Fischi e fiaschi della settimana XXIII 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

ZINGARETTI-D’AMATO

Nicola Zingaretti e Alessio D’Amato (Foto: Leonardo Puccini / Imagoeconomica)

Domani il Lazio entra nella cosiddetta zona bianca. Vuol dire niente più coprifuoco e meno limitazioni. Ma vuol dire che sono stati raggiunti risultati importanti nel contrasto al Covid-19. Ed è quello che è successo.

D’altronde basta vedere numeri e parametri: incidenza di nuovi casi settimanali ogni 100.000 abitanti ridotta ai minimi, Rt ampiamente sotto quota 1, crollo dei ricoveri, dei contagi e dei decessi. Vuol dire che le misure adottate hanno funzionato.

Sia il presidente Nicola Zingaretti che l’assessore Alessio D’Amato non hanno allentato la concentrazione di un solo secondo in questi mesi. Dimostrando, Zingaretti, di essere “tagliato” per fare il Governatore. Mentre D’Amato ha dimostrato competenze fuori dall’ordinario anche dal punto di vista politico oltre che organizzativo. E infatti sarà tra i possibili candidati alla successione.

In sedici mesi la pandemia nel Lazio (dove, ricordiamolo, c’è Roma) non è mai stata fuori controllo.

Competenti.

ENZO SALERA

Ha tagliato il traguardo dei due anni da  sindaco di Cassino. Ma il punto non è solo questo. In realtà il punto è che, come ha spiegato ad Alessioporcu.it, è del Pd ma non si riconosce in alcuna corrente. Una posizione vera, che si sposa con l’indipendenza e l’autonomia che Salera ha costantemente dimostrato e dimostra. (Leggi qui Salera, due anni di un sindaco dal futuro in bilico).

In prospettiva punta a creare un modello Cassino anche nel Pd. Ricordiamo che nelle ultime campagne elettorali i big dei Democrat facevano campagna elettorali separate. Stessa cosa è successa con Salera. Ma lui è andato avanti per la sua strada, ha vinto e governa. Fregandosene delle correnti.

È consapevole che questo atteggiamento potrebbe creargli difficoltà nella partita della presidenza della Provincia, alla quale punta. Ma non snaturerà il suo modo di essere. E alla fine chissà, tutto questo potrebbe perfino rappresentare un vantaggio. (Leggi qui Salera: «L’indipendenza è la mia forza»).

Testardo e autonomo.

LUCIO MIGLIORELLI

Lucio Migliorelli

Il presidente della Saf dimostra ancora una volta di essere tra i pochissimi ad avere una visione in questo territorio. Sa bene che concetti come la sostenibilità ambientale, l’economia circolare ed il green sono fondamentali nella programmazione e nella gestione dei rifiuti nel prossimo futuro. (Leggi qui Migliorelli: “Non si ferma il futuro green”).

Ma sa pure che le emergenze sono sempre dietro l’angolo. Specialmente nel Lazio, dove il problema dello smaltimento dell’immondizia di Roma è ormai atavico. Perché manca una discarica, ma anche perché è stato interrotto il ciclo virtuoso della provincia di Frosinone, che in questi anni ha consentito che il sistema funzionasse alla perfezione. In Ciociaria ma anche per Roma. (Leggi qui Sul tavolo del prefetto di Roma la riapertura di Roccasecca).

Da presidente della Saf è pronto alle nuove sfide della Fabbrica dei Materiali ma anche dell’ordinaria amministrazione. Non sarà semplice individuare una nuova discarica in Ciociaria. Ma bisognerà farlo. E contemporaneamente bisognerà aprire alla modernità. Al futuro.

Dieci passi avanti.

FIASCHI

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini

Non sa più quale sondaggio guardare. Secondo alcuni la Lega è scivolata addirittura al terzo posto, dietro Pd e Fratelli d’Italia. Ma in ogni caso la certezza è che Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia lo hanno sopravanzato. (Leggi qui Pd primo partito, FdI secondo: la rivoluzione della politica e anche qui Lo scatto di Draghi e la forza di Giorgia).

L’inizio della pandemia ha spuntato le armi politiche di Matteo Salvini, che erano sostanzialmente due: il forte contrasto all’immigrazione e la straordinaria presenza nelle piazze con i selfie e tutto il resto. Da allora il Capitano non è mai riuscito a trovare altre soluzioni all’altezza.

Ha avuto il merito di rimettersi in discussione e di accettare la sfida del Governo con Mario Draghi premier. Aveva messo in conto di pagare un prezzo, ma non così alto. Con Giorgia Meloni che ormai punta dritta alla leadership del centrodestra.

E Salvini è in difficoltà, perché una parte importante del Carroccio non vuole neppure sentir parlare della possibilità di uscire dal Governo e aprire  la crisi.

Accerchiato.

FORZA ITALIA PROVINCIALE

Sinceramente, quale ruolo pensa di poter recitare Forza Italia nella coalizione di centrodestra in provincia di Frosinone? Nei giorni scorsi Gianluca Quadrini ha annunciato il segreto di Pulcinella, cioè che usciva dal Partito. Con molta probabilità andrà alla Lega. Ma lo si mormorava da settimane. E non poteva essere altrimenti dopo il “blitz” che lo ha estromesso alla guida della Comunità Montana.

Ma di errori ne ha fatti anche (e tanti) Gianluca Quadrini. A cominciare dal fatto che si è spostato con Antonio Tajani ben sapendo che sul territorio c’era solo Claudio Fazzone. Con il quale non ha mai neppure pensato di poter ricucire. Continua a sbagliare pure Fazzone, convinto che più gente va via più Forza Italia può rilanciarsi. Non è così.

Gente come Mario Abbruzzese, Pasquale Ciacciarelli, Danilo Magliocchetti, Anselmo Rotondo non si sostituisce. Neppure Gianluca Quadrini, il quale potrà essere antipatico quanto si vuole, ma ha sempre dimostrato di avere voti e consensi. Per non parlare delle fuoriuscite del passato: Alfredo Pallone, Antonello Iannarilli, Nicola Ottaviani.

E i tre coordinatori provinciali? Continuano a rispondere colpo su colpo a Gianluca Quadrini. Ma a cosa serve? Forza Italia ha bisogno di passaggi, adesioni e aggregazioni. Non si vede nulla di tutto questo.

Decrescita infelice.

CONTE-CASALEGGIO

Davide Casaleggio (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

Nessuno dei due può festeggiare per come si è concluso il braccio di ferro. Giuseppe Conte diventerà il capo politico dei Cinque Stelle, ma dovrà sempre sottostare ai diktat di Beppe Grillo, l’unico che lo ha voluto in quel ruolo. Inoltre dovrà cercare di mediare continuamente con i colonnelli. Da Luigi Di Maio a Roberto Fico, a tutti gli altri. E dovrà disinnescare almeno un ordigno alla settimana.

Davide Casaleggio dice che sono state stravolte le regole del padre e che quindi era impossibile rimanere. Ha ragione, ma Gianroberto Casaleggio aveva messo in piedi una macchina da guerra. Forse valeva la pena provare a combattere dall’interno.

In ogni caso, nessuno dei due può celebrare un successo politico.

Vittorie di Pirro.