Fischi e fiaschi della settimana XXXV 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Fischi e fiaschi. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

ANGELO D’OVIDIO

Angelo D’Ovidio

La classe non è acqua. Quando a Sora il centrodestra è andato in frantumi e stavano volando gli stracci, è arrivato lui… Angelo D’Ovidio. Dirigente di quell’Udc nella quale ha fatto una carriera politica di assoluto prestigio, raggiungendo il ruolo di consigliere regionale. (Leggi qui Centrodestra affondato a Sora. Ora la resa dei conti).

D’Ovidio ha militato anche nel Partito Socialista: è un politico di quella prima Repubblica che ha portato l’Italia nel G7 e nel giro che conta. Lui sa fare politica: ascolta, osserva, sintetizza, convince. Risolve problemi, trova soluzioni.

A Sora ha offerto ad una coalizione polverizzata la candidatura a sindaco di Federico Altobelli. Poi ha completato la settimana della “resurrezione” candidandosi a sindaco di Pastena. Se dovesse centrare l’obiettivo, nel centrodestra gli dovrebbero fare una statua.

Santo subito.

LUCIANO GATTI

Luciano gatti con Francesco Scalia

È stato lui, insieme ad Antonello Antonellis, a convincere Alessandra Sardellitti che la scelta giusta era quella di aderire ad Azione di Carlo Calenda. (Leggi qui Per Sardellitti è l’ora di… Azione).

Quando Gatti stava nel Pci, poi nel Pds e quindi nei Ds lo chiamavano “Il Comandante”. Ma a chiamarlo “Il Comandante” non erano soltanto i giovani militanti. No, quell’appellativo veniva usato da un certo Francesco De Angelis. Perché Gatti, una formazione da sindacalista duro e puro della Cgil, il rispetto se lo è guadagnato sul campo. Raggiungendo accordi che parevano impossibili, teorizzando prima e applicando poi lo schema di centrosinistra con il quale la coalizione ha governato la Provincia per decenni.

Un sodalizio forte con De Angelis, fatto però anche di scontri e di posizioni differenti. Ad un certo punto, quando poi si è arrivati al Pd, Luciano Gatti ha probabilmente trovato maggiori affinità con Francesco Scalia. Dal Pd è uscito malissimo. In politica è rimasto però e sul territorio (ma non solo) è il referente di Azione di Carlo Calenda.

A volte ritornano.

IANNARILLI-FOGLIETTA

Antonello Iannarilli

Sono stati i leader politici provinciali di Forza Italia e di Alleanza Nazionale negli anni d’oro della Casa delle Libertà prima e del Polo delle Libertà dopo.

Antonello Iannarilli, fedelissimo di Antonio Tajani, ha guidato gli “azzurri” come segretario politico in Ciociaria. Ma ha ricoperto ruoli come deputato alla Camera, assessore e consigliere regionale, presidente della Provincia. Alessandro Foglietta è stato il “federale” di Alleanza Nazionale di Gianfranco Fini, con un asse fortissimo con il compianto Oreste Tofani. Pure lui un cursus honorum da paura: consigliere regionale, europarlamentare e anche sindaco.

Iannarilli si candida ad Alatri come consigliere comunale, alla guida della lista di Fratelli d’Italia. Nel partito di Giorgia Meloni milita pure Alessandro Foglietta, che si candida a sindaco di Supino. Entrambi sanno che devono ripartire dal basso e fare “gavetta” perché ora nei Fratelli d’Italia è il capo è il senatore Massimo Ruspandini. Che non farà nulla per facilitarli. Ma entrambi, Iannarilli e Foglietta, vogliono guadagnarsi la candidatura alle regionali o altrove a suon di voti. Convincendo i  big romani, a cominciare da Francesco Lollobrigida e Fabio Rampelli.

Gli altri Fratelli.

FLOP

ROBERTO DE DONATIS

Roberto De Donatis

Magari smentirà tutti e verrà confermato sindaco di Sora. Però in questa fase non ha certamente lasciato il segno. Lui è il primo cittadino uscente di Sora e gi va dato atto del coraggio e della coerenza dimostrata concorrendo di nuovo, anche se non da favorito.

Il punto politico però è un altro. Da settimane per le comunali di Sora sta succedendo di tutto: accordi, tavoli ribaltati, Partiti e liste civiche che incrociano i loro destini. Centrodestra litigioso ma protagonista. Centrosinistra in affanno ma comunque attivo. Candidati civici come Luca Di Stefano ed Eugenia Tersigni protagonisti. Possibile che in tutto questo caos nessun partito abbia preso in considerazione l’idea di rivolgersi al sindaco uscente Roberto De Donatis? (Leggi qui Una poltrona per cinque. E Petricca va con Eugenia).

È su questo che lo stesso De Donatis deve riflettere, perché quasi tutti quelli che in passato hanno sostenuto lui, adesso hanno deciso di rivolgersi altrove.

Lasciato solo.

ENRICO MICHETTI

Enrico Michetti (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Nei sondaggi è sotto la coalizione di centrodestra e il vantaggio che aveva nei confronti di Roberto Gualtieri e Virginia Raggi è diminuito. Certamente le rilevazioni vanno prese con le molle, ma basta andare sul campo per rendersi conto della difficoltà di Enrico Michetti in questa fase di campagna elettorale.

Giorgia Meloni, leader di Fratelli d’Italia, lo ha scelto dopo che il centrodestra non era riuscito ad arrivare ad una sintesi politica. E lo ha scelto proprio per cercare di andare oltre i confini dei partiti. Qualche passaggio a vuoto di comunicazione ha complicato il quadro, su questo non c’è dubbio.

Ma bisogna essere molto chiari: se il centrodestra non dovesse vincere a Roma, ciò rappresenterebbe un problema molto forte ed evidente. Perché sul piano nazionale Fratelli d’Italia viene accreditato come primo Partito, seguito dalla Lega. Con Forza Italia comunque posizionata su quote decenti. Insomma, la coalizione sulla carta è maggioritaria.

Alle comunali sconta il fatto di non avere classe dirigente all’altezza a livello locale? Forse. Enrico Michetti doveva risolvere tutti i problemi. Ora non mancano le nubi all’orizzonte.

Impantanato. 

GIUSEPPE CONTE

Giuseppe Conte

È di poche ore fa la notizia che ha rimandato ad ottobre il varo dei nuovi organismi dirigenti del Movimento Cinque Stelle. E’ il secondo rinvio. Dovuto al fatto che non sa cosa fare.

Giuseppe Conte non riesce a prendersi il Movimento Cinque Stelle. Per tre motivi. Il primo è che le elezioni comunali potrebbero trasformarsi in un flop mai visto prima per il Movimento e questo potrebbe condizionare pesantemente la sua leadership. Il secondo è che all’interno del Movimento non ha una legittimazione politica forte e riconosciuta. Ha paura che un assetto organizzativo faccia esplodere tutti i malumori di chi ha dovuto subire la sua scelta.

Il terzo problema si chiama Luigi Di Maio. Il ministro degli esteri si è rivolto direttamente a Matteo Salvini, chiedendo al Capitano della Lega di scegliere dove e con chi stare. Se con Giorgia Meloni all’opposizione o se con il resto della maggioranza al governo. Luigi Di Maio non ha soltanto parlato come capo politico del Movimento. Ha voluto che si sapesse che il capo politico è ancora lui. E tutto questo mette in grande imbarazzo e difficoltà Giuseppe Conte.

Leadership non riconosciuta.