Fischi e fiaschi della settimana XXXIV 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. Fischi e fiaschi sui fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

DI STEFANO-TERSIGNI-DE DONATIS

Luca Di Stefano

A meno di una settimana dalla presentazione delle liste dei candidati, nel caos senza confini che c’è in questo momento nel mondo politico sorano, sono gli unici tre ad avere qualche certezza.

Luca Di Stefano, figlio d’arte, la sfida principale l’ha dovuta superare dentro casa: per non farsi schiacciare dalla figura di un papà che è stato sindaco della città (frantumando i solidissimi schemi di Dc e Psi che in quel tempo controllavano tutto); consigliere regionale, commissario Ater. È riuscito a costruire un equilibrio che funziona: benvenuta l’esperienza di papà ma il candidato è Luca e le scelte le fa Luca.

La scelta di coerenza e di silenzio adottata anche in queste settimane fa in modo che con lo sgretolamento del centrodestra lui sia destinato a diventare un punto di attrazione, soprattutto per chi sta nella Lega. Allo stesso tempo è anche in grado di guardare nel centrosinistra, perfino all’interno del Pd. Dove c’è chi a lui guarda con grande attenzione.

Eugenia Tersigni potrebbe essere la vera outsider e questo dimostra la bontà dell’intuizione del vicepresidente della Provincia Luigi Vacana. Se alla fine la sosterrà davvero anche Antonio Pompeo, allora il ballottaggio potrebbe non essere fuori portata.

Quanto al sindaco uscente Roberto De Donatis, era fuori gioco. Poi le strategie politicamente suicide delle coalizioni maggiori lo hanno letteralmente resuscitato.

In fila per tre.

CIANFROCCA-DI FABIO

Entrambi candidati a sindaco di Alatri. Il primo, Maurizio Cianfrocca, del centrodestra. Il secondo, Fabio Di Fabio, del centrosinistra. Stanno guidando le rispettive coalizioni senza sussulti. E guardando a quello che si sta verificando a Sora, ma pure a Frosinone, questo è già un miracolo.

Siccome i leader politici dei Partiti sono gli stessi in entrambi i Comuni, allora effettivamente i candidati ci stanno mettendo del loro.

Maurizio Cianfrocca ha preteso il profilo basso. Nessun attacco scomposto, niente effetti speciali. Campagna elettorale porta a porta, nella convinzione di poter arrivare davanti al primo turno e poi giocarsela da favorito al ballottaggio. Tenendo sicuramente d’occhio anche la coalizione di Enrico Pavia, la vera variabile della partita.

A Fabio Di Fabio andrebbe già data la medaglia d’oro olimpica nella disciplina dell’equilibrismo su filo (sospeso nel vuoto) senza rete. Già perché non è semplice fare riferimento all’area di Antonio Pompeo e avere il sostegno incondizionato di Mauro Buschini e Sara Battisti. Lui ci sta riuscendo perché ha fatto capire a tutti una cosa semplice: se Alatri cade, per il Pd sarà una sconfitta durissima, dalla quale sarà arduo rialzarsi.

Ufficiali e gentiluomini.

UN PO’ FISCHI UN PO’ FIASCHI

CLAUDIO DURIGON

Claudio Durigon (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Vero che alla fine si è dovuto arrendere e ha rassegnato le dimissioni da sottosegretario al Mef per una frase sull’intitolazione del Parco di Latina alla memoria di Arnaldo Mussolini, Parco che adesso porta il nome Giovanni Falcone-Paolo Borsellino. Ma ha effettuato il passo di lato con stile, chiedendo scusa e soprattutto facendo capire a tutti (in primis a Giancarlo Giorgetti) che lui ha un asse di ferro con Matteo Salvini. (Leggi qui Durigon, il “sacrificio” ragionato del fedelissimo).

E adesso Matteo Salvini è libero di continuare ad attaccare Luciana Lamorgese un giorno sì e l’altro pure e di cercare di far saltare (con la sponda di Matteo Renzi) il Reddito di Cittadinanza del Movimento Cinque Stelle. In un quadro di lotta e di governo che destabilizza proprio l’ala leghista di Giorgetti e Zaia.

