fare dei fondi Ue che stanno per arrivare