Fischi e fiaschi della settimana XXXVII 2021

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

Terzo tempo. I fatti centrali ed i protagonisti della settimana. Per capire meglio cosa è accaduto e cosa ci attende nelle prossime ore

FISCHI

NICOLA OTTAVIANI

Nicola Ottaviani

La situazione politica all’interno della maggioranza che lo sostiene al Comune di Frosinone non è delle migliori. Il Polo Civico di Gianfranco Pizzutelli chiede l’assegnazione di un assessore diverso da Fabio Tagliaferri, che nel frattempo ha aderito a Fratelli d’Italia. E questo sicuramente produrrà dei problemi non semplici. (Leggi qui Il Polo Civico a Ottaviani: revochi le deleghe).

L’antidoto del primo cittadino è quello di concentrarsi sull’attività amministrativa: la riqualificazione del quartiere Scalo e dei Piloni-Largo Turriziani al centro storico. Due opere in grado di cambiare ulteriormente il volto del capoluogo.

Ottaviani è anche coordinatore provinciale della Lega e conosce le difficoltà della coalizione. Però il suo punto di forza in tutti questi anni è stato amministrativo. Su quello continua a puntare. Per esorcizzare le impuntature e le trappole politiche.

Primo cittadino for ever.

ENZO SALERA

Enzo Salera

Ha capito prima e meglio di altri le difficoltà e gli scenari all’orizzonte per quanto riguarda Stellantis e l’indotto. La convocazione della Consulta dei sindaci del cassinate, allargata a parlamentari, consiglieri regionali e presidente territoriale di Unindustria, è un atto dovuto sul piano della presa di coscienza sul piano politico di quanto sta accadendo. (Leggi qui Stellantis, l’inizio della fine del vecchio modello Fiat).

Ci sono scelte che dovranno essere prese dal Governo, dalla proprietà aziendale e da livelli molto alti. Ma il territorio può far sentire la propria voce e soprattutto la pressione. Enzo Salera c’è. Il sindaco di Cassino da tempo rappresenta un modello anche per il Pd e per il centrosinistra. La sua Amministrazione va avanti senza lasciarsi troppo imbrigliare dalle logiche correntizie e dalla guerra sotterranea che si consuma ogni giorno tra Mauro  Buschini e Antonio Pompeo.

Quando sarà il tempo potrà provare a giocarsi le sue carte per la candidatura alla presidenza della Provincia. Per adesso rappresenta il bicchiere mezzo pieno del Pd locale.

Cauto e arguto.

LORETO MARCELLI

Loreto Marcelli (Foto: Stefano Carofei / Imagoeconomica)

Quando sei incudine statti, quando sei martello batti. Il capogruppo regionale del Movimento Cinque Stelle il colpo lo ha battuto forte. Il prossimo 24 settembre a Sora verrà l’ex premier Giuseppe Conte, capo politico (anche se precario) del Movimento Cinque Stelle. (Leggi qui La zampata di Marcelli e le titubanze degli altri big).

Viene a sostenere la candidatura a sindaco di Valeria Di Folco. Può anche darsi che dopo la tornata amministrativa Conte venga messo in discussione, ma intanto è lui al timone. Non sta andando ovunque, consapevole che le comunali sono uno scoglio arduo per i pentastellati.

Ma ora c’è lui e Loreto Marcelli in questo modo farà capire molte cose. Per esempio che lui, unitamente a Ilaria Fontana, sta dalla parte vincente dei Cinque Stelle. Manderà un segnale agli alti due parlamentari, Luca Frusone ed Enrica Segneri. E in ogni caso, siccome nei Cinque Stelle rimarranno comunque le diverse fazioni, lui pianterà una bandierina nel campo di Roberta Lombardi, il suo vero punto di riferimento.

Strategico.

FIASCHI

MATTEO SALVINI

Matteo Salvini (Foto: Livio Anticoli / Imagoeconomica)

I grandi giornali nazionali stamattina raccontano quello che anche Alessioporcu.it (sommessamente e con grande modestia) scrive ormai da due mesi. Il Capitano della Lega è assediato all’interno del suo stesso Partito. Da Giancarlo Giorgetti, da Luca Zaia, da Massimiliano Fedriga, perfino da Attilio Fontana.

Sul Green pass ha perso su tutta la linea, il premier Mario Draghi ha ulteriormente blindato il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese e rimandato a data da destinarsi l’incontro a tre con Salvini. Il quale sta pensando se è meglio ingoiare il rospo (e restare capo) oppure iniziare la guerriglia interna in Parlamento (e mettere in conto di “saltare”).

Fra l’altro oggi, in occasione dell’ottantesimo compleanno di Umberto Bossi (auguri), un leghista del calibro dell’ex ministro Roberto Castelli ha sentenziato: “Con Bossi avevamo meno voti, ma contavamo di più”. Una rasoiata a Salvini. Con il placet di Giorgetti e dell’asse del Nord-est.

Incapace di accettare la crescita politica di Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni, Matteo Salvini sta perdendo il Carroccio.

