Fischi e fiaschi della settimana XXVI 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

FRANCESCO BORGOMEO

Il risultato raggiunto è questo: salvi 67 posti di lavoro e la continuità produttiva dello stabilimento di Cisterna di Latina  che produceva materiali chimici. È questo l’esito dell’accordo firmato dall’assessorato al Lavoro e Formazione della Regione Lazio con l’imprenditore Francesco Borgomeo e le organizzazioni sindacali che prevede la cassa integrazione per tutto il personale precedentemente impiegato dalla Nalco Italiana Manufactoring, azienda che aveva annunciato la cessazione dell’attività. (Leggi qui Borgomeo scommette sulla plastica del futuro).

Francesco Borgomeo

E a dare atto di un’operazione imprenditoriale visionaria è stato l’assessore regionale al lavoro Claudio Di Berardino. Il quale ha detto:  «Grazie all’acquisizione del ramo d’azienda da parte della Plasta Rei e all’investimento di 20 milioni di euro, lo stabilimento sarà riconvertito. Il personale, dopo un periodo di cassa integrazione e di riqualificazione professionale, rimarrà impiegato nella nuova attività. Questa sarà incentrata sulla produzione di polimeri secondo processi di circular economy».

Francesco Borgomeo da anni salva aziende in crisi e posti di lavoro, rilanciandole. Lo fa sulla base di progetti studiati a tavolino e proiettati nel futuro. Progetti che fanno dell’economia circolare e della riconversione i loro punti di forza. Nel caso di Plasta Rei, Borgomeo ha dichiarato guerra alla plastica che inquina il mondo: ha messo a punto un nuovo metodo per riciclare quella che viene gettata, ottenendone di nuova con le stesse caratteristiche qualitative della vecchia. Supera così il limite che da decenni frena il recupero della plastica con cui ora il pianeta sta soffocando.

La Regione Lazio ha spiegato che si tratta di:  «una nuova opportunità per il territorio pontino con un’attività che si preannuncia particolarmente all’avanguardia e competitiva sul mercato». 

Il problema è esattamente questo: quando si sta troppo avanti c’è il rischio di voltarsi e vedere che troppi sono rimasti indietro: per paura del futuro, perché temono il cambiamento, perché non lo capiscono. La Storia è piena di questi personaggi e di queste situazioni. Come quella che si sta verificando ad Anagni: dove si sta mettendo in discussione il progetto per ricavare metano green dagli avanzi di cucina invece di spendere 160 euro a tonnellata per portare quegli scarti fuori regione. Sullo stesso progetto Legambiente sta facendo il diavolo a 4 in Sicilia perché lo hanno bloccato (Leggi qui).

Borgomeo ha capito che il giro d’affari legato al recupero degli scarti vale 317 miliardi l’anno ed è già il nuovo business: vuole portarne una parte sul territorio. Ma non tutti sono in grado di capirlo (Leggi qui)

Troppo in avanti, presidente

NICOLA ZINGARETTI

Nicola Zingaretti (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Ancora una volta ha fatto capire bene a tutti che l’emergenza rifiuti a Roma l’ha risolta (parzialmente) la Regione Lazio. Non il Comune capitolino guidato da Virginia Raggi. (Leggi qui Rifiuti, per l’emergenza si va ad Albano).

L’ordinanza che dà la possibilità a Roma di conferire a Viterbo fino al 15 luglio, in attesa che vengano perfezionati gli accordi con i gestori di sei Regioni italiane, è arrivata contestualmente al monito dello stesso Zingaretti di voler commissariare il Comune se continuerà a non indicare un sito da adibire a discarica. (leggi qui L’altra faccia della guerra dei rifiuti: Ciociaria sacrificata e umiliata).

Ma in questa settimana Nicola Zingaretti ha fatto anche altro. Intanto nella campagna elettorale di Roma è diventato un autentico incubo per Virginia Raggi. Poi a Frosinone, nel corso della manifestazione di Unindustria, ha detto che adesso bisogna superare la paura (del Covid) e investire insieme alle imprese. (Leggi qui Unindustria-Regione Lazio: l’asse dello sviluppo)

Scatenato.

FRANCESCO DE ANGELIS

Francesco De Angelis

Ce l’ha fatta. Il Consorzio industriale regionale unico è ormai una realtà. Le assemblee dei vari enti stanno votando formalmente l’adesione, ma il progetto è già passato nel tessuto imprenditoriale e politico della Regione.