Claudio Durigon ha commesso un grave errore di comunicazione, ma sul piano politico è andato a credito con il Capitano. Potrebbe anche essere nominato vicesegretario del Partito. E fin quando ci sarà Salvini al vertice del Carroccio, Claudio Durigon è blindato. Ne sentiremo parlare ancora.

Ritirata strategica.

LINO CASCHERA

Lino Caschera e Giuseppe Ruggeri

È lui l’indubbio protagonista numero uno della tormentata stagione politica del centrodestra sorano. Certamente in caso di sconfitta sarà lui a salire sul banco degli imputati politici. Allo stesso tempo però ha dimostrato abilità e capacità di persuasione. Oltre che una resistenza fuori dall’ordinario.

E’ stato lui a portare Pasquale Ciacciarelli (consigliere regionale della Lega) e Mario Abbruzzese (dirigente regionale di Coraggio Italia) sulle posizioni di convincimento a far saltare il tavolo.

Non era semplice perché l’intesa era stata siglata a Roma, dai vertici laziali dei partiti della coalizione di centrodestra.

E in fondo anche il doppio passo indietro di Alberto La Rocca e Giuseppe Ruggeri deriva dal’offensiva di Lino Caschera. Il quale peraltro se ne è fregato del commissariamento della sezione della Lega di Sora da parte di Nicola Ottaviani. Adesso può succedere  davvero di tutto, perfino che possa essere  lui il candidato sindaco. Non necessariamente di tutto il centrodestra. O che vada ad “intestarsi” l’operazione recupero.

Incendiario e pompiere.

FIASCHI

ANTONIO TAJANI

Antonio Tajani (Foto: Paola Onofri / Imagoeconomica)

L’attacco di Elio Vito all’interno del Partito è stato durissimo. E soprattutto nessuno ha alzato il ditino per difendere il coordinatore nazionale di Forza Italia.

Ma cosa era successo? Era successo che durante il Meeting di Comunione e Liberazione a Rimini si era parlato dei casi che riguardavano l’ex sottosegretario al Mef Claudio Durigon e la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese. Tutti i big politici si erano esposti. Tutti tranne Antonio Tajani. Quando invece la posizione di Elio Vito, mai smentita da Forza Italia, era chiara: difendere Lamorgese e “scaricare” Durigon.

Antonio Tajani ha assunto un atteggiamento pilatesco che ormai lo accompagna senza soluzione di continuità. Senza rendersi conto che ormai Forza Italia è avviata verso la federazione con la Lega,ma che un parte degli “azzurri” non seguirà questo percorso.

La proposta fatta l’altro giorno da Silvio Berlusconi al presidente del Coni Malagò di prendere le redini di Forza Italia fa capire che nemmeno il malandato Cavaliere lo considera il suo erede. Tajani si trova nella posizione di non essere riconosciuto come coordinatore nazionale di Forza Italia né dai berlusconiani né dai ribelli.

Eterno secondo.

OTTAVIANI-CIACCIARELLI

Domanda semplice: ma per loro è davvero impossibile provare a telefonarsi sul serio oppure magari a confrontarsi faccia a faccia (con la mascherina naturalmente) per venti minuti?

Il sindaco di Frosinone è il coordinatore provinciale della Lega. Il consigliere regionale il responsabile organizzativo. In teoria a Sora, come nel resto della provincia, dovrebbero essere loro a prendere l’iniziativa, dettare la linea, fare la lista e raggiungere accordi con gli alleati. Invece sono sistematicamente su posizioni contrapposte. E l’uno si guarda bene dall’avvertire l’altro.

Però in questo modo, soprattutto in un partito come la Lega, avranno vita breve politicamente. Perché adesso Claudio Durigon, coordinatore regionale del Carroccio, avrà anche un altro principio di riferimento: non fare sconti. Visto che a lui nessuno glieli ha fatti nella vicenda del sottosegretariato.

Capponi di Renzo.