Traballante.

VIRGINIA RAGGI

Virginia Raggi (Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica)

In un’intervista sul numero odierno de Il Fatto Quotidiano etichetta Enrico Michetti e Roberto Gualtieri come dei “passacarte”, definendosi l’unico argine verso le destre.

La sindaca di Roma in settimana è stata eletta nel comitato dei tre garanti del Movimento, precedendo come voti ottenuti sia il presidente della Camera Roberto Fico che il ministro degli Esteri Luigi Di Maio. Il che vuol dire che all’interno del Movimento è quotata e votata.

Viene definita l’ultima dei duri e puri. E probabilmente è così. Le va anche dato atto che è un miracolo che ancora  i sondaggi la diano in corsa per arrivare al ballottaggio e poi giocarsela. Quelle che però non si può bypassare come se nulla fosse è il giudizio sull’amministrazione quotidiana di Roma di questi ultimi cinque anni. Un disastro. Riviste internazionali specializzate definiscono Roma la capitale più sporca del mondo. Perfino di Bangock.

E basta leggere le dichiarazioni di Massimo Lopez (inseguito sotto casa da un cinghiale perché stava gettando il sacchetto dell’immondizia) per capire a che punto si sia arrivati a Roma. Il fallimento sui rifiuti è lo specchio di un fallimento politico senza precedenti.

La vittoria di Virginia Raggi nel 2016 aveva spalancato la strada ai Cinque Stelle. I risultati non sono stati all’altezza delle aspettative. Il punto è soltanto questo.

Sconfitta.

ENRICO MICHETTI

Enrico Michetti (Foto: Vincenzo Livieri / Imagoeconomica)

Era stato scelto (da Giorgia Meloni) come candidato sindaco di Roma non soltanto per vincere nella Capitale , ma anche per dare un contributo decisivo sia alla leadership di Fratelli d’Italia nel centrodestra, per poi consentire alla Meloni di dare le carte sia sulla richiesta di elezioni anticipate che di indicazione del prossimo presidente della Repubblica.

Era partito con un vantaggio enorme nei sondaggi, superiore al 40%. Poi è iniziata  la campagna elettorale vera e lui ha abbandonato i confronti con gli altri candidati, non si è presentato ad alcuni fondamentali tour e appuntamenti elettorali e tante altre cose. Risultato: ora nei sondaggi è davanti di pochissimo a Roberto Gualtieri contro il quale al ballottaggio rischierebbe seriamente di perdere.

Il risultato di Roma vale quanto una tornata delle politiche e se il centrodestra dovesse perdere nelle grandi città, allora subirebbe una battuta d’arresto notevole nella corsa al Governo del Paese. Perché a quel punto Giorgia Meloni non potrebbe cantare vittoria completamente e nella Lega si aprirebbe una resa dei conti micidiale.

Era stato scelto in base ad uno slogan : “Risolvo problemi”. Rischia di passare alla storia politica della Capitale come “Sono stato il problema del centrodestra”.

Non è colpa delle stelle.

MARIO ABBRUZZESE

Carlo Maria D’Alessandro e Mario Abbruzzese

È come quel grande campione di atletica un po’ in avanti con gli anni che pretende di compensare con la tecnica gli evidenti limiti nei polmoni ma lanciato in pista inciampa e annaspa nel tentativo di recuperare l’equilibrio e non rovinare a terra. È quello che sta accadendo in questi mesi a Mario Abbruzzese, indiscusso campione della politica territoriale con la pretesa di voler restare sulla cresta dell’onda senza ammettere che il mondo intorno è cambiato.

L’ultimo scivolone è delle ore scorse. Sui suoi profili social ha scritto “Il mercato immobiliare è in crisi e il valore degli immobili continua a calare. Riformare il catasto ora significherebbe aumentare la pressione fiscale sui possessori di immobili: e pregiudicare per sempre un settore già in piena crisi. Il centrodestra dica NO alla revisione del Catasto!.

Un tema serissimo, in Italia il possesso della casa di famiglia fa parte della cultura e della tradizione. Difendere la casa dal rischio di aumento delle tasse è argomento fin troppo ghiotto per conquistare a mani basse consenso con poca fatica. Ma trattato in maniera superficiale rischia di diventare un boomerang.

E infatti, la risposta gli arriva da Carlo Maria D’Alessandro, una delle grandi intuizioni dell’Abbruzzese che non inciampava e che lo volle sindaco di Cassino svon figgendo il centrosinistra. Si dà il caso che Carlone sia anche stimatissimo Direttore del Catasto di Latina. E dopo avere letto quel posti abbia commentato, nemmeno troppo in privato: “Qualcuno vada a spiegargli che la riforma del catasto andrà fatta a ‘perequazione fiscale’ pari a zero ovvero il gettito fiscale dovrà rimanere invariato. Le rendite catastali dovranno essere assimilate ai valori immobiliari. E dovranno rispettare la variazione dei valori dei singoli Immobili nel tempo senza per questo aumentare la pressione fiscale”.

Superato dall’allievo