Lo si è capito bene anche dall’astensione del Comune di Roma sulla proposta di fusione del Consorzio Latina-Roma. Vuol dire che Virginia Raggi ha capito bene che si tratta di un progetto importante dal quale la Capitale rischia di essere tagliata fuori rispetto allo strapotere delle province del Basso Lazio, largamente maggioritarie. Poi naturalmente quel voto è stato anche e soprattutto “politico”.

Francesco De Angelis ha saputo costruire questo percorso anche con giochi di sponda formidabili. Ottenendo gli applausi della Lega, di Fratelli d’Italia. Di tutti. Ora il passaggio finale: la nomina a presidente dopo essere stato commissario.

Trebbiatrice.

FIASCHI

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte e Beppe Grillo (Foto: Paolo Cerroni / Imagoeconomica)

Non è importante se sarà o meno il capo politico dei Cinque Stelle oppure se darà vita ad una nuova realtà politica. Il fatto è che il Movimento è stato pensato, fondato, costruito e organizzato da Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio.

Lui, l’avvocato del popolo Giuseppe Conte, non c’entra nulla. È stato letteralmente “pescato” dalla società civile e piazzato a fare il presidente del consiglio per due volte, grazie agli endorsement di Luigi Di Maio prima e di Beppe Grillo dopo. Particolare non trascurabile: Conte non è deputato o senatore, nessuno lo ha eletto.

Poi Grillo lo individua come futuro possibile capo dei Cinque Stelle e lui fa quello che sa fare meglio: stringere accordi e relazioni con tutti gli “scontenti” o quelli in attesa di rivincita. Nei pentastellati sono tantissimi considerando quello che è successo in questi ultimi anni. Il nuovo statuto rappresenta il cavallo di Troia per prendersi il Movimento e trasformarlo in qualcosa di profondamente diverso.

Beppe Grillo lo ha capito e lo ha attaccato duramente. Lui adesso, consigliato da Rocco Casalino, punta sul fatto che ha la maggioranza nei gruppi parlamentari (incazzati con Grillo). Ma questo non toglie che in casa d’altri si entra in punta di piedi. Non mettendo i piedi sul divano. Ma Giuseppe Conte è un collezionista di incarichi. Pronto a tutto e al contrario di tutto.

Gialloverde e giallorosso.

ROBERTO DE DONATIS

Roberto De Donatis

Anche l’addio di Floriana De Donatis. Il sindaco di Sora è sempre più solo e in queste condizioni la riconferma è un miraggio nel deserto dopo essere stato sette giorni senza toccare acqua. Forse però è arrivato il momento della riflessione, perché magari qualche errore sarà pure stato commesso. (Leggi qui “Ciao Robé”, pure Floriana molla il sindaco).

Nel 2016 De Donatis venne sostenuto da Forza Italia di Mario Abbruzzese, dal Psi di Gian Franco Schietroma e da una parte del Partito Democratico. Quasi un anno fa è entrato nell’orbita del centrodestra. Soprattutto di una parte della Lega, ma anche di Fratelli d’Italia, che avevano pensato di poterlo candidare a sindaco.

Quel tira e molla è stato “fatale”, anche perché ha comportato la fuoriuscita dal Carroccio di Luca Di Stefano, capace invece di riposizionarsi su base civica. Da un certo punto in poi De Donatis ha iniziato a perdere pezzi e a vedersi ristretti gli spazi politici. L’errore è stato quello di aver completamente perso il profilo civico.

Mi hanno lasciato solo.

MELONI-SALVINI

Matteo Salvini e Giorgia Meloni (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

La firma del manifesto sovranista di Orban ha riproposto i dubbi delle principali cancellerie europee sulla vocazione di governo della Lega di Matteo Salvini e di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni. Perché alla fine quello che proprio si fatica a comprendere è che l’attuale assetto dell’Unione Europea ha salvato il continente d crisi economiche spaventose.

Invece Lega e Fratelli d’Italia continuano a rispolverare la retorica dell’Europa dei ricchi e dei privilegi che non esiste. Per la Lega c’è anche il fatto di sostenere in Italia il Governo di Mario Draghi, punto di riferimenti europeo e mondiale.

Infatti il ministro Giancarlo Giorgetti ha detto di non aver letto il manifesto sottoscritto da Salvini e Meloni. Nelle stesse ore il fondatore di Forza Italia Silvio Berlusconi si è dato fino ad un 15% di possibilità di essere eletto presidente della Repubblica. Una postazione nella quale lo stesso Salvini ha detto di vedere bene Mario Draghi.

Tutti elementi che hanno accentuato all’estero la sensazione di inaffidabilità politica nei confronti delle forze sovraniste italiche. Un’accentuazione assolutamente non richiesta quella di Matteo Salvini e Giorgia Meloni.

Richiamo della foresta.